Erykah Badu sta lavorando a un nuovo album, il suo primo lavoro in studio dal 2010, ovvero dai tempi di "
New Amerykah Part Two (Return Of The Ankh)".
Il disco sarà prodotto da The Alchemistt, noto soprattutto per le sue collaborazioni con artisti
hip-hop come Freddie Gibbs, Earl Sweatshirt e Boldy James. E' stata la stessa artista americana, antesignana del neo-soul, a rivelarlo in una recente intervista a Billboard.
Nella stessa intervista, Badu ha spiegato il motivo della lunga pausa tra un album e l’altro. “Per 25 anni ho fatto tournée otto mesi all’anno”, ha detto. “È quello che faccio. Sono un’artista da performance, non un’artista da studio. Vengo dal teatro”. Ha poi aggiunto: “Si tratta del feeling tra te e il pubblico, di quella sensazione istantanea. Quel momento in cui diventi un unico organismo vivente e pulsante insieme alle persone. È per questo che vivo. È la mia terapia. E anche la loro. Siamo tutti dentro la stessa esperienza. E mi piace il fatto che accada solo una volta”.
L’ultimo progetto discografico di Badu è stato il
mixtape "
But You Caint Use My Phone" del 2015. Tuttavia, la
soul diva di Dallas ha partecipato occasionalmente a collaborazioni, tra cui il recente brano "3:AM" di Rapsody, che le è valso un Grammy, e il contributo vocale in "F.U." di Jamie XX.
Erica Abi Wright, meglio nota come Erykah Badu,
è una delle artiste black più rappresentative nella storia della musica d’autore contemporanea.
Nella sua carriera, culminata nel capolavoro "Baduizm" (1997), è riuscita a coniugare indipendenza creativa e successo popolare.
Una cantante in grado di sintetizzare efficacemente lo scat malinconico, ebbro e irregolare di una Billie Holiday, l’acerba, conturbante, capricciosa sensualità d’una Diana Ross o quella più sfrontata di Chaka Khan, i vocalismi ibridi (hip-hop, nu-soul, reggae) di una Aaliyah o d’una Lauryn Hill. Un’autrice capace di amalgamare mezzo secolo di musica nera attraverso gli standard jazz-blues degli anni Quaranta, il soul impegnato di Marvin Gaye, quello romantico ed elegante di Stevie Wonder, il funk impetuoso della blackexploitation, il nu-soul di D’Angelo e il rap strumentale dei Roots, fino alle contaminazioni con la musica dub, con quella psichedelica o ambientale. Un’icona che, malgrado gli stereotipi della black fashion imperanti su Mtv, battezza un modello estetico inedito e spregiudicato, costruito sull’espressività di un look tanto eccentrico quanto ricercato e lo sfoggio di una femminilità impellente e genuina che è l’efficace controparte del proprio stile musicale. A cominciare dal design cangiante e citazionista del suo abbigliamento: enormi turbanti, tuniche regali, fiammanti ed esotiche che omaggiano le sacerdotesse africane e la maestà di Nefertiti, i buffi completini alla Eartha Kitt o le spinte mìse da foxy mama anni Settanta.