Dopo il trittico di omaggi proposti in occasione dell'anniversario della nascita (8 gennaio 1947) e della scomparsa (10 gennaio 2016) di
David Bowie (il documentario “Finding Fame”, il film-concerto “Serious Moonlight Tour” e lo show di “A Reality Tour”), Rai5 torna a raccontare Il Duca Bianco attraverso una nuova prospettiva dalla quale “leggere” la sua importanza come artista globale, capace di veicolare idee e tendenze molto complesse attraverso la chiave del pop. La propone “Rock Legends”, in onda lunedì 3 febbario alle 23,55 (poi in streaming su
RaiPlay). “Un personaggio innovativo, camaleontico, ladro, emulatore, “distillatore” dello zeitgeist, del costume, dell’incertezza dei tempi – lo definisce in una nota - ma inesorabilmente e intimamente connesso ai tempi. Il suo è il primo 'alter ego' del pop:
Ziggy Stardust”.
David Bowie ci ha lasciato il 10 gennaio del 2016. Combatteva da 18 mesi una dura battaglia contro il cancro. L'uomo che cadde sulla terra è tornato, infine, da dov'era venuto: "Look up here, I'm in heaven, I've got scars that can't be seen, I've got drama, can't be stolen, everybody knows me now". Un incipit, quello dell'ultimo singolo "Lazarus" (da "
Blackstar"), che diventa l'epitaffio di una vita vissuta come un'opera d’arte, l'uscita di scena di un musicista preveggente, che ha saputo come nessun altro giocare con i
cliché del rock, abbattendone le barriere, creando un'estetica.
Lo ha fatto forgiando personaggi memorabili, che si sono instillati nell'immaginario in modo se possibile ancora più prepotente delle sue canzoni (e che canzoni!). "There's old wave, there's new wave, and there's David Bowie", recitava la locandina dell'etichetta Rca nell'anno del lancio di "
Heroes", e mai slogan pubblicitario fu più azzeccato, giacché Bowie era un'antenna capace di captare segnali, di riprogrammarli restituendoli al mondo in nuove, abbaglianti fattezze. Bowie era, ed è, la sempiterna terza via con cui, volenti o nolenti, si doveva e si dovrà fare i conti.
Con lui il folk diventa teatro, il
glam bisessuale e cosmico, il soul androgino e plastico, il crooning gelido ed emaciato, l'ambient e il
kraut-rock improvvisamente fruibili, il new-pop romantico e truccato, il funky cotonato e bianco, il drum 'n' bass non più materia per danze impasticcate, ma per copertine di riviste patinate.
In cinquant'anni di carriera abbiamo fatto i conti col menestrello psych-folk, con
Ziggy, poi è stata la volta del sottile e drogatissimo Duca Bianco, dell'esistenzialista teutonico, del pierrot
new romantic, del frontman che più stiloso non si può, del rocker ben vestito, dell'eroe post-industriale e infine, nell'ultimo decennio e forse più, con l'artista che si leva la maschera mostrandosi uomo con un pudore sempre più impercettibile, sempre meno trasfigurato.