Echo and the Bunnymen: un documentario su Ian McCulloch al centro della nuova puntata di "The Great Songwriters"

13-02-2025

Leader e autore di Echo and The Bunnymen, Ian McCulloch racconta la genesi e il processo creativo dei suoi grandi successi, corredando la narrazione con un live rigorosamente acustico e in chiave intima. E' la nuova puntata di "The Great Songwriters", in onda martedi 18 febbraio alle 23,20, su Rai5.
Diretto da Lloyd Stanton Paul Toogood, il documentario ripercorre la carriera del frontman della band di Liverpool, tra le istituzioni della new wave inglese.
La serie si pone alcuni interrogativi all'origine del songwriting. Come nasce un grande classico della musica? Nascono prima le parole, la melodia o l’intenzione? Ogni documentario presenta esibizioni esclusive accompagnate da interviste in cui gli artisti spiegano il loro lavoro e la loro passione in prima persona. In uno studio raccolto, l’artista racconta la genesi e il processo creativo dei suoi grandi successi. Svelando le storie che si celano dietro alle loro canzoni, gli aneddoti, il making, i percorsi artistici. La narrazione è corredata con un live rigorosamente acustico.

Echo and The Bunnymen hanno avuto a loro favore una attitudine positiva che li ha portati a guidare la gioventù pop fuori dalle secche angosciose del post-punk, verso i romanticismi pop di metà anni Ottanta e le celebrazioni edoniste della Cool Britannia. Hanno però avuto anche una qualità che i gruppi successivi, immersi nell'iperrealismo degli ultimi decenni, non hanno saputo replicare: quella visionarietà naif che fa sì che, ascoltando "Ocean Rain", uno non possa evitare di sentirsi trasportato indietro nel tempo.
Più che altro ci si potrebbe chiedere le ragioni dell'oblio (come abbiamo visto, piuttosto relativo) che ha colpito una band che in Inghilterra è stata regolarmente in vetta alle classifiche e che ha fatto parte di quella seconda "British invasion" con cui la new wave britannica ha colonizzato le radio Usa (dove ci si ricorda di loro, basti dire che la loro "The Killing Moon" apre la sequenza iniziale del film "Donnie Darko" del 2001). Una ragione potrebbe essere la scarsa simpatia del cantante Ian McCulloch, uno con la bocca larga e che non esita a spararle grosse. Basti come esempio la sequela di perle che ha inanellato in una sola intervista ("Record Collector", Gennaio 2004) dove gli si chiedeva di commentare le sue canzoni: "The Killing Moon" è una delle dieci canzoni più grandi di sempre", "Playgrounds And City Parks" è meglio di Shakespeare, avevo i brividi quando l'ho scritta", "Over The Wall", pare che gli Stone Roses non sarebbero mai esisti senza di essa","Nothing Lasts Forever" è la canzone più importante che ho scritto, senza di essa non avreste avuto il più grande ritorno di tutti i tempi (ovviamente quello dei Bunnymen nel 1997)... Viva la modestia.
In realtà è probabile che questo atteggiamento derivi almeno in parte dalla consapevolezza di non aver ottenuto quanto meritava, perché, è importante dirlo a questo punto, i primi quattro Lp dei Bunnymen sono dei grandi dischi pop.