Mentre i Blur hanno celebrato il loro ritorno con il documentario "To The End" — un viaggio intimo dietro le quinte dell’album "The Ballad Of Darren" e dei due show trionfali a Wembley nell’estate 2023 — gli Oasis hanno scelto la via del colpo di scena, annunciando nel 2024 la tanto attesa riconciliazione e un tour mondiale previsto per il 2025.
James, che conosce bene le fratture interne a una band (basti pensare all’addio e ritorno di Graham Coxon), ha accolto la notizia con uno sguardo disincantato: “È meraviglioso. Quando qualcosa è stato una parte così importante della tua vita, non vuoi esserne esiliato”.
Eppure, nonostante le buone parole, l’artista ha chiarito che non presenzierà a nessuno dei concerti della reunion: “Sinceramente, non ci andrò”, aveva già detto nel 2023. Un’assenza che suona più come rispetto dei propri spazi che disinteresse.
A distanza di una generazione dai giorni di gloria, Alex James riflette sulla longevità di quei brani che “vivono e respirano ancora”. Canzoni che hanno trasceso la loro epoca per assumere lo status di classici, di inni per nostalgici e nuove leve in cerca di identità sonore.
E proprio quella memoria condivisa sarà protagonista del "Britpop Classical", il concerto che chiuderà il Big Feastival, festival gastronomico-musicale che si terrà nella tenuta agricola di James nei Cotswolds dal 22 al 24 agosto. Il 24, serata conclusiva, vedrà il bassista reinterpretare con orchestra e band dal vivo i capisaldi di Blur, Oasis, Pulp, Supergrass, e altri protagonisti di una stagione che oggi possiamo chiamare, senza timore di retorica, storica.
Una liturgia laica sotto il cielo dell’Oxfordshire. Una celebrazione, con un bicchiere di vino e un assolo di violini, di ciò che il Britpop è stato e, forse, continua ad essere.