Come commenta il giornalista siciliano Giuseppe Attardi, questo disco è "ancestrale e, nello stesso tempo, futurista. Selvaggio e poetico, acustico ed elettronico, tradizionale e sperimentale, colto e popolare, tragico e comico, teatrale e musicale, bucolico e spettrale, minimale e sontuoso. Così appare Alfio Antico in questo album, nel quale tammurriate e tarantelle s'intrecciano con Nick Cave, Battiato, Tom Waits, Quentin Tarantino, punk e bluegrass". E continua: "Il modo di cantare - una sorta di arcaico impasto metafonetico tra gergo pastorizio e lentinese, racconti mitologici, suoni e rumori della natura - è sicilian rap".
Alfio Antico è forse l'ultimo depositario di un sapere tradizionale, della cultura pastorale, che ha appreso con un rapporto diretto, e quindi non solo musicale. Allo stesso tempo è anche un innovatore, sia per le sue liriche originali sia per la tecnica strumentale, con l’invenzione del trillo (particolare utilizzo dell'attrito del dito sulla pelle per fare risuonare i sonagli), ancora oggi studiata e imitata.