Beth Gibbons, nostalgia Portishead: guarda la sua esibizione da brividi con "Glory Box" al Coachella. A luglio live in Italia

14-04-2025

I Portishead hanno suonato al Coachella Festival una sola volta, nel 2008. All’epoca, Beth Gibbons non faceva molti concerti al di fuori dei Portishead e certamente non si esibiva spesso negli Stati Uniti. Ma di recente è in tournée da solista per la prima volta in Nord America, per promuovere il suo album di debutto "Lives Outgrown", e sabato ha portato il tour anche al Coachella.
Durante la sua esibizione, Beth Gibbons ha cantato “Glory Box” ed è la seconda volta in assoluto in cui interpreta il classico dei Portishead del 1994 senza la band; la prima è stata durante la tappa del tour a Denver, solo pochi giorni fa.
A quanto pare anche il tecnico luci del palco si è lasciato ispirare dall’atmosfera di Dummy. Guarda qui sotto la splendida interpretazione della canzone da parte di Beth Gibbons al Coachella.



La cantante dei Portishead sarà anche in Italia per una data unica, venerdì 11 luglio 2025, ai Giardini di Triennale Milano, dove presenterà dal vivo "Lives Outgrown", il suo primo album solista dopo l'esperienza di "Out Of Season" in coppia con Rustin' Man. La serata è organizzata da Virus Concerti e NAO UAO.
A oltre 16 anni dall’ultimo tour dei Portishead che toccò anche l’Italia – l’ultimo live risale al 2022 per War Child – Beth Gibbons torna sul palco per un’esibizione intensa e profondamente personale. I biglietti saranno disponibili dalle ore 12 di giovedì 12 dicembre su Ticketone, Ticketmaster, Tickets.triennale.org e DICE.fm.

Nel debutto solista di Gibbons, "Lives Outgrown", il brumoso trip-hop dei Portishead è lontano anni luce, come lo sono le fragranze jazzistiche del già citato "Out Of Season". "Lives Outgrown" vive di maestosità minimale, quella che trae dal folk più fosco ed elaborato l'essenza primordiale e su quest'habitat provvede a intassellare alchimie sinfoniche, a tratti psichedeliche e progressive, suggellate dalla presenza di archi e fiati e affinate da alcune strumentazioni decisamente poco convenzionali, come iuta e salterio, e soprattutto attraversate dalle straordinarie percussioni di Lee Harris, che si spostano gradualmente tra tessiture tribali e ritmiche dispari ottenute carezzando tamburi di varia estrazione, come improbabili oggetti domestici quali contenitori Tupperware, bottiglie di plastica e lattine.
L'indiscussa conduttrice del programma è la celestiale voce della Gibbons, che non evidenzia segnali di stanca portati dal tempo. Il suo timbro penetra con personalità vibrante e sinuosa tra le ferite procurate dalle sue parole, talvolta quasi a voler lenire determinate enunciazioni, ma molto più spesso volto a serrare a tenuta stagna un pensiero sincero e ineluttabile, che non ammette, con tale interpretazione, uno sbocco alternativo.