Cantautore palermitano con un passato di frammentate e variegate esperienze musicali, Claudio Cataldi si ripresenta con il suo terzo disco (più uno split), "Homing Season". Da qualche anno la sua carriera solista si è arricchita di altri membri, in studio e dal vivo, che forniscono un contributo importante anche nell'evocativo "Homing Season".
Eccone la presentazione dello stesso Claudio:
“Laddove Sleepy River si nutre del contatto e della spinta verso la natura, Homing Season si nutre del distacco dalla stessa, di atmosfere cittadine, di una re-immersione nella società. Analogamente, ho cercato di utilizzare forme più dirette, ed anche i testi sono più immediati. È frutto di un anno abbastanza particolare, e le sue dieci tracce sono state scelte tra circa venti registrate. Tranne “A Magic For You” – più vecchia – tutti i brani sono stati composti nello stesso periodo, nell’autunno-inverno 2011-2012.
Musicalmente, la matrice folk è stata contaminata da ripetuti ascolti di dream-pop e shoegaze – rispecchiavano il paesaggio sonoro da viaggio cittadino che avevo in mente. Non si è naturalmente trattato di un piano prestabilito, bensì di qualcosa venuto fuori con il progredire del lavoro. L’intenzione era quella di realizzare un lavoro compiuto, che non lasciasse la sensazione che restasse qualcosa di non detto”.
Eccone la presentazione dello stesso Claudio:
“Laddove Sleepy River si nutre del contatto e della spinta verso la natura, Homing Season si nutre del distacco dalla stessa, di atmosfere cittadine, di una re-immersione nella società. Analogamente, ho cercato di utilizzare forme più dirette, ed anche i testi sono più immediati. È frutto di un anno abbastanza particolare, e le sue dieci tracce sono state scelte tra circa venti registrate. Tranne “A Magic For You” – più vecchia – tutti i brani sono stati composti nello stesso periodo, nell’autunno-inverno 2011-2012.
Musicalmente, la matrice folk è stata contaminata da ripetuti ascolti di dream-pop e shoegaze – rispecchiavano il paesaggio sonoro da viaggio cittadino che avevo in mente. Non si è naturalmente trattato di un piano prestabilito, bensì di qualcosa venuto fuori con il progredire del lavoro. L’intenzione era quella di realizzare un lavoro compiuto, che non lasciasse la sensazione che restasse qualcosa di non detto”.
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design originale e sviluppo a cura di
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redesign a cura di
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Anna Quaranta
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