Francesco Guccini presenta le sue "Canzoni da osteria": "Bella ciao non è più un inno partigiano, io la dedico alle donne iraniane"
di Redazione di OndaRock
10-11-2023
Tra canti popolari e gioielli del repertorio nazionale e internazionale, Francesco Guccini torna in scena con "Canzoni da osteria". Il nuovo album è la prosecuzione del precedente "Canzoni da intorto", vincitore della Targa Tenco 2023 per la categoria "Interprete di canzoni" ed è una raccolta di canti popolari rivisitati in chiave strettamente personale. Dalla Resistenza di "Bella ciao" fino al Sudamerica di "Jacinto Chiclana" e "La chacarera", fino all'amore in ogni sua forma con "Amore dove sei" e il brano bilingue "21 aprile", per un totale di 14 tracce in scaletta. "Ho voluto cantare 'Bella ciao' - ha detto Guccini - come omaggio alla protesta delle donne iraniane contro la teocrazia. Nelle osterie che frequentavo non si parlava di politica ma di Vietnam e poi di diritti civili. C'erano greci, americani. Eravamo tutti studenti con pochi soldi e di sinistra". Il nuovo progetto discografico esce oggi, venerdì 10 novembre, per Bmg ed esclusivamente in formato fisico.
Durante la presentazione del disco, presso l'Aula Magna dell'Università Statale di Milano, Guccini ha risposto anche ad alcune domande sulla politica italiana e internazionale. "Un giudizio sul governo? Sono soddisfatto, molto soddisfatto. L'Italia non è ancora una teocrazia, e questa è una bella soddisfazione", ha ironizzato il cantautore modenese, classe 1940, certo che "a 83 anni non potranno mettermi in galera. E anche questa è una bella soddisfazione". A proposito di "Bella ciao", ha poi aggiunto: "Non è una canzone partigiana, pure se passa come tale: la cantavano anche le mondine nelle risaie. Ma è diventata misteriosamente una canzone internazionale: nella serie tv 'La casa di carta' si canta 'Bella ciao' in italiano", dice. Quella contenuta nel nuovo disco, però, è una versione rivisitata: "Ho cambiato una parola: ho messo 'oppressore' al posto di 'invasore', in omaggio alle donne dell'Iran che decidono di scendere in strada e intonarla, perché lì non c'è invasione, ma oppressione". Per quanto concerne la questione del conflitto in Medio Oriente, Guccini ammette di non averla mai approfondita. "Anche se ho diversi amici di Medici senza Frontiere, in Israele, che mi parlavano dell'occupazione della Palestina". Una cosa, però, appare certa: "La speranza di fraternità e di amicizia tra i due popoli si può sempre coltivare. Ora, come nei talk show ci sono due fazioni opposte, due tifoserie che si urlano contro, dimenticando chi c'è in mezzo. E in mezzo ci sono le vittime", dice il cantautore che ricorda anche l'amico Sergio Staino, scomparso poche settimane fa, che aveva creato un disegno ispirato alla canzone del repertorio gucciniano "Il vecchio e il bambino". "La tavola finiva col vecchio e il bambino che andavano di spalle verso un mondo migliore: il vecchio aveva sulla schiena la bandiera israeliana e il bambino quella palestinese", ricorda Guccini che affida una sintesi del suo pensiero sulla guerra a una strofa della sua celebre "Auschwitz": "Io chiedo quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà".