Franco Battiato si è spento questa mattina nella sua residenza di Milo. Era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. La notizia è stata resa nota dalla famiglia che precisa la volontà di svolgere i funerali in forma privata.
Da tempo malato (probabilmente di Alzheimer, ma la malattia non è mai stata ufficializzata), Battiato era assente dalle scene musicali ed artistiche dal 2017, quando un incidente domestico lo costrinse ad interrompere concerti e tour. Si era rifugiato nella sua villa alle pendici dell'Etna ed era circondato dall'affetto dei suoi familiari.
Musicalmente inconfondibile, spesso controverso, Battiato ha segnato profondamente le sorti della musica italiana. Il suo progressive sui generis, legato alle sonorità cosmiche quanto al Mediterraneo, è stato negli anni Settanta tra i prodotti più originali del nostro panorama: le originali sperimentazioni di “Fetus” e “Pollution” prendono con “Sulle Corde di Aries” (1973) la forma di un capolavoro obliquo e atemporale. Il percorso sfocia a fine decennio in ricerche sul suono in area minimalista e contemporanea, che lo hanno condotto, nel 1979, alla vittoria del Premio Stockhausen per “L’Egitto prima delle sabbie”. In quello stesso anno inizia il suo riavvicinamento al pop, prima con “L’era del cinghiale bianco” e “Patriots”, e poi col successo “mainstream” di “La voce del padrone” (1981), tra gli album più venduti di sempre nel nostro paese.
Sia nel corso degli anni Settanta che degli Ottanta, l’influenza di Battiato sulla scena nazionale è consistente. Il suo sodalizio artistico con i musicisti Juri Camisasca, Roberto Mazza, Lino Capra Vaccina è alla base di pubblicazioni ancor oggi apprezzatissime dagli amanti del versante più sperimentale del pop settantiano. L’incontro col violinista Giusto Pio, a fine decennio, apre la porta a una trasformazione sonora che lo porterà a combinare approccio minimalista e un idiosincratico synth pop non solo nella musica pubblicata a suo nome, ma anche in quelle di artisti dei quali Battiato cura le produzioni: tra i diversi nomi, più noti e meno noti, Sibilla (a Sanremo con “Oppio”) e soprattutto Giuni Russo con la ricordatissima “Un’estate al mare” (da “Energie, 1982). Come autore, è fondamentale il suo apporto alle carriere di Alice (“Per Elisa” è brano vincitore di Sanremo 1981, “I treni di Tozeur” si fa notare a Eurovision 1984) e Milva (“Alexander Platz”, 1982). Non si contano, tuttavia, gli artisti il cui stile deve almeno qualcosa a quello messo a punto da Battiato nei primi Ottanta. Tra i discepoli più palesi, i Bluvertigo, i Devogue dell'amico Francesco Messina, Max Gazzè, Radiodervish, Fabio Cinti (che nel 2018 pubblica la rivisitazione cameristica "La voce del padrone - un adattamento gentile").
Il progressivo avvicinamento di Battiato alla mistica orientale e al sufismo si abbina a importanti cambiamenti nella sua musica, che a inizio Novanta lambisce i territori della world music (“Caffè de la Paix”, 1991, prodotto da Saro Cosentino) e dal 1994 subisce una profonda svolta con l’affidamento dei testi al filosofo e paroliere Manlio Sgalambro. "Gommalacca", del 1998, raggiunge la prima posizione nella classifica italiana con un pop avanguardistico e ipermoderno, che si avvale del contributo sonoro di nomi di punta della giovane scena di quegli anni (Morgan, Ginevra di Marco) e vede un primo affiancamento col tastierista e sound designer Pino "Pinaxa" Pischetola, da allora collaboratore ricorrente. Nei decenni successivi, non si arrestano le evoluzioni dello stile del musicista, che si accompagnano ad altri successi come "Ferro Battuto" (2001) e le personalissime cover di "Fleurs" (1, 2 e 3). Ultima uscita, "Torneremo ancora", album di riletture orchestrali inciso nel 2019 a Londra con la Royal Philarmonic.
Ricordiamo musica e artista con tre performance, legate a tre momenti significativi del loro lungo percorso. Per approfondire, rimandiamo alla ricca monografia presente sul sito.