In un'intervista recente con il Guardian, Julian Casablancas ha affrontato con la sua solita franchezza il tema della saturazione artistica, ammettendo che certi brani degli Strokes gli risultano ormai “insopportabili”. Alla domanda su quale canzone non riesca più ad ascoltare, ha risposto senza mezzi termini: “'Last Nite' degli Strokes. È una canzone morta per me. Non so perché.” Una stoccata che, come spesso accade con Casablancas, non lascia spazio a dubbi sull’intensità della sua frustrazione.
Non è solo "Last Nite" a lasciarlo indifferente: anche brani come "Reptilia", "Hard to Explain", "Someday", "Take It or Leave It" e "New York City Cops" — veri e propri inni generazionali — sono finiti nella lista delle tracce che il cantante eviterebbe volentieri: “Se passano alla radio, la spengo”, ha dichiarato, confermando un distacco sempre più marcato nei confronti dei pezzi che hanno segnato l’ascesa degli Strokes.
Questa disillusione per le “vecchie hit” non è una novità. Casablancas ha infatti più volte espresso il suo disagio per la ripetitività degli show: “Sono stanco di suonare le stesse tracce in ripetizione. La musica non ti esalta se è sempre la stessa”, aveva già rivelato, sottolineando come la routine di portare sul palco le stesse canzoni alla lunga lo lasci vuoto: “Quando cresci e immagini di suonare, lo fai per l’entusiasmo, non pensi a quella tristezza che ti assale quando ti ritrovi a fare 30 o 40 concerti sempre uguali. Inizi a sentirti falso.”
E forse è proprio questo senso di autenticità perduta a spingerlo verso progetti come i The Voidz, che gli permettono di esplorare sonorità più complesse e meno codificate. “Non mi interessa suonare 'Last Nite',” ha ribadito, quasi a sottolineare come per lui il capitolo Strokes sia ormai relegato al passato, almeno per quanto riguarda certe canzoni.
In un momento di ironia, però, Casablancas ha confessato che il brano che più di tutti lo commuove è "Moves Like Jagger" dei Maroon 5, mentre la canzone che lo ha folgorato per la prima volta è stata "Yellow Ledbetter" dei Pearl Jam. Come primo singolo comprato, infine, cita "Faith" di George Michael, aggiungendo così un tocco nostalgico e inatteso a un’intervista ricca di spunti sulla sua complessa relazione con la musica e con il pubblico.