Patti Smith: in onda su Rai5 il documentario "Electric Poet" che racconta la sua storia a partire dagli esordi a New York

04-09-2024
Di recente protagonista in Italia con alcuni show che l'hanno confermata in piena forma, Patti Smith è al centro del documentario "Electric Poet", che Rai5 manderà in onda martedì 10 settembre alle 23,15. Il film testimonia il viaggio di un'amante delle parole che è diventata un'icona del rock e una dei maggiori artisti del nostro tempo. Una storia straordinaria che – tra materiali d’archivio e concerti leggendari - Sophie Peyrard e Anne Cutaia raccontano nel documentario “Patti Smith Electric Poet”, in onda giovedì 27 giugno alle 00,15 su Rai 5 e in replica in streaming su RaiPlay.

Il documentario di Sophie Peyrard e Anne Cutaia parte dall'estate 1967, quando la ventenne Patricia Lee Smith lascia il New Jersey rurale per Manhattan, la capitale dell'auto-reinvenzione. Nella sua valigia, “Les Illuminations” di Rimbaud e un taccuino. Patti giunge ventenne a New York sulle ceneri della cultura post-hippie intenta a sovvertire tutti i cliché dell'establishment: la poesia formale, la cultura elitaria, il rock privo di contenuti.
Primo incontro, prima cotta: Robert Mapplethorpe, non ancora fotografo, ha ambizioni per due. In sua compagnia, Patti parte alla conquista di una New York dove incontra Andy Warhol, Janis Joplin e Jimi Hendrix. Nei corridoi del famoso Chelsea Hotel, in contatto con Allen Ginsberg e William Burroughs, affila la penna e trova la sua strada.
Dopo alcune notevoli letture delle sue poesie e un singolo autoprodotto, i suoi primi concerti al mitico Cbgb rivelano un vero "animale da palcoscenico". I suoi pezzi impongono una scrittura e un canto di una novità radicale. La sua voce, il suo stile, il suo atteggiamento, sono completamente inediti. Nel 1975 il suo primo album "Horses", firmato da Clive Davis per l'etichetta Arista, ebbe l'effetto di una detonazione. Il rock si trasforma per sempre.
Punk nel cuore, Patti Smith non ha ceduto al richiamo della celebrità e in cinquant'anni di carriera ha creato la propria mitologia senza mai scendere a compromessi. Un'icona controcorrente: ama la musica, la fotografia e la letteratura.

Con la sua voce rabbiosa, febbrile, dolente, scorticata, Patti Smith ha incarnato una delle figure femminili più dirompenti della storia del rock. Una voce caotica e gracchiante che vomita simbolismi e poesie in forma libera, finendo per ridurre il possente rock&roll del gruppo di accompagnamento in un'inaudita poltiglia abrasiva
I suoi primi lavori, con la mente proiettata nella avanguardie free-form e nelle improvvisazioni jazz e i piedi ben piantati in un primitivismo rock'n'roll, hanno gettato le basi per la nascente new wave. E la sua figura, a metà tra una oscura sacerdotessa e una pasionaria politica, è emersa come una delle più carismatiche del rock al femminile (e non solo).
Patti Smith porta nella storia del rock un nuovo linguaggio musicale: una sorta di commistione tra recitazione "free form" e musica in cui il testo diventa il punto di partenza, ma mai un limite; anzi, è spesso il veicolo che permette ai brani di espandersi e dilatarsi costantemente. Uno stile che si esprime essenzialmente attraverso due anime: quella punk, feroce e straziata, e quella più cupa e solenne, che trova espressione in ballate d'intensità quasi liturgica.
L'universo poetico della sacerdotessa del rock ruota attorno a un miscuglio di beat generation, misticismo biblico, decadentismo ed esistenzialismo underground. I suoi riferimenti prediletti sono soprattutto i cantici di Allen Ginsberg, la narrativa di Jack Kerouac, le liriche di Williams Burroughs. Un miscuglio caotico e affascinante che si riflette nelle sue magnetiche performance dal vivo: come scrisse Dave Marsh su Rolling Stone, “Nessun altro nel campo della musica rock ha il coraggio di mettere insieme Lou Reed, la Bibbia, Jim Morrison, Bruce Springsteen e gli Mc5”.