Led Zeppelin: tutti i loro dischi dal peggiore al migliore secondo la rivista Louder

26-02-2025

Led Zeppelin sono tornati al centro della ribalta internazionale grazie al primo documentario autorizzato sulla loro storia, “Becoming Led Zeppelin”, in uscita in questi giorni nelle sale. Il film ricostruisce una fase cruciale della carriera della band di Jimmy Page e Robert Plant, dagli esordi fino al 1970. Il magazine online Louder ne ha approfittato per celebrare la leggendaria formazione britannica con una classifica dei suoi migliori album. “Dai musicisti anonimi nelle session degli anni Sessanta a giganti del rock negli anni Settanta, capaci di conquistare il mondo”, così la rivista definisce “la scalata” dei Led Zeppelin. “Man mano che la loro fama cresceva, anche la loro visione artistica si ampliava di conseguenza – prosegue Ian Fortnam su Louder - I loro concerti, sempre più epici, erano caratterizzati da lunghe improvvisazioni in cui i quattro musicisti – autentici virtuosi – creavano un interplay strumentale quasi soprannaturale. Il pubblico infrangeva record di presenze, gli album stazionavano in cima alle classifiche: nel corso dei loro dodici anni di attività, i Led Zeppelin hanno conquistato il mondo con una naturalezza disarmante”.
Ecco la classifica dei migliori album dei Led Zeppelin secondo Louder (qui il servizio completo).

13. In Through The Out Door (Swan Song, 1978)
12. Coda (Swan Song, 1982)
11. Celebration Day (Swan Song, 2012)
10. The Song Remains The Same (Swan Song, 1976)
9. BBC Sessions (Atlantic, 1997)
8. Presence (Swan Song, 1976)
7. How The West Was Won (Atlantic, 2003)
6. Houses Of The Holy (Swan Song, 1973)
5. Led Zeppelin III (Atlantic, 1970)
4. Led Zeppelin II (Atlantic, 1969)
3. Led Zeppelin I (Atlantic, 1969)
2. Physical Graffiti (Swan Song, 1975)
1. Led Zeppelin IV (Atlantic Records, 1971)

Intanto è in arrivo nelle sale italiane "Becoming Led Zeppelin", che uscirà dal 27 febbraio al 5 marzo come evento speciale.
"Becoming Led Zeppelin" è un viaggio attraverso la storia della più nota band hard-rock mondiale. Il docu-film alterna interviste con Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones, a clip storiche con interventi di John Bonham e filmati di concerti della band inglese nel 1969 al Fillmore West, all’Atlanta Pop Festival e al Texas Pop Festival.
"Becoming Led Zeppelin" si concentra soprattutto sugli anni iniziali del gruppo e sulla sua ascesa verso lo stardom mondiale, svelando i loro percorsi individuali mentre si muovono sulla scena musicale degli anni Sessanta. Perché prima di "Starway To Heaven", della chitarra Dragon e dei dischi d’oro, c’erano semplicemente quattro artisti e il loro amore per la musica. Fino a quando, nell’estate del 1968, si incontrano per provare insieme e le loro vite cambiano per sempre. I quattro percorsi si fondono in uno quando partono alla conquista dell’America in un giro sulle montagne russe che culmina nel 1970, nel momento in cui diventano la band numero uno al mondo.

Si tratta in realtà di un ibrido tra documentario e film-concerto, che si focalizza su un arco di tempo molto preciso della vita dei Led Zeppelin, quello che intercorre dalle origini fino al 9 gennaio del 1970, data del loro concerto alla Royal Albert Hall di Londra. Un tempo decisamente breve quindi, nel quale i quattro del Dirigibile crescono giorno dopo giorno in affiatamento, abilità e notorietà, firmano un ottimo contratto discografico con la Atlantic, grazie anche a un manager lungimirante, e pubblicano due album entrati nella leggenda: “Led Zeppelin” e “Led Zeppelin II”. Nel 1968 hanno in media 20 anni, si stanno costruendo un repertorio di tutto rispetto… e il bello è che “Stairway To Heaven” è ancora di là da venire.

È, insomma, l’età dell’innocenza, vera o presunta, che tutte le band hanno vissuto, o vorrebbero aver vissuto, agli albori della loro carriera: non sono stati ancora travolti da sesso, droga e alcol (quest’ultimo fatale per la vita del batterista John Bonham); c’è solo il rock’n’roll, unito a una profonda amicizia, a far volare alto i quattro ragazzi inglesi, permettendo loro di affrontare difficoltà economiche e scarso apprezzamento iniziale da parte del pubblico e della stampa; tutto in nome della musica.Non si può parlare adeguatamente dei Led Zeppelin senza mostrarli dal vivo: la realizzazione del docu-film non è stata facile proprio perché del primo periodo della band non esistono molti filmati. Il regista ha dichiarato di aver usato “solo pellicole e negativi originali, con oltre 70.000 fotogrammi restaurati manualmente”. Lo spettatore può così immergersi nel concerto del marzo 1969 al Gladsaxe Teen Club in Danimarca, tappa di una tournée scandinava in cui i Led Zeppelin si esibirono come The New Yardbirds, prima ancora di essere definitivamente ciò che la storia ci avrebbe consegnato. Spiccano poi alcuni spezzoni originali tratti dai tour, ben tre, che in quel periodo la band britannica fece negli Stati Uniti sconvolgendo il pubblico americano con la furia del suo sound, come accadde ad esempio al Fillmore West di San Francisco. E non mancano i concerti in terra natale di Bath e della Royal Albert Hall di Londra: quest’ultimo è un vero ritorno a casa per i membri della band, che finalmente, dopo estenuanti e necessarie tappe negli Stati Uniti, potevano mostrare con gioia e orgoglio al pubblico inglese e alla proprie famiglie fino a dove erano riusciti ad arrivare all’inizio del 1970.

L'uscita del film è stata l'occasione per una intervista a Jimmy Page, ad opera del tabloid britannico Metro, in cui il chitarrista ha chiuso definitivamente a un'ipotesi di reunion. "Penso che il futuro dei Led Zeppelin sia il passato. Perché il passato non può essere messo in discussione. Avete presente gli Abba? Ecco, non può essere messo in discussione quello che hanno fatto, perché è semplicemente straordinario ed è stato messo insieme in modo intelligente". Poi, con una battuta, l'81enne chitarrista ha aggiunto: "Forse tra circa 20 anni potrei farcela".
Nessuna chance, dunque, per l'agognata reunion dei Led Zeppelin: la leggendaria rock band britannica non si riformerà e quella del dicembre del 2007 alla O2 Arena di Londra, quando Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones si esibirono al concerto in tributo al defunto presidente dell'Atlantic Records Ahmet Ertegun, resterà l'ultima apparizione di sempre del gruppo.

Di recente anche il frontman Robert Plant aveva escluso ogni possibilità di una reunion dei Led Zeppelin, manifestando anche la sua perplessità per il fatto che Jimmy Page voglia continuare a suonare il vecchio repertorio della band. A dissuadere Plant dai propositi di tornare insieme, anche la certezza che mancherebbe l'energia di un tempo, garantita anche dalla presenza del batterista originale, John Bonham. Robert Plant ha da tempo avviato un percorso diverso, come testimoniano i suoi progetti assieme ad Alison Krauss, come l'album "Raising Sand" (2007).
Robert Plant, dopo gli show dello scorso anno, si esibirà ancora in Italia insieme a Suzi Dian con il progetto Saving Grace per l’unica data prevista nel nostro paese nel 2025 il 13 luglio, sul palco del Lucca Summer Festival, in Piazza Napoleone. Il concerto presenta in scaletta brani tratti dalla sua discografia solista, da alcuni classici dei Led Zeppelin rivisitati e molto dalla musica tradizionale europea, riarrangiata dal grande rocker inglese per conferire ai brani le tipiche atmosfere celtiche ed esotiche dei suoi recenti spettacoli dal vivo.
Saving Grace è il progetto che vede sul palco Robert Plant (voce), Suzi Dian (voce), Oli Jefferson (percussioni), Tony Kelsey (mandolino, baritono e chitarre acustiche) e Matt Worley (banjo, chitarre acustiche e baritono, cuatro). Nato nel 2019 con una serie di concerti a sorpresa in piccoli club tra Inghilterra, Galles e Irlanda, Saving Grace presenta brani che abbracciano diversi stili ed influenze appartenenti all'ex-cantante dei Led Zeppelin, in particolare la sua eterna passione per il folk britannico e americano, gli spiritual e il blues tradizionale, tra cui anche grandi classici di Doc Watson, Donovan, Moby Grape, Low e molti altri. Qualche piccolo spazio viene riservato al passato dei Led Zeppelin, che viene riletto nello spirito del resto del concerto. (qui la recensione del concerto di Roma).