Edoardo Bennato: domani su Rai1 in onda il documentario "Sono solo canzonette"

18-02-2025
La straordinaria carriera di Edoardo Bennato è al centro del documentario "Sono solo canzonette", prodotto da Rai Documentari e Daimon Film, diretto e scritto da Stefano Salvati. Il film andrà in onda mercoledì 19 febbraio in prima serata su Rai1 e ripercorrerà la storia di un artista che ha rivoluzionato il panorama musicale italiano, portando il rock e il blues nel cantautorato. Un racconto che si apre con un'immagine emblematica: il concerto di Bennato a San Siro il 19 luglio 1980, parte di un'impresa senza precedenti, con 15 stadi riempiti in un solo mese.

Bennato, simbolo di anticonformismo musicale e ideologico, ha saputo fondere sonorità blues e rock con accenti mediterranei, sviluppando uno stile unico. Il documentario segue le tappe della sua carriera, dagli anni del liceo fino al successo internazionale. Determinato fin da giovane, il cantautore napoletano affronta inizialmente le difficoltà del mondo discografico, che lo respinge per il suo timbro vocale ruvido e il suo approccio fuori dagli schemi. Ma la sua perseveranza lo porta a Londra, dove si esibisce come one-man-band, sperimentando con chitarra, armonica, tamburello a pedale e kazoo.
Nel 1974 pubblica "Non farti cadere le braccia", un album che rappresenta il suo manifesto artistico e personale. Da quel momento, la sua ascesa è inarrestabile: negli anni successivi, con dischi come "Burattino senza fili", racconta l’attualità attraverso le favole, toccando temi sociali con ironia e profondità.

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Il documentario offre un ritratto intimo dell’artista, arricchito da video e fotografie private, molte delle quali inedite. Testimonianze di grandi nomi dello spettacolo italiano – tra cui Paolo Conte, Jovanotti, Ligabue, Max Pezzali, Leonardo Pieraccioni, Dori Ghezzi, Marco Giallini e Carlo Conti – completano il racconto. A rendere il viaggio ancora più suggestivo, le apparizioni surreali di personaggi delle fiabe come Peter Pan, Capitan Uncino, Pinocchio e il Grillo Parlante, simboli ricorrenti nella poetica di Bennato.
Non mancheranno, naturalmente, i suoi brani più celebri, presentati sia nelle versioni originali che in nuove interpretazioni. Un omaggio a un artista che continua a lasciare il segno, come ha dimostrato anche pochi giorni fa con la sua esibizione da superospite sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo, dove ha cantato proprio "Sono solo canzonette".
“Sono solo canzonette” è la storia unica di un giovane che non si è mai arreso, ha continuato a inseguire il suo sogno con la chitarra in mano senza piegarsi a nessuna logica, se non la sua, fino a diventare dopo 10 anni di dinieghi da parte di tutte le case discografiche il numero uno del rock italiano, indiscusso precursore, trascinando con sé ‘gli amici di quartiere’, quei ragazzini napoletani che abitavano nel suo stesso palazzo di Bagnoli e che sono rimasti con lui sempre, fino ad oggi: Franco De Lucia, Giorgio Darmanin, Massimo Tassi, ognuno di loro ha ricoperto e ricopre ancora oggi un ruolo fondamentale nella carriera di Edoardo, professionisti e amici, che hanno scoperto mestiere al suo fianco.

La carica innovativa del cantautore napoletano si è consumata soprattutto nel decennio che va dal 1973 (anno del 33 giri di debutto) al 1983 (in cui uscì l’ambizioso ma irrisolto "È arrivato un bastimento"). Tuttavia, basta il peso della sua produzione di quel periodo a farne uno degli artisti più importanti della musica italiana dal dopoguerra ad oggi, traghettatore, assieme a Ivan Graziani, del cantautorato verso forme più vicine al rock, ma con una peculiarità di stile, un’eterogeneità di influenze e, soprattutto, un’insofferenza verso le restrizioni formali che ne faranno il capostipite di una genia di irregolari della nostra canzone sbucati tutti, guarda caso, tra la metà e la fine degli anni 70, da Rino Gaetano al già citato Vasco Rossi, passando per Alberto Fortis, Eugenio Finardi, Alberto Camerini e Fausto Rossi. Ma, soprattutto, Bennato è l’autore di numerose canzoni entrate a far parte della memoria collettiva italiana, grazie alle quali ci si ricorderà di lui anche nei decenni a venire. Il riuscire a coniugare, come ha saputo fare a lungo, popolarità e qualità è prerogativa esclusivamente dei grandi.