19 settembre - London, England / O2
21 settembre - Antwerp, Belgium / Sportpaleis
22 settembre - Berlin, Germany / Velodrom
23 settembre - Düsseldorf, Germany / Mitsubishi Electric Hall
24 settembre - Paris, France / Le Zenith
"Sono passati più di 10 anni dall'ultima volta che ho fatto un tour, ma qualcuno mi ha ricordato che nel 2024 ricorre il 25° anniversario dell'uscita di 'Play', così mi è sembrato che non fosse una cattiva idea fare un breve tour europeo per commemorare e festeggiare - ha commentato Moby - Lo spettacolo conterrà le canzoni più conosciute di 'Play', ma anche alcuni brani preferiti dal pubblico, come 'Extreme Ways', 'We Are All Made Of Stars', 'When It's Cold I'd Like to Die' e persino alcuni vecchi brani rave come 'Feeling So Real' e 'Go'. Ciò che rende il tour più eccitante per me è che non sarò pagato per nulla. Il 100% dei miei profitti sarà devoluto alle organizzazioni europee per i diritti degli animali".
La regia di Moby è quella di un musicista globale: cantante, compositore, produttore, con quelle piste di registrazione a frullargli incessantemente in testa. E lo studio, assai più che il palco, è il suo tempio naturale, il laboratorio di tutte le sue alchimie. Generato dalla fusione a freddo tra due archetipi sonori contrapposti (il blues-gospel delle radici e l’elettronica proiettata nel Duemila), l’amalgama di “Play” è incredibilmente fluido, coeso, credibile. Alternativo quanto basta, gradevole ancora di più. Un tripudio di ritmi e melodie che azzarda oltre l’immaginabile, nel solco di quella sfrenata smania di contaminazione e di camuffamento che connoterà un decennio intero, da DJ Shadow fino ai Portishead. Il disco giusto al momento giusto, uscito per rilassare una generazione stremata dai rave-party e cullarne un’altra, che si avvicinava all’elettronica per la prima volta. Meno ostico e pionieristico di certo trip-hop, il “Moby-sound”, definitivamente cristallizzato in questo album – e mai più ritrovato negli sbiaditi sequel- sdogana un enciclopedico universo sonoro al grande pubblico (ecco il suo peccato originale per gli immancabili indie-snob), facendoglielo metabolizzare (ecco invece l’altra magia) in modo semplice e indolore, come se si trattasse di qualcosa di familiare, che ha sempre ascoltato. Subliminale. Proprio come uno degli innumerevoli spot pubblicitari che ne ingloberanno la musica. Basta premere il tasto “Play”.