Justine Frischmann è stata senz'altro una delle figure più iconiche degli anni Novanta: pur essendo una paladina dell'emancipazione femminile nel rock alternativo, non ha mai dovuto rincorrere le pose forzatamente trasgressive esibite dalle sue colleghe d'Oltreoceano, mantenendo anzi con naturalezza un aplomb e un contegno tipicamente britannici.
In questa sede non si perderà tuttavia tempo a descriverne la pur ragguardevole indipendenza mostrata nella sfera privata: per chi non conoscesse tali vicissitudini, la Rete è piena di informazioni esaurienti riguardo al triangolo sentimentale che coinvolge i cantanti di Suede, Elastica e Blur. Più rilevante è evidenziare l'iniziale militanza di Frischmann nei Suede come chitarrista ritmica. Sebbene la sua personalità si trovasse giocoforza incapace di esprimersi pienamente, compressa tra quelle debordanti di Brett Anderson e di Bernard Butler, vivere e suonare con i pionieri del britpop ha rappresentato per lei una fondamentale fonte di ispirazione. Inoltre, è proprio durante gli anni con i Suede che Frischmann conosce Justin Welch: inizialmente contattato da Anderson e soci per diventare il loro batterista, nel 1992 unisce le forze con la musicista nel frattempo fuoriuscita dalla sua band originaria, andando a formare il primo nucleo degli Elastica. Dopo un momentaneo apporto di Damon Albarn nell'inedita veste di bassista, il duo accoglie a tempo pieno Annie Holland e successivamente Donna Matthews, rispettivamente al basso e alla chitarra solista.
La salita verso la gloria vede il primo passo discografico nel novembre del 1993 con l'uscita di "Stutter". Quattro accordi maggiori suonati a oltre centosettanta Bpm in una canzone di circa due minuti e mezzo mettono subito le cose in chiaro: se si cercano gli eredi delle formazioni punk inglesi quali Buzzococks o Undertones, ma calati nella Cool Britannia, questa è la porta a cui bussare. Le chitarre riempiono lo spettro di frequenza con quell'ampiezza tipica del rock indipendente britannico anni Novanta, ma il suono del brano risulta più ruvido di quanto non lo fosse quello di quasi tutte le coeve band a trazione maschile. A segnare lo smarcamento dal punk-rock che fu c'è il timbro cristallino di Justine Frischmann, maliziosa smascheratrice della défaillance amorosa maschile descritta nel testo, e il giro armonico meno prevedibile rispetto a quelli ostentatamente convenzionali usati dalla generazione di Ramones e Sex Pistols.
I successivi tre singoli "Line Up", "Connection" e "Waking Up" mettono ancor meglio in luce le abilità della band e ne rivelano le ulteriori influenze... per alcuni anche troppo apertamente. In tutte e tre le canzoni è infatti possibile notare similitudini con alcuni brani di Wire e Stranglers; nello specifico, il ritornello di "Line Up" ha un aggancio iniziale molto simile a quello di "I Am The Fly" da "Chairs Missing", "Connection" prende a prestito il riff di "Three Girls Rhumba" da "Pink Flag", in un primo momento senza accreditarlo, mentre gli accordi e l'organo arpeggiato di "Waking Up" rimandano direttamente a "No More Heroes". Accanirsi eccessivamente appare tuttavia ingeneroso: a riprova di ciò basti pensare alle testimonianze di JJ Burnel e Jet Black degli Stranglers a proposito di "Waking Up". Il primo scarica la responsabilità sui propri editori circa l'insistenza nel vedersi attribuite le royalties, sostenendo di non essere disturbato da quello che lui definisce un "plagio come ce ne sono sempre stati", mentre il secondo addirittura ringrazia Frischmann e compagni per l'omaggio.
Quel che dovrebbe interessare a ogni serio appassionato di musica pop o rock è quanto la rielaborazione, anche marcata, riesca a creare qualcosa di nuovo partendo dalla fonte originale, in termini di suono, attitudine, produzione: "Line Up", uscita nel gennaio del 1994, non dovrebbe lasciare dubbi a riguardo. Si tratta infatti di una delle rare e meglio riuscite commistioni tra il nascente britpop (la melodia orecchiabile, la descrizione vignettistica di una ragazza dalla "testa vuota" presente nel testo), il post-punk alienato in voga nel sottobosco alternativo inglese a cavallo tra anni 70 e 80 (lo scontro tra la melodia vocale minore e gli accordi maggiori della chitarra di Matthews) e l'alternative rock (le chitarre che sfoggiano un sapiente ma cospicuo uso di distorsioni e fuzz).
Il 10 ottobre dello stesso anno esce "Connection", il singolo del quartetto destinato a conseguire la maggior fortuna complessiva: dicissettesimo posto nella classifica inglese (sarà superato dal tredicesimo di "Waking Up"), ma soprattutto un ragguardevole cinquantatreesimo posto nella Hot 100 di Billboard. Se ad oggi rimane di gran lunga la canzone degli Elastica di maggior successo negli streaming, il motivo è presto detto: senza nulla togliere a una band cardine del post-punk come i Wire, la potenza e la dinamica del brano è tale da far suonare "Three Girls Rhumba" come un abbozzo, una demo il cui potenziale è stato finalmente sviluppato appieno. Degno di nota l'arrangiamento, che sposa sintetizzatori techno e drum machine con un boogie post-glam abrasivo, memore dei primi Suede.
Ultimo singolo ad anticipare l'album di debutto, "Waking Up" è il capolavoro britpop della band: Justine Frischmann suona l'elettrica "schitarrando" come se fosse un'acustica, mentre Donna Matthews l'accompagna ora arpeggiando (all'unisono con l'organo suonato da Damon Albarn), ora pennando all'ingiù. Matthews suona anche due sezioni soliste semplici ma efficaci dopo i ritornelli; nel secondo, in particolare, si può ascoltare un pregevole interplay, sorta di "doppio assolo", tra le due chitarriste. Il suono delle chitarre è saturo, come si può evincere dal feedback che precede l'attacco della prima strofa, ma non per questo la produzione si crogiola in un sound grezzo o poco lavorato. A dispetto di una melodia a presa rapida e di un andamento uptempo, il testo è una descrizione asciutta e forse parzialmente autobiografica di uno stato mentale di depressione cronica, di incapacità di sobbarcarsi il peso della vita e dei suoi fallimenti:
Lavorerei sodo, ma sono pigraNel marzo del '95 l'hype verso gli Elastica è alle stelle, grazie a una stampa musicale spasmodicamente interessata all'emergente pletora di band britpop e famelica nel servirsi del gossip che circonda la figura di Justine Frischmann. L'omonimo album di debutto della band, al di sopra delle più rosee aspettative degli interessati, ottiene risultati di vendita clamorosi e stabilisce il record britannico per l'album di debutto più velocemente venduto nella prima settimana dall'uscita. Arriva un certo successo anche nell'ostico e redditizio mercato statunitense, a suggello di un'opera che riesce nella difficile impresa di non tradire le aspettative generatesi dopo i primi quattro singoli. Anzi, tra le quindici canzoni in scaletta (sedici nell'edizione americana) è difficile trovare momenti di stanca, tanto si alternano freneticamente umori e trovate diverse. "Hold Me Now", ad esempio, gioca con dissonanze e un canto "monotòno", in "Blue" Frischmann e Matthews cantano armonizzando nel solco della tradizione pop inglese di ogni tempo, dal beat rock allo shoegaze, "2:1" è segnata da un memorabile riff di chitarra dal sapore western, "See That Animal" (originariamente inclusa soltanto nell'edizione Usa del disco, ma oggi inserita stabilmente al suo interno sulle principali piattaforme streaming) è l'occasione in cui anche Welsch e Holland possono mettere in mostra le loro doti di batterista e bassista, laddove altrove a un orecchio distratto potrebbero suonare come semplici comprimari.
Non riesco a sopportare la pressioni e si inizia a vedere
Nel mio cuore, lo sai quanto mi pesa
Una vita fatta di tempo libero non è una vita, sai
Svegliarsi e mettersi in piedi non è mai stato semplice
Who-oh, penso che dovresti saperlo
Prepara un tè, metti su un disco
Lavorerei sodo, ma sono pigra
Ho un sacco di canzoni, ma sono tutte nella mia testa
Prenderò una chitarra e un amante che mi paga
Se non posso essere una star non uscirò dal letto
21/01/2024