Spotify toglie il limite delle 10 ore

12-12-2013

Cosa sia Spotify è ormai noto a tutti gli appassionati di musica: con il suo catalogo da oltre 20 milioni di brani - ultima aggiunta: la discografia dei Led Zeppelin - permette di ascoltare in streaming praticamente qualsiasi cosa si voglia gratuitamente. Fino ad oggi, per gli utenti che non avevano sottoscritto un abbonamento, era imposto però un limite di 10 ore di ascolto mensile. Nel prossimo futuro invece, questo limite verrà rimosso totalmente, lasciando come uniche differenze fra abbonato/non abbonato la possibilità di ascoltare brani offline per i primi e la presenza saltuaria di pubblicità fra le varie canzoni per i secondi. 

La seconda implementazione annunciata, è che anche da dispositivi mobile (smartphone, tablet) verrà data la possibilità di un ascolto free e senza limiti di tempo, ma senza la possibilità di scegliere cosa ascoltare: una volta selezionato l'artista, partirà una riproduzione causale dei brani.

Grazie all'accordo raggiunto con le tre major (Sony, Universal e Warner) e a questa novità, è lecito domandarsi in che direzione andrà il mercato della musica, che già vive un periodo di difficoltà. Sicuramente non porterà vantaggi economici agli artisti cosidetti minori o comunque senza grande visibilità: secondo i dati diffusi da Spotify stesso, ogni click viene pagato fra i 0,006$ e i 0,0084$. Spotify trattiene il 30% del ricavato, lasciando il 70% al detentore dei diritti, che saranno poi ripartiti in base agli accordi personali presi fra artista e label (ovvero l'artista non prenderà tutto il 70%, altrimenti l'etichetta non guadagna). Facendo calcoli piuttosto semplici, è facilmente intuibile come gli artisti fuori dal circuito mainstream difficilmente guadagneranno cifre ragguardevoli con questo sistema, mentre potranno, in linea teorica, incrementare la propria visibilità con nuovi potenziali acquirenti di dischi "veri" (cd, vinili, cassette) e con più spettatori ai concerti, al momento la fonte di introito maggiore per la band. 

Molte star come Thom Yorke e Beck si sono già scagliate contro Spotify, definendo in sintesi il sistema di pagamento come iniquo verso i giovani artisti, ma l'ascesa della cosidetta "musica liquida" pare davvero inarrestabile. Non sappiamo se questo sarà davvero il colpo di grazia per il mercato "fisico" del disco: l'unica cosa di cui siamo certi è che amanti ed appassionati del formato tangibile non spariranno con un semplice click e continueranno a supportare i loro artisti preferiti.