David Bowie: tre serate Rai sul Duca Bianco con i documentari "Finding Fame", "Serious Moonlight" e "Reality Tour"

In occasione dell'anniversario della nascita (8 gennaio 1947) e della scomparsa (10 gennaio 2016) di David Bowie, Rai Cultura ricorda il geniale artista inglese con tre racconti in ordine cronologico: dai primissimi passi alla ricerca di “un personaggio” e di una modalità espressiva (“Finding Fame”), passando per gli anni del maggior successo commerciale (“Serious Moonlight Tour”), finendo con gli anni della maturità artistica (“A Reality Tour”). "Tre documentari, per celebrare David Bowie, la sua vita, la sua musica, il suo aspetto cangiante, il suo mistero, il suo fascino", come sottolinea la nota Rai.

Si comincia con “David Bowie: Finding Fame. Nascita di una star”, in onda, in prima visione, mercoledì 8 gennaio alle 22,15 su Rai 5 (poi in streaming su RaiPlay). Il documentario segue i cinque anni degli inizi della carriera di Bowie, dalla fine degli anni Sessanta fino alla "morte" di Ziggy Stardust annunciata sul palco nel 1973. Attraverso le testimonianze dello stesso Bowie, e con l’aiuto dei suoi amici e colleghi, questo film racconta la storia inedita dei primi passi artistici del dandy londinese.
Il regista Francis Whately offre una nuova panoramica approfondita degli inizi della carriera di David Bowie, dall'era di David Jones agli albori di Ziggy Stardust. Il documentario mostra registrazioni audio inascoltate, filmati d'archivio - tra cui un'audizione della Bbc del 1965 di David Bowie e il Lower Third che eseguono "Chim-Chim-Cheree" e "Baby, That's a Promise" - oltre a interviste esclusive con la cugina di primo grado di Bowie e amica di sempre Kristina Amadeus, l'ex-fidanzata Hermione Farthingale, il produttore di lunga data Tony Visconti, il membro degli Spiders from Mars Woody Woodmansey e l'influente coreografo Lindsay Kemp.

“David Bowie Serious Moonlight Tour”, in onda giovedì 9 gennaio alle 22,25 in prima visione su Rai5 (poi in streaming su RaiPlay), è, invece, la versione rimasterizzata del celebre "Serious Moonlight Tour" del 1983 seguito al successo mondiale dell'album “Let's Dance”. In scaletta tutti i classici del canzoniere di David Bowie, da “Space Oddity” a “Heroes”, da “Life On Mars” ad “Ashes To Ashes”. Il Duca Bianco si presenta sul palco ai massimi livelli accompagnato da una band di pregio: Earl Slick e Carlos Alomar (chitarre), Carmine Rojas (basso) e Tony Thompson (batteria).

Si chiude con “David Bowie A Reality Tour”, in onda venerdì 10 gennaio alle 22,15 in prima visione su Rai 5 (poi in streaming su RaiPlay), che racconta la tournée di David Bowie del 2003. La registrazione delle serate tenute a Dublino, il 22 e il 23 novembre 2003, sono quelle che verranno pubblicate nell’album A Reality Tour nel gennaio del 2010. Una scaletta piena di gemme del suo canzoniere: “Rebel Rebel”, “Ashes To Ashes”, “The Man Who Sold The World”, “Changes”, “Ziggy Stardust”, “Fame”, “Under Pressure” e “Heroes”. Nello spettacolo, le rarissime “Five Years” e “Hang On To Yourself”, canzoni raramente eseguite dal vivo dall'artista inglese.

David Bowie ci ha lasciato il 10 gennaio del 2016. Combatteva da 18 mesi una dura battaglia contro il cancro. L'uomo che cadde sulla terra è tornato, infine, da dov'era venuto: "Look up here, I'm in heaven, I've got scars that can't be seen, I've got drama, can't be stolen, everybody knows me now". Un incipit, quello dell'ultimo singolo "Lazarus" (da "Blackstar"), che diventa l'epitaffio di una vita vissuta come un'opera d’arte, l'uscita di scena di un musicista preveggente, che ha saputo come nessun altro giocare con i cliché del rock, abbattendone le barriere, creando un'estetica.
Lo ha fatto forgiando personaggi memorabili, che si sono instillati nell'immaginario in modo se possibile ancora più prepotente delle sue canzoni (e che canzoni!). "There's old wave, there's new wave, and there's David Bowie", recitava la locandina dell'etichetta Rca nell'anno del lancio di "Heroes", e mai slogan pubblicitario fu più azzeccato, giacché Bowie era un'antenna capace di captare segnali, di riprogrammarli restituendoli al mondo in nuove, abbaglianti fattezze. Bowie era, ed è, la sempiterna terza via con cui, volenti o nolenti, si doveva e si dovrà fare i conti.
Con lui il folk diventa teatro, il glam bisessuale e cosmico, il soul androgino e plastico, il crooning gelido ed emaciato, l'ambient e il kraut-rock improvvisamente fruibili, il new-pop romantico e truccato, il funky cotonato e bianco, il drum 'n' bass non più materia per danze impasticcate, ma per copertine di riviste patinate.
In cinquant'anni di carriera abbiamo fatto i conti col menestrello psych-folk, con Ziggy (non ci sono personaggi equiparabili... Ziggy è Ziggy, e nessun altro...), poi è stata la volta del sottile e drogatissimo Duca Bianco, dell'esistenzialista teutonico, del pierrot new romantic, del frontman che più stiloso non si può, del rocker ben vestito, dell'eroe post-industriale e infine, nell'ultimo decennio e forse più, con l'artista che si leva la maschera mostrandosi uomo con un pudore sempre più impercettibile, sempre meno trasfigurato.