Melissa Auf der Maur ritrova Billy Corgan sul palco dei Machines Of God

16-06-2025

Venerdì sera, al Théâtre Beanfield di Montreal, è successo qualcosa che va oltre il semplice ritorno sulle scene. Nel mezzo del tour A Return to Zero, che sta portando Billy Corgan e i suoi nuovi Machines of God a rileggere, con piglio epico e visione ciclica, pagine scelte dal canone Smashing Pumpkins ("Mellon Collie and the Infinite Sadness", "Machina/The Machines of God", fino all’oscura gemma "Aghori Mhori Mei"), si è aperta una breccia nel tempo.

Proprio nella sua città natale, Melissa Auf der Maur è salita sul palco durante il bis, accolta da un’ovazione commossa del pubblico. Con quella sua presenza magnetica, ha portato con sé il peso e la grazia del ricordo. Un incontro atteso, quasi profetico, che ha scosso la memoria collettiva di un’epoca e di una band che ha attraversato l’apocalisse del rock alternativo novantiano.

Il momento più denso, però, non è stato musicale. Prima che il gruppo lanciasse le prime note di "The Everlasting Gaze", Auf der Maur si è rivolta a Corgan con un sorriso che conteneva tre decenni di storia: "Billy, ti ricordi le prime parole che ci siamo scambiati, il 23 luglio 1991? Mi sono avvicinata al bordo del palco, dopo I Am One. Tu stavi sistemando la tua attrezzatura…".
Corgan, come a voler rompere la tensione: "Ti amo, non andartene mai?".
La risposta è un frammento di pura mitologia rock: "Ci sei andato vicino. Ho detto: “In nome di Montreal, Canada, ti chiedo scusa per la bottiglia di birra che ti è stata lanciata. Sono Melissa da Montreal e ti seguirò fino alla fine dei tempi”.

E così è stato, almeno per una sera. Con Auf der Maur al basso,"The Everlasting Gaze" ha chiuso un concerto che somigliava più a un rito che a un’esibizione. Una band che si chiama Machines of God e una città che, come poche altre, sa custodire i suoi figli più rumorosi.