David Bowie: le 15 migliori canzoni degli anni 80 secondo Ultimate Classic Rock

25-04-2025
Gli anni 80 sono stati per molti aspetti il decennio peggiore di David Bowie, che tuttavia proprio in quel periodo ha acquisito il massimo della notorietà e del successo internazionale. Una stagione iniziata in modo scintillante con le sperimentazioni di "Scary Monsters (and Super Creeps)", che, tra gli altri meriti, hanno quello di aver contribuito alla rivoluzione new romantic grazie al brano-feticcio "Ashes To Ashes", al cui videoclip presero parte quattro tra i protagonisti delle notti del Blitz Club: il fondatore e animatore Steve Strange, la designer Judith Frankland, la stilista Darla-Jane Gilroy e la futura modella Elise Brazier. Il seguito tuttavia, nonostante il boom mondiale di "Let's Dance" non è stato sempre all'altezza come ha riconosciuto lo stesso Bowie: “Quel successo mi mise nella condizione di mandare a farsi fottere la mia integrità artistica. Fu concepito come un progetto a parte e avevo tutte le intenzioni di proseguire nel mio stile consueto. Ma il successo di quel disco mi costrinse a continuare a flirtare con la bestia. Fu una mia decisione, ma sentii, dopo qualche anno, che mi ero bloccato artisticamente”. Negli anni successivi l’artista inglese giungerà a rinnegare in blocco il suo periodo 1984-1987. “Non mi interessava quello che facevo e lasciavo che chiunque mi dicesse cosa fare - racconterà nel 1993 - Lasciavo che arrangiassero le mie canzoni, che gli stilisti proponessero quelli che ritenevano magnifici vestiti alla moda. Io non volevo essere disturbato. Un'ondata di totale indifferenza mi aveva investito”.
Eppure anche in un decennio altalenante, non mancano tante prodezze firmate David Bowie. Il magazine Ultimate Classic Rock ha così pensato di selezionare quelle che ritiene le 15 migliori canzoni dell'artista londinese negli anni 80. Una classifica di cui chi scrive condivide quasi solo il numero 1 (inspiegabile, ad esempio, l'assenza di due classici come "Cat People" e "Loving The Alien"), ma tant'è: il mondo è bello perché è vario. Ecco allora la classifica di UCR (qui il servizio completo).

1. Ashes To Ashes (da Scary Monsters (and Super Creeps)) (1980)
2. Fashion (da Scary Monsters (and Super Creeps)) (1980)
3. Under Pressure – con i Queen (singolo, 1981)
4. Modern Love (da Let's Dance, 1983)
5. Let's Dance (da Let's Dance, 1983)
6. China Girl (da Let's Dance, 1983)
7. White Light/White Heat Live (cover Velvet Underground) (da Ziggy Stardust: The Motion Picture, 1983)
8. Blue Jean (da Tonight, 1984)
9. Tonight – con Tina Turner (da Tonight, 1984)
10. This Is Not America – con Pat Metheny (singolo, 1985)
11. Dancing in the Street – con Mick Jagger (singolo, 1985)
12. Absolute Beginners (singolo, 1986)
13. Magic Dance (singolo, 1987)
14. New York's in Love (da Never Let Me Down, 1987)
15. Time Will Crawl (da Never Let Me Down, 1987)

A proposito del (sacrosanto) numero 1 di questa classifica, va ricordato anche il profondo impatto che ebbe sulla scena musicale e culturale dell'epoca il videoclip, realizzato dal regista David Mallet. Riportiamo a questo proposito il commento del nostro Lorenzo Salzano, contenuto all'interno dello speciale su David Bowie e l'immagine, "Sound and vision - Il rapporto tra il Duca Bianco e il video".
Il concetto di videoclip, così come lo concepiamo oggi, nasce proprio coi quattro minuti del clip girato da David Mallet nel 1980 per la sua "Ashes To Ashes". Il montaggio di immagini surreali, dal sottotesto piuttosto disturbante, il budget considerevole, la sperimentazione di effetti ottici come il chromakey, il fatto stesso che il filmato si basi su uno storyboard progettato minuziosamente dal cantante insieme al regista, fanno di "Ashes To Ashes" il primo video musicale in grado di andare oltre il semplice compito di promozione di un brano. Esso si trasforma di fatto in nuovo medium nel quale è possibile elaborare un linguaggio visivo peculiare, e comunicare qualcosa. Bowie in questo video è un Pierrot ferito (e attorniato da figuranti presi dalla scena new romantic), un astronauta prigioniero di un ambiente stile "Alien" di Ridley Scott, è prigioniero in una cucina che esplode, poi in una stanza dalle pareti imbottite.
Il video non illustra la canzone, ma ne amplifica e arricchisce la già complessa rete di rimandi intertestuali. Ci sono così le autocitazioni (il ritorno del personaggio di Major Tom dal vecchio hit "Space Oddity"), i riferimenti alla fantasia infantile (nella melodia che riprende alcune nursery rhymes ma anche nella scena sulla spiaggia che ricorda "Il Mago di Oz"), le confessioni psicanalitiche (la figura oppressiva della madre, citata anche nel testo, il cordone ombelicale che lega l'astronauta alla nave). Il personaggio di David Bowie è continuamente attorniato da figure che lo assillano, ma è sempre irrimediabilmente solo, riflettendo le idee ciniche su fama e moda contenute nel disco. Il carattere disturbante delle immagini è inoltre sottolineato dalla fotografia e dai colori, acidi e antinaturalistici, abrasivi come in pochi altri video degli anni Ottanta.