Roger Waters si scaglia contro Thom Yorke: "E' convinto di essere brillante, ma è un insicuro"

02-12-2024
Roger Waters continua la sua battaglia a testa bassa contro i suoi colleghi rei, a suo dire, di non sostenere la causa del popolo palestinese. Questa volta - e non è la prima - nel mirino è finito Thom Yorke. L'ex-bassista dei Pink Floyd, sostenitore del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) dal 2011, ha riacceso i riflettori sulla controversia iniziata nel 2017, quando firmò una lettera aperta – insieme a figure come Thurston Moore e Ken Loach – per invitare i Radiohead a cancellare un concerto in Israele. La lettera accusava il paese di mantenere "un sistema di apartheid contro i palestinesi".
In un’intervista per il podcast The Empire Files, Waters è tornato sull'argomento, raccontando di un confronto diretto avuto con Yorke: "Gli scrissi una email dicendo che mi dispiaceva se aveva percepito le mie parole come provocatorie. La sua risposta fu che di solito le persone da una parte o dall’altra di un dibattito hanno almeno la decenza o la grazia di sostenere una conversazione". Waters ha replicato affermando di aver tentato più volte di avviare un dialogo: "Io e il movimento BDS abbiamo provato a parlarne con lui per mesi". Quindi, non ha risparmiato giudizi taglienti: "È un ragazzo insicuro, convinto di essere brillante, ma non lo è davvero. Non è capace di sostenere una conversazione".

Le critiche di Waters si sono estese anche a Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead, che di recente ha collaborato con il musicista israeliano Dudu Tassa, esibendosi a Tel Aviv. Secondo Waters, la questione è chiara: "Non ci sono discussioni da fare. C’è un oppresso e un oppressore. L’oppresso è il popolo indigeno palestinese, e l’oppressore sono i coloni provenienti dal Nord America e dal Nord Europa. Non è un conflitto, è un genocidio".
Parole dure che continueranno inevitabilmente ad alimentare la discussione attorno all'ex-leader dei Pink Floyd, che in passato si lasciò andare a esternazioni altrettanto pesanti anche nei confronti di Nick Cave e di altri musicisti che non hanno assecondato la sua battaglia politica.

Thom Yorke, del resto, è abituato a subire questo tipo di critiche. Durante un concerto solista a Melbourne, aveva ha interrotto l’esibizione a causa dei fischi di un manifestante pro-Palestina. Uno spettatore aveva lanciato imprecazioni e urlato dei numeri al suo indirizzo, riferendosi alle vittime del conflitto israelo-palestinese, scandendo più volte la parola “children” e menzionando una cifra di 200.000 persone, associata alle stime delle vittime palestinesi.
Yorke - come riferisce Nme - ha reagito, rispondendo con fermezza: "Non startene lì come un codardo, vieni qui a dirmelo. Vuoi rovinare la serata a tutti? Ok, accomodati. Ci vediamo dopo". Dopodiché il cantante dei Radiohead ha lasciato il palco, tornando poi per chiudere il set con “Karma Police”.

Da tempo, insomma, Yorke e i Radiohead sono al centro di polemiche sui loro presunti legami con Israele. Nel 2017 vennero duramente criticati per aver tenuto un concerto a Tel Aviv, in Israele, nonostante fossero stati invitati a cancellare l'esibizione per dissociarsi dall'operato del governo israeliano nei confronti della Palestina. Vi fu una richiesta di annullare il concerto anche in una lettera aperta degli Artists For Palestine UK, firmata da alcuni musicisti tra cui Roger Waters, Thurston Moore e gli Young Fathers. Il frontman dei Radiohead rispose dicendo: “Suonare in un paese non è la stessa cosa che appoggiare il suo governo. Non appoggiamo Netanyahu (il primo ministro israeliano, ndr) così come Trump”.
Nel 2023 fece discutere una collaborazione di Johnny Greenwood con l’artista israeliano Dudu Tassa. Il chitarrista criticò quanti vogliono “mettere a tacere gli artisti israeliani perché nati ebrei in Israele”. Anche la moglie di Greenwood, Sharona Katan, è stata criticata per alcune sue posizioni politiche, ritenute vicine alla politica di Israele.