David Bowie: ristampa in arrivo per "Young Americans" nel cinquantesimo anniversario

16-01-2025
Per il 50° anniversario del nono album di David Bowie "Young Americans", è in programma una ristampa. L'uscita di questa edizione - annunciata oggi - è prevista per il 7 marzo, lo stesso giorno in cui il disco venne pubblicato nel 1975. Sarà disponibile su un Lp masterizzato a mezza velocità e un Lp picture disc con un poster, stampato dallo stesso master.

L'album "Young Americans" venne prodotto da Tony Visconti e registrato ai Sigma Sound Studios di Philadelphia con una band che comprendeva Mike Garson (tastiere), Luther Vandross (voce) e David Sanborn (sassofono). Le sedute di registrazione si svolsero anche all'Electric Lady e al Record Plant di New York.
Reduce dall'ambizioso "Diamond Dogs", con cui concluse, di fatto, la fase glam-rock della sua carriera, David Bowie decise nel 1975 di aprire un nuovo capitolo musicale. La nuova frontiera musicale, già lambita in alcuni arrangiamenti del "Diamond Dogs Tour", era dunque l'America, specificatamente quella del funky, del rhythm'n'blues e della nascente disco-music del Philadelphia Sound. Un'America che aveva perso i connotati sinistri descritti in "Aladdin Sane" e (tutto sommato) anche in "Hunky Dory", e che tornava a essere "la terra delle mille danze".



Manifesto di questo ibrido "plastic-soul", caldo come la black-music ma anche vagamente robotico, è la title track di "Young Americans" (1975), che si snoda su pulsazioni disco, con piano e sax in evidenza, assecondati da coretti a festa. Dietro le quinte della svolta, la regia del nuovo chitarrista Carlos Alomar, che scrive l'hit-single "Fame" (n .1 in America) insieme allo stesso Bowie e a John Lennon. "Fame" è una meditazione a ritmo funky-beat, quasi un rap, sulla fuggevolezza del successo: "Fama, ti mette lì dove le cose sono false/ Fama, non è il tuo cervello, è solo la fiamma Che brucia il tuo cambiamento per mantenerti pazzo/ ...Fama, quello che ottieni è nessun domani/ Fama, quello di cui hai bisogno devi prenderlo in prestito".
Tutto il disco presenta arrangiamenti vocali sopraffini a cura di Luther Vandross e interventi di sessionmen di altissimo livello, come Willy Weeks e David Sanborn. Uno spartito in cui Bowie non appare sempre a suo agio, anche se non mancano episodi ragguardevoli (la title track, "Win", "Fascination", tutte comunque al di sotto dei suoi standard). Nonostante il disorientamento di parte dei fan, "Young Americans" sarà celebrato dalla stampa, forse un po' troppo enfaticamente, come "il primo disco di soul nero inciso da un musicista bianco".