Jamie Muir, lo spirito selvaggio dietro le percussioni di "Larks' Tongues in Aspic", se n'è andato. L’ha annunciato Bill Bruford, ex batterista dei
King Crimson, con un messaggio su Facebook: "Jamie Muir è morto in Cornovaglia, con suo fratello George al fianco. Era un uomo adorabile, artistico, infantile nella sua dolcezza. Probabilmente aveva un lato oscuro. Ha avuto un impatto vulcanico su di me, professionalmente e personalmente. Ci mancherà moltissimo. Addio, Jamie".
Muir era l'anima più anarchica che i Crimson abbiano mai avuto. Saliva sul palco vestito con pellicce, con il sangue (finto, ma d’effetto) che gli colava dalla bocca, lanciando catene sulla batteria come se stesse evocando qualche entità primordiale. Bruford racconta che una di queste mancò Robert Fripp per un pelo. E forse era proprio questo il punto: Muir non era solo un musicista, era un'esperienza.
Nato a Edimburgo nel 1942, Jamie si era fatto le ossa tra il free jazz della Music Improvisation Company e il rock sperimentale con Pete Brown And The Battered Ornaments. Poi l’incontro con Fripp nel '72 e il salto nei King Crimson, dove portò il caos controllato di piatti, gong, rottami metallici e ogni genere di oggetto sonoro. Un anno dopo, però, sparì nel nulla.
Il comunicato ufficiale parlava di un infortunio sul palco, ma la verità era un’altra: Muir aveva mollato tutto per rifugiarsi nel monastero buddista di Samye Ling, in Scozia. Dalla furia iconoclasta al silenzio della meditazione, con la stessa radicalità con cui aveva vissuto la musica.
Jamie Muir era un fulmine nel cielo dei
King Crimson. Un istante di energia pura che ha incendiato tutto per poi dissolversi, lasciando un’eco che ancora vibra tra le onde sonore di "Larks' Tongues in Aspic".