Erykah Badu annuncia un nuovo album in studio, è il primo degli ultimi 15 anni

19-03-2025
Erykah Badu sta lavorando a un nuovo album, il suo primo lavoro in studio dal 2010, ovvero dai tempi di "New Amerykah Part Two (Return Of The Ankh)".
Il disco sarà prodotto da The Alchemistt, noto soprattutto per le sue collaborazioni con artisti hip-hop come Freddie Gibbs, Earl Sweatshirt e Boldy James. E' stata la stessa artista americana, antesignana del neo-soul, a rivelarlo in una recente intervista a Billboard.

Nella stessa intervista, Badu ha spiegato il motivo della lunga pausa tra un album e l’altro. “Per 25 anni ho fatto tournée otto mesi all’anno”, ha detto. “È quello che faccio. Sono un’artista da performance, non un’artista da studio. Vengo dal teatro”. Ha poi aggiunto: “Si tratta del feeling tra te e il pubblico, di quella sensazione istantanea. Quel momento in cui diventi un unico organismo vivente e pulsante insieme alle persone. È per questo che vivo. È la mia terapia. E anche la loro. Siamo tutti dentro la stessa esperienza. E mi piace il fatto che accada solo una volta”.
L’ultimo progetto discografico di Badu è stato il mixtape "But You Caint Use My Phone" del 2015. Tuttavia, la soul diva di Dallas ha partecipato occasionalmente a collaborazioni, tra cui il recente brano "3:AM" di Rapsody, che le è valso un Grammy, e il contributo vocale in "F.U." di Jamie XX.

Erica Abi Wright, meglio nota come Erykah Badu, è una delle artiste black più rappresentative nella storia della musica d’autore contemporanea.
Nella sua carriera, culminata nel capolavoro "Baduizm" (1997),
è riuscita a coniugare indipendenza creativa e successo popolare. Una cantante in grado di sintetizzare efficacemente lo scat malinconico, ebbro e irregolare di una Billie Holiday, l’acerba, conturbante, capricciosa sensualità d’una Diana Ross o quella più sfrontata di Chaka Khan, i vocalismi ibridi (hip-hop, nu-soul, reggae) di una Aaliyah o d’una Lauryn Hill.
Un’autrice capace di amalgamare mezzo secolo di musica nera attraverso gli standard jazz-blues degli anni Quaranta, il soul impegnato di Marvin Gaye, quello romantico ed elegante di Stevie Wonder, il funk impetuoso della blackexploitation, il nu-soul di D’Angelo e il rap strumentale dei Roots, fino alle contaminazioni con la musica dub, con quella psichedelica o ambientale. Un’icona che, malgrado gli stereotipi della black fashion imperanti su Mtv, battezza un modello estetico inedito e spregiudicato, costruito sull’espressività di un look tanto eccentrico quanto ricercato e lo sfoggio di una femminilità impellente e genuina che è l’efficace controparte del proprio stile musicale. A cominciare dal design cangiante e citazionista del suo abbigliamento: enormi turbanti, tuniche regali, fiammanti ed esotiche che omaggiano le sacerdotesse africane e la maestà di Nefertiti, i buffi completini alla Eartha Kitt o le spinte mìse da foxy mama anni Settanta.