"Mi domando cosa accadrà a tutte queste cose una volta che avrò finito. Questa è l'ultima fase della mia vita, e non so quanto tempo mi rimane." E' una delle rivelazioni di Elton John presenti nel documentario "Never Too Late", che andrà in onda in Italia su Disney+ a partire dal 13 dicembre. A 77 anni, l'artista inglese, che ha dato l'addio alle esibizioni dal vivo nel 2023 con il suo ultimo concerto a Stoccolma l'8 luglio, riflette sulla sua morte: "Vorrei restare per sempre - confessa - vorrei vedere i miei figli, Zachary di 13 anni ed Elijah di 11 (nati dal matrimonio con David Furnish, ndr), crescere, sposarsi e avere dei figli. Ma non credo di riuscirci. Chi può dirlo? Non si sa mai". Guarda qui sotto il trailer di "Never Too Late".
Durante la prima del documentario, Elton John ha rivelato con ironia: "Non mi è rimasto molto: non ho più un’anca, né la prostata, le tonsille, le adenoidi, l’appendice o il ginocchio destro." Ma ha subito aggiunto: "Eppure sono ancora qui" (citazione forse involontaria di una sua celebre hit, "I'm Still Standing").
Prima di diventare il divo più coccolato dall'aristocrazia inglese, beniamino delle cronache del jet-set e icona del lusso più sfrenato del music business, Reginald Kenneth Dwight è stato uno dei più talentuosi artisti usciti dalla sempreverde fucina pop del Regno Unito. Con un decennio spettacolare su tutti (i Seventies), in cui si è compiuta la strabiliante metamorfosi del goffo pianista imberbe dei Bluesology nell'eccentrico Rocket Man, capace di infiammare platee oceaniche in ogni angolo del globo. Di questo memorabile decennio, "Goodbye Yellow Brick Road" è stato al tempo stesso la summa e il picco, il vertice forse ineguagliabile di una fusione senza precedenti tra esuberanza rock e romanticismo soft, magniloquenza (post)prog e immediatezza pop. Con un pizzico di quella polvere di stelle glam, che nell'era dei lustrini e di Ziggy Stardust non guastava affatto.