Slint: in arrivo la ristampa di "Tweez" per i 35 anni. Buckler: "La produzione di Albini lo aveva rovinato"

03-07-2024
Se gli Slint sono noti soprattutto per lo storico capolavoro "Spiderland", griffato dal celebre "bagno" in copertina, non meno importante per l'evoluzione della band statunitense è anche l'album di debutto, "Tweez", pubblicato nel 1989. Ora, a 35 anni da quella data, la Touch And Go ha annunciato una ristampa del disco in doppio vinile, la cui uscita è prevista per il prossimo 25 ottobre. Il remaster di "Tweez" sarà realizzato da Bob Weston, nella nuova edizione sarà incluso anche un nuovo mix di Ethan Buckler, che non fu soddisfatto, all'epoca, del lavoro svolto in cabina di regia da Steve Albini, che venne accreditato nel booklet come “Some Fuckin’ Derd Niffer”.

"Finalmente, dopo lunghi 35 anni, gli altri ragazzi degli Slint mi hanno lasciato mano libera e ho realizzato un mio Tweez remix. Mi sono lamentato più volte all’epoca del lavoro svolto da Albini, il suo stile di produzione ha rovinato il nostro primo album", si legge nella nota di presentazione del progetto a cura di Buckler. Grazie alle registrazioni multi-traccia originali, il bassista della band di Louisville ha ripreso in mano la sua idea originaria di come voleva che suonasse il disco, affidandosi a un ingegnere del suono.
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Nati da una costola degli Squirrel Bait, gli Slint sono i progenitori della scuola di Louisville, che si rivelerà nei Novanta una delle più prolifiche del post-rock. La band si forma per opera del chitarrista Brian McMahan e del batterista Britt Walford, con Ethan Buckler al basso e David Pajo alla seconda chitarra. E già nelle prime session del 1987, registrate con Steve Albini, si intuisce che il suo sound è decisamente particolare. È una mistura complessa di punk, acid-rock, progressive e free-jazz, che travalica i confini tradizionali della forma canzone. L'esordio "Tweez" è un collage di brani complessi ed eccentrici, ognuno dei quali è dedicato a un genitore del quartetto (più il cane di uno dei quattro). Quasi interamente strumentale, con qualche canzone soltanto "parlata", come nell'iniziale "Ron", è un album sorprendente e anarchico, con chitarre di derivazione hardcore e strutture ritmiche fratturate, ma anche accenni funk rallentati ("Carol"), assoli raga ("Kent"), divagazioni psichedeliche delicate ("Darlene"), bizzarri minuetti bucolici ("Nan Ding").
Mentre a Seattle spopola il grunge di Nirvana e Soundgarden, che rinverdisce i canoni del rock duro e puro, a Louisville ci si muove nella direzione opposta, partendo dall'idea che proprio quel rock andasse superato. Rivisitando l'hardcore, gli Slint gettano così le basi di quello che sarebbe diventato il post-rock dei vari Tortoise, Dirty Three, Trans Am, June of '44, Gastr Del Sol, Labradford.
Sarà poi con il successivo "Spiderland", nel 1991, che la band di Louisville si consacrerà come una delle realtà rock più importanti (e più influenti) di fine secolo. Mettendo a fuoco le intuizioni dei lavori precedenti, gli Slint svolgeranno una ricerca ancor più raffinata su ritmi e timbriche, giungendo a sonorità quasi trascendenti. Un sound originale, che rifugge gli stereotipi del rock e che sarà invece imitato da moltissime band delle decennio. A partire dai Codeine e da tutte le band dello "slo-core". I pezzi di "Spiderland", infatti, sono lenti e catatonici, fino ad assumere le forme di stralunate ballate lisergiche.