Kaveret

Sipurei Poogy (Poogy Tales)

1973 (Hed Arzi)
progressive pop, comedy rock, folk rock

Appena tre anni di carriera, dal debutto nel 1973 allo scioglimento nel '76, sono bastati ai Kaveret (כוורת, trad. alveare) per imporsi nell'immaginario locale come la rock band israeliana per antonomasia.
Danny Sanderson (דני סנדרסון), principale forza creativa del progetto, conosce Meir Fenigstein (מאיר פניגשטיין), Gidi Gov (גידי גוב), Alon Oleartchik (אלון אולארצ'יק) e Ephraim Shamir (אפרים שמיר) nel 1968, durante il suo servizio nella troupe d'intrattenimento della Brigata Nahal, in cui rientrano artisti e musicisti che intrattengono i soldati (la Nahal fa parte della fanteria dell'esercito israeliano, ma all'epoca i suoi membri sono impiegati in particolare per attività agricole).

La composizione del gruppo di amici rispecchia in pieno la varietà culturale dell'ancora giovane Stato ebraico: Sanderson è nato in Israele da genitori americani, ha studiato a New York ed è da poco rientrato in patria, Oleartchik è un recente immigrato polacco, così come Shamir, che però è nato in Russia, mentre Fenigstein e Gov sono nati e cresciuti in Israele.
I cinque suonano insieme per la Nahal per un paio d'anni, ma senza che emerga l'ambizione di formare una band in proprio. Nel 1970 Sanderson conosce il conduttore radiofonico Dori Ben-Ze'ev e presto coinvolge gli amici nella realizzazione di vignette musicali con testi comico-satirici per Galei Tzahal, la radio dell'esercito.
In quel frangente nasce Poogy, personaggio bizzarro e scontroso interpretato da Fenigstein, che presto fornisce a Sanderson l'idea per comporre "Opera Poogy", una rock opera ispirata alle tante che stavano uscendo in quel periodo ("S.F. Sorrow", "Tommy", "Arthur"), con una storia surreale e ridicola in cui Poogy, di ritorno dal Giappone, viene sommerso dalle richieste di souvenir dei suoi conoscenti.
L'opera viene registrata in forma di demo, in modo da poterla proporre alle compagnie teatrali, ma non spuntano produttori interessati.

Dopo la fine dell'esperienza nella Nahal, per qualche momento la formazione sembra sfaldarsi, con Oleartchik che se ne va a Londra. Tuttavia la risolutezza di Sanderson tiene in piedi il progetto, Oleartchik ritorna e presto entra in formazione Itzhak Klepter (יצחק קלפטר), che a metà anni Sessanta aveva suonato nei Churchill's, una delle prime rock band israeliane. Il nome del gruppo viene deciso soltanto nel 1972, con l'ingresso di Yoni Rechter (יוני רכטר), che prima suonava nella banda del Corpo di artiglieria israeliano.
La prima e unica formazione dei Kaveret vede alle chitarre Sanderson, Klepter e Shamir, al basso Oleartchik, alla batteria Feginstein e alle tastiere Rechter, mentre nel ruolo di cantanti principali si alternano perlopiù Gov e Shamir, ma tutti partecipano alle armonie vocali e alcuni brani sono cantati collettivamente.

Nel maggio del 1973, durante il Festival ha'Zemer ve'ha'Pizmon (festival della canzone e del ritornello, di fatto il più importante evento musicale nazionale fra il 1960 e il 1980), Gov ha modo di conoscere il produttore Avraham Deshe (noto anche come Pashanel), che si interessa alla band e gli concede di registrare un album presso gli studi Triton, all'epoca i migliori di Tel Aviv.
Le sessioni hanno inizio in giugno e terminano in settembre. Sanderson firma quasi tutto, rimodellando molto del materiale che aveva composto negli anni precedenti, inclusi alcuni frammenti della "Opera Poogy". A differenza di quella, l'album non sviluppa un continuum narrativo: come condizione per assistere le registrazioni, Deshe pone che le canzoni siano indipendenti l'una dall'altra. La band lo accontenta, ma non rinuncia al personaggio di Poogy, che viene menzionato o compare – sempre tramite la voce di Feginstein – in diverse occasioni, tanto che alla fine il titolo scelto sarà "Sipurei Poogy" (i racconti di Poogy).

Di Poogy non si sa nulla, a parte che si ritrova spesso in situazioni surreali e che a sua volta ha un carattere stralunato. Non è tuttavia che uno dei tanti personaggi sopra le righe che popolano il disco e che sono invischiati in scene di cui si fatica a capire il senso, con versi che talvolta sono basati soltanto sul suono delle parole.
L'album è oggi un cardine della cultura israeliana, tanto che alcuni personaggi sono diventati proverbiali. In un articolo scritto per il portale Walla, il giornalista Nadav Menuhin sostiene che i Kaveret siano stati coloro che hanno di fatto introdotto il nonsense e il surrealismo nella canzone locale, influenzando numerosi artisti nei decenni a seguire, tra i quali Isolier Band (איזוליר בנד), Teapacks (טיפקס), Ha'Bilium (הבילויים) e Arutz ha'Kibud (ערוץ הכיבוד).

I Kaveret diventano famosissimi ancora prima che l'album raggiunga i negozi: durante l'estate "Ha'magafaim shel Baruch" e "Shir ha'makolet" vengono inviate alle radio in anteprima e la reazione del pubblico è entusiasta.
In settembre vengono dichiarati band dell'anno sia dalla radio dell'esercito, sia da Kol Israel, il canale radiofonico del servizio pubblico. Il 6 ottobre scoppia la guerra del Kippur e la band viene inviata a suonare in varie basi militari lungo tutto il territorio israeliano, aumentando ulteriormente la propria mitologia.
"Sipurei Poogy" viene pubblicato il 1° novembre, pochi giorni dopo il termine della guerra, con una copertina disegnata da Itamar Newman. In seguito rinomato artista, ma all'epoca semplicemente un amico di Sanderson conosciuto ai tempi della Nahal, Newman ha affermato di essersi ispirato per l'occasione ai pittori fiamminghi del Rinascimento e a tutt'oggi sostiene, scherzosamente, di non essere mai stato pagato per quel lavoro.

La scaletta si apre con la title track, una sorta di jingle pubblicitario in cui la band ripete in coro che "dai racconti di Poogy si può imparare".
Il frammento sfuma dopo appena 50 secondi nella prima vera canzone, "Shir ha'makolet", che a dispetto dell'orecchiabilità e della fama che ne è derivata, è di una complessità labirintica: pur mantenendo il tempo in 4/4, la strofa procede a blocchi di tre battute, mentre dal canto suo il ritornello è all'insegna della bizzarria armonica e si sviluppa senza aderire rigidamente ad alcuna scala [nota 1]. Se ciò non bastasse, a 1:24 iniziano una serie di variazioni e intrecci vocali che alterano gradualmente la struttura del brano, seguiti a 2:27 da uno stacco strumentale guidato da un assolo di pianoforte elettrico, con la batteria che si muove a tempo raddoppiato, sfociando in un finale in cui musica e testo sono talmente interconnessi che, per poter analizzare la prima, bisogna prima passare per il secondo.
La parte iniziale contiene una serie di vignette nostalgiche, ma va gradualmente intricandosi, di pari passo con il tappeto strumentale:

La ricordo nel negozio di alimentari
la ricordo che comprava lì la semola,
mi faceva portare il krembo
e mi chiedeva bottiglie di Tempo,
la ricordo che comprava lì pane al cumino,
la ricordo da tanto tempo, dalla terza elementare.
Give me the money and I'll give you my heart,
attraverso la strada e torno al negozio di alimentari,
ricevo la radio dell'esercito e ricevo nuovi immigrati
dalla Russia (stiamo già arrivando!),
Kfar Shmaryahu

Più che i riferimenti alle vivande locali (il krembo è un dolce, la Tempo una soda), è interessante come la narrazione cambi prospettiva, con il protagonista che prima è impegnato nei ricordi e poi si ritrova indaffarato a servire immigrati russi (uno dei quali, con un pesante accento, minaccia: "Stiamo già arrivando"). Kfar Shmaryahu, che spunta di punto in bianco, è una zona residenziale a nord del distretto di Tel Aviv (potrebbe essere il luogo in cui è ambientata la vicenda? Non è dato sapere).
Il personaggio prova forse dei sentimenti per la donna, come dimostra la frase cantata in inglese, peraltro introdotta da un gioco fonetico che nella traduzione italiana sparisce: "terza elementare" in ebraico si dice "kita gimmel" e la seconda parola ha una pronuncia simile all'inglese "give me".
Subito dopo la memoria si riavvolge, ma questa volta emerge un contrasto fra i due personaggi, con tanto di discorsi diretti:

La ricordo, aveva una bocca e un naso come una gallina,
e diceva di amare i mandarini
e mangiava anche le bucce dei clementini,
"dammi più crema e dammi questo burro" –
"non hai più soldi, perciò torna a casa.
Che faresti se fossi nata un anno prima
dell'invenzione del negozio di alimentari?"

Dopodiché iniziano le variazioni vocali, con una linea che ripete in continuazione "lei va al negozio di alimentari e compra un pollo", mentre le altre riprendono il testo dall'inizio.
Nel finale entra una nuova linea, questa volta il recitativo di un osservatore esterno, che descrive il protagonista, facendo tanto di nome e cognome:

E così sedeva Yudokulis Lipshitz, triste e senza scopo,
e le lacrime uscivano dai suoi occhi senza sosta,
senza sosta, senza sosta, senza sosta, senza sosta,
non importa, non importa, non importa, non importa,
e mastica, e mastica, lei mastica e mastica,
non è Yosef, non è Yosef, non è Yosef, non è Yosef,
e basta così, e basta così, e basta così

Il protagonista ripensa ai tempi andati e rimpiange di non essere riuscito a stringere un rapporto con la donna, poi il recitativo si fonde con i cori e la musica inizia ripetersi con sempre maggiore intensità, seguendo i sentimenti di Yudokulis.
A quel punto scatta la reiterazione dell'ultima espressione recitata ("senza sosta"), che inizia a variare di significato seguendo una precisa gradazione fonetica: anche se nella traduzione in italiano ciò non compare, in ebraico tutte le parole ripetute da lì in poi hanno un suono simile e se per un po' la narrazione regge (Yudokulis piange, poi prova a fingere che non gli interessi, poi ricorda lei che mastica i clementini), a un certo punto rimane solo il suono e il testo perde completamente di senso (da dove spunta e chi sarebbe questo Yosef?), giusto in tempo per portare il tutto a termine ("e basta così").

Oltre alla ricercatezza della struttura musicale e semantica, il brano mette anche in luce l'elevata statura tecnica del gruppo, con un sound classificabile all'interno dell'universo prog, caratterizzato da una grande varietà di sfumature: il piano Fender Rhodes del virtuoso Rechter fornisce un delicato elemento jazz, parente dei coevi musicisti di Canterbury, mentre la chitarra di Klepter tenta screziature blues in sottofondo e il ritornello rimanda nettamente al folk ebraico.
Le armonie vocali, forse influenzate dalla scuola della West Coast, mettono in luce una band con almeno quattro cantanti capaci: nello specifico il solista è Shamir, ma fanno bella figura anche il controcanto, con Gov e Sanderson all'unisono, l'ossessiva variazione di Oleartchik sull'acquisto del pollo e il recitativo finale di Gov. Magari meno nobile tecnicamente, ma dall'effetto esilarante, è l'urlo dell'immigrato russo, affidato a Feginstein (come del resto ogni volta che c'è da fare una voce nasale).
La canzone fornisce lo stampo per l'intero album: brani di pop progressivo con sfumature folk e jazz, in cui complessità e fruibilità vanno a braccetto, densi di armonie vocali e raffinati nugoli strumentali, in cui i fatti narrati non sono necessariamente comici, ma vengono resi tali dall'esposizione, nel segno dell'assurdo.

"Ba'yom u'ba'layla" (voce solista di Shamir, controcanto di Sanderson) è un pop folk etereo, dedicato a una lamentazione d'amore che trova comunque spazio per il gioco ("ho bussato alla porta, hai risposto che non c'eri"), mentre "Sherut atzmi" (Gov alla voce) è un soft rock pianistico che passa in rassegna la vita di un uomo dalla nascita ("ho passato anni nel nido dei miei genitori, ma solo per un periodo di prova") alla vecchiaia ("dicono che mia moglie sta invecchiando, ma stando allo specchio, che mi somiglia tanto, la fabbrica chiuderà presto").
La band tiene comunque a dimostrare di avere diverse modalità espressive e di saper affrontare tematiche importanti con serietà. Lo fa con "Yeled mizdaken" (testo di Oleartchik, voce di Gov), folk rock in tonalità minore con organo elettrico e armonie in falsetto, che affronta la depressione e dai cui ultimi versi si apprende che il protagonista è stato ricoverato in un istituto psichiatrico:

Un ragazzo sta crescendo,
un ragazzo si sta rovinando,
impara la lezione
solo dopo che è caduto.
[Il ragazzo] parla male,
"lascia perdere",
questo è quello che gli dicono
quando cade per strada.
Oggi ti sei svegliato alle due del pomeriggio,
hai visto l'ora, che buio nei tuoi occhi.
Cosa puoi fare quando papà si arrabbia?
Quest'anno dovresti sposarti!
Ti sei alzato e sei andato a Tel Aviv,
hai visto gente che prova a realizzarsi a un prezzo così caro.
Qual è il costo di un ragazzo che ha studiato,
che non vuole vivere e si sente un signor nessuno?
Un ragazzo sta crescendo,
un ragazzo laureato,
parla tanto, ma per noi è poco,
vive nel suo letto,
accende il termosifone,
com'è strano quando la vita è trascorsa nella noia.
Cara mamma,
un ragazzo sta crescendo,
è molto triste,
quando ti portano tuo figlio,
prendimi da parte,
parla a me solo,
voglio giocare con le costruzioni sul tappeto.
Povera mamma

"Lemrot ha'kol" dura circa sette minuti e contrappone il testo più semplice dell'album – una canzone d'amore con appena una o due metafore sulla nazione d'Israele ("nonostante tutto, siamo rimasti qui, sulla terra di chi è pronto") – a una delle musiche più articolate: in parte cavalcata jazz-rock, in parte lento malinconico, benché sia principalmente in 4/4, contiene una miriade di variazioni, spostamenti di accento e momenti in cui cambia il numero di quarti per battuta. A 1'06'' avviene una decisa diminuzione dei bpm, senza che però il tempo si dimezzi (in un'epoca come gli anni Settanta, in cui si era meno avvezzi a suonare rigidamente a metronomo, era più complesso operare cambi di velocità di questo tipo), a 1'19'' si sviluppa una serie di quattro battute di cui tre in 4/4 e una in 3/4, a 3'20'' c'è qualche battuta in tempo ternario e poi in 5/4, a 3'44'' qualcuna in 3/8, e via dicendo.

"Po kavur ha'kelev" è praticamente una filastrocca popolare, con un testo che torna ai confini dell'assurdo, ma soprattutto è il primo brano in cui compare il personaggio di Poogy, con la tipica voce di Feginstein che fa da contraltare alle armonie degli altri. È uno dei testi più sconnessi e consiste in una serie di dialoghi lisergici fra Poogy e un coro. Basta l'attacco a rendere l'idea:

Coro – "Qui è sepolto il cane, qui è sepolto il cane, questo è l'osso della faccenda"
Poogy – "No, è l'osso del cane"
Coro – "Ma il cane è morto da tempo"
Poogy – "Beh, questo è l'osso della faccenda"

La traccia successiva, "Sipur ha'aron", non è una canzone, ma un testo recitato principalmente da Gov, forse il più bello dell'album nel suo afflato a metà fra commedia dei paradossi e fiaba moderna (non è poi distante da alcuni scritti di Gianni Rodari):

Bene, la nostra storia inizia in una grande casa all'angolo tra Via Cosa e Via Perché…
dopotutto, è la casa di Poogy.
E dentro la casa c'è un armadio,
e dentro l'armadio c'è un gruppo di persone che stanno aspettando lì da molto tempo.
Shlomo si sentiva molto a disagio fra tutti quei vestiti
e accanto a lui sedevano Vittora Presto, Hichi Papa e Logi Grasko,
e passavano il tempo per far passare il tempo.
Un giorno si alzarono tutti e uscirono dall'armadio
e mentre stavano fuori dall'armadio
Shlomo all'improvviso ricordò e, con voce impostata, dichiarò:
"Ma Poogy mi aveva chiesto di aspettarlo nell'armadio!".
[Questo] affermò, e prima di poter dire "Jacob Abulafia", [nota 2]
Poogy entrò, tenendo la spesa, e rimase stupefatto.
"Vi avevo detto di aspettarmi nell'armadio!", esclamò,
e tutti avevano espressioni colpevoli negli occhi
perché tutti si sentivano colpevoli,
e siccome nessuno piange sul latte versato, Vittora Presto
versò subito del latte sul pavimento, in modo che nessuno piangesse.
[Poogy] notò il latte sul pavimento, si arrabbiò e disse:
"Non solo non mi avete aspettato nell'armadio,
ma avete anche versato latte sul pavimento?"
A questo punto, tutti realizzarono in che casino si fossero cacciati.
Logi Grasko si nascose sotto al divano e iniziò a fare versi da tappeto,
Vittora Presto pianse sul latte versato
e Hichi Papa, non potendo sostenere la situazione imbarazzante, si sedette.
Logi Grasko, Hichi Papa, Vittora Presto e Shlomo
erano tutti molto, molto dispiaciuti dell'accaduto
e si pentirono di non aver aspettato nell'armadio.
Morale della storia:
è meglio vivere in quattro persone in un armadio
che pagare 550 lire al mese per un appartamento di una stanza e mezza
Ancora al crocevia fra pop folk progressivo e soft rock dalle tinte jazz, "Lo yadanu ma la'asot", con voce solista di Shamir, prosegue il racconto, questa volta senza narratore esterno, ma dal punto di vista di coloro che sono rinchiusi nell'armadio dal prepotente Poogy. Per la seconda e ultima volta in scaletta, il tono si fa tragico: la metafora è di fatto una rappresentazione universale di qualsiasi tipo di malessere (potrebbe addirittura sembrare un simulacro dell'olocausto, cosa tuttavia mai confermata dalla band, che non ha del resto mai tenuto a dare spiegazioni riguardanti i testi).
Non sapevamo cosa fare,
[se] sederci o uscire,
così abbiamo solo sbirciato…
Poogy, non è peccato!
E l'oscurità attorno,
non sappiamo se sia giorno,
ci spingiamo e soffochiamo,
non riusciamo a respirare.
Non capiamo perché all'improvviso
non si senta alcun segno [dall'esterno],
così pensiamo davvero
di essere stati seduti invano.
Nazioni e stati sono appesi alle stelle,
e noi, come tartarughe sulla schiena,
appesi agli attaccapanni.
È doloroso e inutile
vivere dentro un armadio,
e io sto solo implorando,
spero tu capisca cosa è successo.
Poogy, è opprimente!
A "Yossi ma nishma", breve jam strumentale atta in mettere in luce le capacità virtuosistiche degli strumentisti, fa seguito "Ha'magafaim shel Baruch" (voce solista di Sanderson), una sorta di klezmer postmoderno in forma di marcia folk rock, attraversato da stacchetti di pianoforte ragtime. Il testo è una satira sul materialismo, tanto diretta da non avere bisogno di spiegazioni:
Li aveva comprati per poco, erano pieni di sabbia,
li puliva con l'alcol ogni due ore,
li nutriva con la zuppa
e quando vomitavano, stava in silenzio,
li portava al cinema ogni due giorni.
Ma un giorno si svegliò,
ancora assonnato cercò gli stivali nell'armadio,
ma là dove li aveva ripostierano rimasti solo i calzini,
e tutto gli apparve logico:
le scarpe si comprano velocemente
e i calzini non mancano mai,
ma gli stivali e i pantaloni,
che si comprano sempre insieme,
ora sarà molto difficile trovarli.
Partì scalzo per la sua strada,
raffreddato e pure stanco,
e pienamente consapevole della gravità della situazione
e quando chiese a un passante
se avesse visto i suoi stivali…
per decoro ometteremo la risposta.
Baruch cercò nel villaggio e in città,
in una condizione molto delicata,
la depressione metteva a soqquadro la sua mente,
quando si rivolse senza speranza
all'ufficio delle persone scomparse,
il receptionist si infuriò con lui.
E così vicino a una fattoria riempì la sua borraccia,
scoprì delle tracce che non erano state lasciate da molto
e all'improvviso fra i cespugli sentì dei bisbigli,
fra le braccia di un altro ragazzo li vide.
Non sapeva cosa fare,
se ridere o se piangere,
comunque tirò fuori un fazzoletto,
prese il ragazzo da parte
e tirò fuori la pistola,
gli sparò un colpo nel di dietro.
Allora il ragazzo disse "mi spiace",
piegò la coperta
e tornò a casa senza fare il furbo,
e da allora, fino a oggi,
sia nella pioggia, sia con il caldo,
[gli stivali] sono cuciti direttamente alle ossa [di Baruch]
Ha invece bisogno di spiegazioni la conclusiva "Yo ya" (voce solista di Gov), lanciata come singolo dopo la pubblicazione dell'album. Non tanto per la musica, comunque uno dei più travolgenti funk rock dell'epoca, quanto per la quantità di giochi di parole e riferimenti che contiene. Il testo è diviso in stanze, ognuna delle quali racconta le disavventure di un personaggio diverso.
Ho ricevuto una punizione un po' esagerata,
mi hanno condannato a morte,
mi sono seduto sulla sedia elettrica,
ho detto addio all'automobile / al [rango di] soldato.
Se solo potessi almeno
scambiare le sedie,
perché come dicono di solito:
cambia il tuo posto, cambia la tua fortuna.
Nel quarto verso, l'ambiguità fra automobile e soldato è dovuta alla parola "praivet", derivazione dell'inglese "private", che in ebraico può indicare ambo le cose e il contesto specifico non rende comprensibile di quale caso si tratti. Segue l'innodico ritornello, in botta e risposta con il coro:
(Ehi yo ya) chiedo,
(Ehi yo ya) rispondete,
(Ehi yo ya) è giusto?
(Ehi yo ya) non lo sapete.
Nella stanza successiva il gioco è dovuto alla parola "daver", che significa sia "cosa", sia "postino":
Mio fratello collezionava francobolli
infatti lavorava all'ufficio postale.
Distribuiva le lettere,
è anche stato promosso.
Un giorno un supervisore ha notato
che mio fratello collezionava anche le lettere,
dal lavoro è stato subito licenziato,
perché c'è una fine per ogni cosa / postino.
La terza stanza si allaccia a un passaggio biblico – "Va' dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio" – tratto dal "Libro dei Proverbi":
Avevo uno zio così pigro
che era troppo pigro [anche] per poltrire,
andava dalla formica
e tornava di cattivo umore.
Se fosse stato meno stupido,
avrebbe sicuramente saputo che c'è
un'aggiunta nel proverbio:
guarda le sue abitudini e diventa saggio.
Nell'ultima stanza, di un catastrofismo degno dell'ispettore Clouseau, il gioco è fornito dalla parola "tov'im", presente plurale del verbo affogare, e dalla radice "tov", che isolata può significare "buono", "bene", "meglio", creando di fatto una nefasta variazione del detto "due sono meglio di uno":
Mio cugino voleva nuotare
per poter galleggiare sempre,
ha studiato nuoto per corrispondenza
con un bagnino rinomato.
Quando è finalmente entrato nel mare
è sparito in pochi secondi,
in due si sono subito tuffati verso di lui,
perché due affogano meglio di uno
Data l'attesa spasmodica, l'album va a ruba e batte ogni record nell'ancora minuscolo mercato discografico israeliano (la nazione all'epoca contava 3,2 milioni di persone), vendendo 70mila copie in un anno.
Il suo successo si protrae inoltre nel corso del tempo: con il traguardo delle 150mila copie toccato intorno al 1995 (almeno stando alle ricostruzioni del musicista Izhar Ashdot e del quotidiano Yediot Ahronot), si impone come il disco israeliano più venduto fra quelli usciti durante gli anni Settanta, con un distacco abissale su qualsiasi ipotetico concorrente (nessun altro album di quel decennio ha mai raggiunto le 80mila copie).
L'avventura dei Kaveret, come accennato all'inizio, non è stata duratura, ma dopo lo scioglimento tutti loro hanno avviato carriere solistiche di successo e di elevata qualità media, con la sola eccezione di Fenigstein, diventato un importante produttore cinematografico. Non sono comunque mancate occasioni per rimettere insieme la band, se non per produrre nuovo materiale in studio, quanto meno per qualche concerto, salutato ogni volta come un evento.
L'ultima occasione si è avuta il 7 agosto 2013, allo Yarkon Park di Tel Aviv, davanti a 50mila persone, per festeggiare i quarant'anni dal debutto. Purtroppo non ce ne saranno altre, data la morte di Klepter l'8 dicembre 2022, a causa di complicazioni legate alla Bpco.


[nota 1Il collega Marco Sgrignoli spiega quanto segue: il pezzo è costruito sul modo eolico della tonalità di Sol maggiore (più comunemente chiamato Mi minore). La strofa si muove confortevolmente nella tonalità, ma il ritornello spiazza includendo due accordi presi a prestito dalla parallela minore (Sol minore), passando prima sulla settima bemolle e poi sulla terza maggiore, tornando così al Mi minore di partenza con una cadenza perfetta che ristabilisce l'equilibrio.

[nota 2] Hayyim ben Jacob Abulafia (1660-1744), rabbino vissuto a Smirne durante l'Impero ottomano. Ai posteri comprendere il motivo della sua citazione.

19/01/2025

Tracklist

Titolo ebraico (Traslitterazione / Titolo inglese)
  1. סיפורי פוגי (Sipurei Poogy / Poogy Tales)
  2. שיר המכולת (Shir ha'makolet / The Grocery Store)
  3. ביום ובלילה (Ba'yom u'ba'layla / The Cold Shoulder)
  4. שירות עצמי (Sherut atzmi / Self Service)
  5. ילד מזדקן (Yeled mizdaken / Things Could Be Better)
  6. למרות הכל (Lemrot ha'kol / In Spite Of Everything)
  7. פה קבור הכלב (Po kavur ha'kelev / The Crux Of The Matter)
  8. סיפור הארון (Sipur ha'aron / The People In The Closet)
  9. לא ידענו מה לעשות (Lo yadanu ma la'asot / We Didn't Know What To Do)
  10. יוסי מה נשמע (Yossi ma nishma / Joseph What's Happening)
  11. המגפיים של ברוך (Ha'magafaim shel Baruch / Adulterous Boots)
  12. נחמד (Nechmad / It's Been Nice)
  13. יו יה (Yo ya)








Streaming (album originale: 1-13; tracce bonus: 14-18)