Mentre l'imminente biopic di James Mangold "A Complete Unknown" riporta alla luce le imprese di Bob Dylan nei Sixties, attraverso l'interpretazione di Timothée Chalamet, la rivista britannica Mojo rende omaggio a uno dei grandi protagonisti del decennio Sessanta in musica, pubblicando la sua classifica dei migliori album pubblicati dal cantautore di Duluth in quel periodo. "Bob Dylan negli anni 60 ha demolito tutto e ha ricostruito da capo", scrive Mojo nell'introduzione, ricordando anche la rivoluzionaria esibizione "elettrica" al Newport Festival, che sconcertò il pubblico presente e gli integralisti del folk. "Dylan aveva rivoluzionato la musica suonando in stile folk, scrivendo di politica e creando successi - ricorda ancora Mojo - E molti avevano iniziato a fae musica proprio ispirati dalla sua lezione", incluso un giovane Bruce Springsteen. Ecco qui sotto la lista dei migliori album di Bob Dylan degli anni 60 secondo Mojo (qui il servizio completo).
10. Nashville Skyline (Columbia, 1969) 9. John Wesley Harding (Columbia, 1967) 8. The Times They Are A-Changin’ (Columbia, 1964) 7. Bob Dylan (Columbia, 1962) 6. Another Side Of Bob Dylan (Columbia, 1964) 5. The Bootleg Series Vol. 4 Live 1966 (Columbia, 1998) 4. Blonde On Blonde (Columbia, 1966) 3. Bringing It All Back Home (Columbia, 1965) 2. The Freewheelin' Bob Dylan (Columbia, 1963) 1. Highway 61 Revisited (Columbia, 1965)
Uscito negli Stati Uniti il 25 dicembre e in arrivo in Italia il 23 gennaio, "A Complete Unknown", diretto da James Mangold, racconta l’ascesa di Dylan dalla scena folk del Greenwich Village nei primi anni Sessanta fino alla sua controversa performance al Newport Folk Festival del 1965, dove si esibì per la prima volta con strumenti elettrici, provocando contrastanti reazioni tra il suo pubblico. Guarda qui sotto il trailer di "A Complete Unknown".
Un giudizio positivo sul film, condito dalla consueta ironia, è arrivato anche dal suo ispiratore. Bob Dylan sul suo profilo X (ex Twitter) ha condiviso un commento che suona quasi come una riflessione sul gioco delle identità che da sempre lo accompagna: “Timothée Chalamet è il protagonista. Timmy è un attore brillante, quindi sono sicuro che sarà completamente credibile nei panni di me. O di un me più giovane. O di un altro me. È una fantastica rivisitazione degli eventi dei primi anni 60 che hanno portato al fiasco di Newport. Dopo aver visto il film, leggete il libro”. Dylan fa riferimento a “Dylan Goes Electric”, il libro di Elijah Wald del 2015 da cui il film prende ispirazione. Il testo ricostruisce gli anni cruciali in cui il menestrello del folk abbracciò l’elettricità, dividendo pubblico e critica e segnando uno dei punti di svolta più controversi nella storia della musica popolare.
Timothée Chalamet, che ha ringraziato il cantautore americano per le parole di apprezzamento nei suoi confronti, non solo si è calato nei panni del musicista, ma ha anche affrontato il ruolo dal vivo: le sue performance nel film includono 40 brani cantati e suonati in presa diretta, un’impresa che si preannuncia tanto ambiziosa quanto rischiosa. A fare da contraltare alla giovane star, un cast di livello, con Edward Norton nei panni di Pete Seeger, figura chiave del movimento folk e testimone privilegiato delle tensioni dell’epoca. Non mancano aneddoti curiosi legati alla produzione. Norton ha rivelato che Dylan stesso avrebbe chiesto al regista James Mangold di inserire nella sceneggiatura almeno una scena completamente inventata, a riprova della sua costante inclinazione a sfidare il confine tra realtà e finzione.
“A Complete Unknown” si inserisce nella lunga tradizione di opere che rileggono la figura di Dylan, ma sembra farlo con un taglio particolare: unendo fedeltà storica e licenze narrative, il film mira a catturare l’essenza mutevole di un artista che ha fatto dell’ambiguità e della reinvenzione il suo manifesto. Con l’approvazione dello stesso Dylan, questo biopic promette di essere molto più di un semplice omaggio: un viaggio tra i miti del passato e le complessità del presente, con la musica come protagonista assoluta. Restano alte le aspettative, e non solo per i fan di Dylan, ma per chiunque ami il cinema capace di raccontare storie che risuonano oltre lo schermo.