Pubblicato il 30 marzo 2015, "DIE" segna un punto di svolta nella carriera di Iosonouncane, distanziandosi dall’esordio "La macarena su Roma" per ambizione e profondità. Frutto di oltre quattro anni di lavoro meticoloso, il disco vive di contrasti: il titolo stesso, che in sardo significa “giorno”, si oppone alla sua traduzione inglese, evocando il dualismo tra rinascita e fine.
Radicato nella terra sarda, è un’opera massiccia e densa, che si nutre della materia stessa dell’isola, abbandonando il caos urbano del debutto per un affresco esistenziale, in cui il paesaggio diventa protagonista. I testi si trasformano in un lungo componimento ciclico, un’epica fatta di immagini primordiali – sole, mare, terra, fame – che evocano un senso di appartenenza più che una narrazione lineare.
La musica è altrettanto stratificata: un’orchestrazione minuziosa, in cui la ricchezza timbrica e gli strumenti tradizionali (dal canto a tenore alla chitarra sarda preparata) dialogano con elettronica e campionamenti. Il risultato, come scrivevamo all’epoca in sede di recensione, è un’opera che attraversa prog, ambient, psichedelia e canzone d’autore, un viaggio sonoro che ha consacrato Iosonouncane come uno degli artisti più innovativi della scena italiana.
Quest’anno Iosonouncane ha pubblicato "Lirica Ucraina", colonna sonora dell’omonimo documentario di Francesca Mannocchi uscito lo scorso 26 novembre, nonché settimo volume della persona alle musiche per teatro, cinema e sponsorizzazioni.