Oggi John Hartford [nota 1] è ricordato principalmente in quanto autore di "Gentle On My Mind", uno dei pezzi più coverizzati nella storia della musica country. In particolare, la versione di Glen Campbell è stata la seconda canzone più trasmessa dalle radio americane nella seconda metà del Novecento, superata soltanto da "Yesterday" dei Beatles (fonte: Broadcast Music, Inc.). Cantante dalla voce profonda ma duttile, grande bangioista e violinista, fra il 1967 e il 1970 pubblica sei album per la Rca Victor con cui cambia le regole del gioco e innesca la rivoluzione progressive country [nota 2]: sposa la pulizia del country più urbano alla veracità di quello rurale e genera visioni complesse, con un piglio intellettuale influenzato dal cantautorato rock, ma anche dal movimento psichedelico (sporadicamente infila dissonanze, ardite orchestrazioni o pattern di batteria fino a quel momento inediti per il contesto).
Terminato il contratto, firma per la Warner Bros. e pubblica due album che cambiano radicalmente la sua proposta: si getta infatti a capofitto nel bluegrass [nota 3], una nicchia nella nicchia, ma anche lì stravolge ogni regola. Nel 1971 "Aereo-Plain" si rivela un disco a dir poco radicale per l'ambito: realizzato con la partecipazione di Norman Blake, uno dei più grandi chitarristi country e folk di tutti i tempi, presenta sedici brani dall'indole sperimentale che mostrano melodie con struttura libera, accenti jazzati, frammenti strumentali apparentemente sconnessi, ma anche testi satirici e surreali [nota 4]. Ancora più inaspettato è il cambio dell'approccio canoro di Hartford: se in precedenza il suo stile è sempre stato pulito e vellutato, a un passo da quello dei grandi crooner pop e jazz, ora fa ricorso anche a rapidi scioglilingua, coretti onomatopeici, falsetti sgraziati e sbalzi d'intensità.
Il disco guadagna inaspettatamente un certo seguito, raggiungendo il fondo della top 200 di Billboard (sembra poco, ma per un genere come il bluegrass, a livello discografico da sempre relegato in un angolo, non lo è). Il suo seguito, "Morning Bugle" (1972), non riesce purtroppo a bissarne l'impatto, pur vantando la presenza del contrabbassista Dave Holland, che lo colora di vistose venature jazz. Benché il termine progressive bluegrass fosse all'epoca già in uso, questi dischi ne ridefinirono il significato, essendosi spinti più in là di quanto chiunque avesse osato fino a quel momento.
A quel punto Hartford, dimostrando che forse l'industria delle major non è mai stata la sua casa, decide di non rinnovare il contratto e con una mossa fuori da ogni schema, torna a coltivare la sua più grande passione dopo la musica: la navigazione fluviale. Nato e cresciuto a Saint Louis, proprio dove il Mississippi accoglie il Missouri, l'artista americano è sempre stato affascinato dal fiume, dalle sue rotte commerciali, dai suoi paesaggi e dalla sua mitologia, anche grazie ai romanzi di Mark Twain. Da ragazzo ha lavorato su un rimorchiatore di chiatte e ripensando a quell'esperienza decide di voler ottenere la patente di pilota di battelli. Lavorerà così sulla Julia Belle Swain [nota 5] per tre anni, prima di voler tornare a incidere qualcosa.
Nel 1976 firma un contratto per la Flying Fish, giovane etichetta indipendente specializzata in folk, country, blues e dintorni: il nuovo disco viene pubblicato nel giugno di quello stesso anno. Il titolo è "Mark Twang" e riassume l'intero universo di Hartford, innestando su Mark Twain il termine onomatopeico che indica il suono del bangio. I dieci brani in scaletta sono tutti registrati da Hartford in solitaria e senza sovraincisioni, accompagnandosi di volta in volta con il bangio, il fiddle (ossia, il violino in ambito country e folk) o la chitarra, a cui aggiunge soltanto i battiti dei piedi su una tavola di legno (espediente ripreso dal clogging, tecnica di ballo tradizionale tipica degli Appalachi).
Il disco, sulla carta il suo più sottrattivo e minimalista, si svela anche il suo più libero: senza altri musicisti da dover coordinare e senza più un'etichetta discografica che avanzi pretese, Hartford si sbizzarrisce e il risultato è una sequenza di brani sfilacciati, in cui l'andamento ritmico subisce variazioni a sorpresa, il violino stride, i temi sono costellati di ripetizioni a loro volta incrinate da micro-variazioni, le strutture sono sbilanciate (le sequenze strumentali non sono intermezzi nel cantato, ma viceversa), le metriche del canto si ingolfano fino a fargli mancare il respiro (e per non compromettere la veracità del risultato, il momento in cui riprende il fiato viene lasciato intatto), la voce ringhia, bofonchia, alterna falsetti e bassi, per poi lanciarsi in onomatopee.
I testi costruiscono un concept-album basato per l'appunto sulla vita sul fiume e sulla musica bluegrass, che per Hartford sono a quel punto inestricabili. "Skippin In The Mississippi Dew" apre la scaletta a gran velocità su rasoiate di fiddle:
Beh, sogno una ragazza e un battello col timone,
una stufa nella cabina e un telegrafo di macchina in ottone,
lei appoggiata a un palo vicino alla scala del ponte principale,
capelli lunghi che danzano nella rugiada del Mississippi.
Oh, il fiume scorre largo, scorre profondo, scorre fangoso,
il fiume scorrerà a lungo dopo che me ne sarò andato,
con il battello a vapore che ruota in un'ampia curva,
danzando nella rugiada del Mississippi.
Beh, ho risalito il fiume domenica scorsa,
dodici piedi d’acqua sull’idrometro di Memphis,
non sarebbe casa senza l’acqua fangosa che scorre,
la ruota a pale che danza nella rugiada del Mississippi.
Una volta in primavera mi imbarcavo sul fiume,
trentacinque giorni su un battello della Valley Line,
guadagnavo qualche soldo, in primavera trovavo una ragazza
e partivo danzando nella rugiada del Mississippi
Ancora per fiddle, ma decisamente più pacata, "Long Hot Summer Day" descrive parte della sua esperienza lavorativa:
Devo prendere alcune chiatte vuote qui,
appena saprò dove sono ormeggiate,
legate a quelle scialuppe e pronte a partire,
in una lunga e calda giornata d'estate.
Per ogni giorno che lavoro sul fiume Illinois
mi danno mezza giornata libera pagata,
tutto il tempo a collegare le chiatte,
in una lunga e calda giornata d'estate
Il bangio in fingerpicking sospinge "Let Him Go On, Mama", dedicata a Mike O’Leary, ingegnere capo di un battello che Hartford aveva conosciuto qualche anno prima e la cui figura l'aveva colpito:
Beh, gli piacciono il caffè nero, le uova fritte
e una bistecca T-bone ben cotta,
gli piace un vestito rosso e denti bianchi come perle
e la vista di una bella gamba abbronzata.
Diceva, sai, che negli anni Trenta
non avevi mai la vita facile,
è un macchinista sul fiume Ohio,
lavora nella tratta commerciale con Pittsburgh.
Ha lavorato anche all’ufficio ispezioni a Louisville,
[ma] alla scrivania è rimasto poco,
e suonava in una band su due barche diverse,
lavorando per la compagnia Strackfus.
E tanto tempo fa fumava erba
e si faceva anche la birra in casa
e l’erba arrivava da New Orleans,
prima della Seconda guerra mondiale.
È solo un tipo che ha lavorato sul fiume
tutta la sua vita accanto a una ruota a pale,
dici che è all’antica,
ma non è certo un gran problema
Quasi un intervallo, "Don't Leave Your Records In The Sun", per bangio, non fa altro che raccomandare di non lasciare i vinili sotto al sole (sul finale sia la voce sia il bangio simulano un disco che si incanta). "Tater Tate And Allen Mundy" è un tour de force vocale: dopo una lenta introduzione sulla bellezza del bluegrass, Hartford si precipita a elencare, intonandoli in appena 50 secondi, una novantina di musicisti che hanno fatto grande la scena (sembra che fosse capace di ripetere la cosa anche durante i concerti, anche se non ci sono testimonianze audio o video al riguardo).
"The Julia Belle Swain", ancora per bangio, torna sul fiume, parlando del battello omonimo. Le stanze più interessanti del testo sono la quarta, in cui descrive la composizione dell'equipaggio, per l'epoca piuttosto atipica, e la quinta, in cui racconta le Great Steamboat Race del 1975-76 a cui lui stesso ha partecipato come parte dell'equipaggio:
Ora, la Julia Belle Swain è una nave femminista, la prima che io abbia mai conosciuto,
ha ragazze nella timoneria, ragazze sul ponte e una signora in sala macchine,
ora Donna ha preso la licenza, Cindy sta imparando a manovrare,
la piccola Julie tiene Moon fuori dai guai gironzolando ovunque.
Quando la Julia Belle partecipa a una gara tra battelli a vapore, è davvero difficile da battere,
ha gareggiato contro la Belle Of Louisville, ha battuto la Delta Queen,
non ha bisogno di aiuto per fare manovra, gira su se stessa in un attimo,
e dopo la gara risale il fiume, perché la Julia Belle ha ancora tempo
"Little Cabin Home On The Hill Waugh Waugh" prende la quasi omonima ballata di Bill Monroe, standard del bluegrass, la spoglia della musica e ne recita il testo fino a renderlo incomprensibile, ripetendone sillabe e vocali come a creare una sorta di eco o di effetto tromba. Il "Waugh Waugh" aggiunto al titolo originale sta appunto a imitare il suono che risulta dalla peculiare tecnica usata.
"Austin Minor Sympathy", strumentale per fiddle di quasi sette minuti, cambia radicalmente atteggiamento e osa l'impensabile: sembra infatti tentare un all'epoca inedito matrimonio fra bluegrass e minimalismo classico.
Quasi a voler sconfessare tanta ambizione, "Trying To Do Something To Get Your Attention" chiude le danze mettendo alla berlina le canzoni d'amore. Introdotta da un Hartford convinto che sia troppo difficile scriverne testi sentimentali, mette in fila una serie di espedienti per farsi notare dalla persona amata: un assolo di respiri, un assolo di chitarra (è l'unico brano in scaletta in cui lo strumento è presente) e uno di risucchi e guance percosse.
"Mark Twang" non otterrà ovviamente riscontri commerciali di sorta, ma verrà da subito celebrato da stampa e addetti ai lavori, vincendo nel 1977 un Grammy come "miglior disco di folk etnico o tradizionale". Hartford continuerà a muoversi ai margini dell'industria discografica per tutta la carriera, pur venendo accolto come una leggenda presso i festival dedicati al bluegrass e facendo di tanto in tanto comparsate televisive, volute dai tanti colleghi che lo hanno stimato non solo nel bluegrass (Tony Rice, Béla Fleck), ma negli ambiti più disparati, da Glen Campbell nel country a Jerry Garcia nel rock. Morirà nel 2001 a causa di un linfoma, a 63 anni, appena in tempo per comparire nella colonna sonora milionaria di "O Brother, Where Art Thou?".
Negli ultimi anni il giovane fenomeno Billy Strings, che quasi da solo ha restituito rilevanza al bluegrass, ha mostrato grande ammirazione per l'opera del maestro, suonando più volte al John Hartford Memorial Festival.
[nota 1] Al secolo Harford, venne convinto a modificare il cognome per renderlo più appetibile: a consigliarlo al riguardo fu Chet Atkins, produttore e chitarrista di punta dell'industria di Nashville, che gli rimediò un contratto discografico.
[nota 2] Nulla a che vedere col rock progressivo. Il progressive country fu quella corrente che rilesse l'ambito più tradizionale del genere alla luce della controcultura del periodo, da Bob Dylan e in giù.
[nota 3] Il bluegrass è la corrente della musica country maggiormente decisa a mantenere l'integrità delle radici folk del genere, pur innestandovi elementi innovativi tratti dall'universo jazz. A oggi c'è chi lo considera un contesto esterno al country, benché strettamento correlato.
[nota 4] In "Tear Down The Grand Ole Opry" arriva a immaginare una sacrilega demolizione dell'edificio da cui è trasmesso il Grand Ole Opry, programma radiofonico che va in onda a Nashville dal 1925 e che a tutt'oggi è considerato il simbolo stesso della musica country: ovviamente si tratta di una metafora atta a indicare la commercializzazione del country, a discapito di sue forme ritenute più vicine alle proprie radici, come il bluegrass.
[nota 5] Si tratta della nave utilizzata negli adattamenti cinematografici di "Tom Sawyer" e "Huckleberry Finn" del 1973-'74.
28/09/2025