Nick Cave racconta come è cambiato dopo la morte dei figli: "Non sono più prigioniero del mio genio"

12-08-2024
Nick Cave si confessa a cuore aperto in un'intervista per Australian Story della Abc, raccontando come sia cambiato dopo la morte di due dei suoi quattro figli.
Il più piccolo, Arthur, è scomparso a 15 anni, nel luglio 2015, dopo essere caduto da una scogliera vicino a Brighton; il maggiore, Jethro Lazenby, attore e modello cui era stata diagnosticata una schizofrenia, è deceduto a 31 anni, dopo aver subito un processo a seguito di un'aggressione a sua madre, Beau Lazenby, a Melbourne. Nick Cave ha raccontato come la morte dei due figli lo abbia portato a dare priorità all'essere "un padre, un marito e un cittadino del mondo" rispetto al "concetto di essere un artista".
Il cantautore di Melbourne ha poi confidato a Leigh Sales, conduttore di Australian Story: "Per la maggior parte della mia vita ero semplicemente prigioniero dal mio genio, avevo un ufficio e mi sedevo lì e scrivevo ogni giorno e qualsiasi altra cosa accadesse nella mia vita era marginale. Tutto questo è crollato completamente e ne ho compreso la follia, quanto fosse vergognosamente autoindulgente tutta la faccenda". A proposito del lutto, in occasione del secondo anniversario della morte di Lazenby, Cave ha rivelato: "Avevo capito il processo, perché ci ero già passato. C'è l'evento catastrofico iniziale, che alla fine assorbiamo, trasformandoci in anime perse quando invecchiamo".



L'intervista ha ripercorso l'intera carriera di Cave, dall'infanzia a Wangaratta, Victoria, alla sua collaborazione del 1995 con Kylie Minogue. L'artista australiano ha anche spiegato come si è evoluto il suo rapporto con il pubblico dopo la morte di Arthur. Il suo sito web, Red Hand Files, riceve ancora "centinaia e centinaia di lettere" ogni settimana, che Cave legge tutte prima di pubblicare le risposte ad alcune di queste, selezionate ogni mese. "È stato anche una specie di àncora di salvezza per me, che poi mi ha permesso di raggiungere e raccogliere queste persone. È qualcosa che mi ha semplicemente consentito di rimanere aperto al mondo anziché chiudermi", ha spiegato.
Cave ha anche rivelato di essere diventato nonno quando il suo secondogenito Luke, nato dalla prima moglie, Viviane Carneiro, ha avuto un figlio.

Nel frattempo, cresce l'attesa per "Wild God", il nuovo disco di Nick Cave & The Bad Seeds, la cui uscità è prevista il prossimo 30 agosto. "Spero che l'album abbia sugli ascoltatori l'effetto che ha avuto su di me - ha scritto Cave in un messaggio - Esce dall'altoparlante e io ne vengo travolto. È un disco complicato, ma anche profondamente e gioiosamente contagioso. Non c'è mai un piano generale quando facciamo un disco. I dischi riflettono piuttosto lo stato emotivo degli autori e dei musicisti che li hanno suonati. Ascoltando questo, non so, sembra che siamo felici".
Di pochi giorni fa è l'uscita del nuovo singolo "Long Dark Night", che si può ascoltare in streaming qui sotto.



Cave promuoverà il disco in tour il prossimo autunno, con unica data italiana il 20 ottobre al Forum di Assago (Milano), con opening band gli irlandesi Murder Capital, paladini del nuovo rinascimento post-punk. Lo scorso aprile Nick Cave aveva infatti pubblicato un primo trailer del suo nuovo album con i Bad Seeds. Il video, della durata di poco più due minuti, ritrae i musicisti mentre definiscono alcuni aspetti del progetto, svelando l'ospite Colin Greenwood dei Radiohead intento a registrare una parte di basso. La clip mostra anche il contributo del regista e collaboratore storico Andrew Dominik, autore di "This Much I Know To Be True", il film documentario che, presentato come un lungometraggio complementare al precedente progetto cinematografico dell'artista con il regista sulla realizzazione di "Skeleton Tree" (2016), esplorava la musica e il rapporto creativo tra Nick Cave e Warren Ellis, il suo violinista e compositore di fiducia. "Wild God" sarà il primo album a non essere "guidato da un senso di perdita", come ha rivelato il Bardo di Melbourne in una recente intervista al Guardian, spiegando che "la musica e l'arte ci ricordano che siamo capaci di creare cose straordinarie dalle cose storte e brutte della vita".

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