La prima metà degli anni Ottanta vide in Polonia l'imporsi di quattro band storiche, rimaste indissolubilmente collegate le une alle altre nell'immaginario locale: Maanam, Perfect, Republika e Lady Pank. Fra queste, i Maanam furono i primi a debuttare su 33 giri, di fatto inaugurando un'era e segnando l'avvento della nowa fala (traduzione letterale di new wave).
La storia del rock locale non è tuttavia parallela al suo corrispettivo angloamericano: negli anni Settanta, infatti, la Polonia non ha sviluppato una corrente punk e alla fine del decennio gli stili dominanti, fra le band, erano ancora prog e hard rock (oltre al semplice pop da classifica, per le meno impegnate).
La scena locale recepì le nuove sonorità provenienti da Regno Unito e Stati Uniti solo quando queste avevano ormai superato lo stile del punk 77. Pertanto, quei musicisti non vissero il punk come fenomeno formativo: furono appunto prog e hard rock a fare loro da fondamenta. Ciò comportò un vistoso effetto collaterale, con le band della nowa fala mediamente dotate di un livello tecnico nettamente superiore alla media delle band post-punk angloamericane, con assoli e virtuosismi che nei loro album sono all'ordine del giorno e di fatto rendono la proposta fortemente peculiare.
I Maanam sono nati a Varsavia nel 1975, per volere di Marek Jackowski, chitarrista di lungo corso, già membro degli Anawa, band progressive folk che dai tardi anni Sessanta al 1972 ha accompagnato il bardo Marek Grechuta (a cui OndaRock ha già dedicato ampio spazio, con tanto di monografia e pietra miliare per l'album "Korowód"). Separatosi dagli Anawa, unisce le forze col polistrumentista Milo Kurtis: dopo alcuni nomi di prova, i due decidono per Maanam, contrazione creativa di "M and M" (ossia, Marek e Milo). Nel frattempo la formazione va incontro a diverse modifiche e alla fine Kurtis molla la presa prima ancora di aver inciso alcunché.
Il nome del progetto rimane tuttavia invariato e dopo la pubblicazione di un 45 giri nel 1979 – contenente "Hamlet" e "Oprócz", due notevoli tentativi pop funk – la squadra si stabilizza, con Jackowski alla chitarra ritmica, sua moglie Olga "Kora" Sipowicz (originaria di Cracovia) alla voce, Ryszard Olesiński alla chitarra solista e Ryszard Kupidura alla batteria.
Questa versione della band, coadiuvata da Krzysztof Olesiński al basso (fratello di Ryszard), incide il secondo 45 giri, pubblicato nel 1980, con "Boskie Buenos" sul primo lato e "Żądza pieniądza" sul retro. Il singolo viene registrato negli studi radiofonici di stato, ma le spese sono a carico della band, che non può pertanto permettersi una produzione all'altezza. Tuttavia, il timbro scheletrico e ispido che ne risulta si addice alla nuova sonorità sviluppata, un post-punk aggressivo con ritmi pressanti, e i brani ottengono una certa diffusione radiofonica.
"Boskie Buenos" costruisce l'archetipo della loro carriera. Jackowski apre le danze con un dinamico groove chitarristico che rimbalza da una cassa all'altra, poi entra la sezione ritmica e infine la voce di Kora, capace di alternare strofe serrate con i suoni secchi tipici dei cluster di consonanti del polacco, così come di prolungare le vocali a pieni polmoni durante il ritornello, e di ammorbidire o arrochire il timbro alla bisogna. Intona un testo surreale e denso di decadentismo, con protagonista una donna di nobili origini – o che si atteggia a tale, poco importa – intenta a civettare con un giornalista adulatore (lo scenario pare sia stato ispirato dal romanzo "Para comerte mejor", pubblicato nel 1969 dallo scrittore argentino Eduardo Gudiño Kieffer):
Cordiali saluti, signor giornalista,
prima di raccontarle i miei piani,
mi chiamo Gladys del Carmen La Torullo Gladys Semiramis.
Voglio ancora una volta andare in Europa
o ancora più lontano, a Buenos Aires.
Si può imparare di più viaggiando,
viaggiare è divino.
Continua a chiedermi cosa penso degli uomini,
ah, signore, quanto è curioso,
naturalmente penso agli uomini,
ma ora devo andare a Buenos Aires.
Quando mi scelsero come sirena del mare,
mi invitarono in prima classe,
mi offrirono dello champagne,
adoro lo champagne a Buenos Aires.
Poi mi chiede se credo nell'astrologia,
nella chiromanzia e negli oroscopi,
in tutte le altre cose dei maghi
e in ciò che riguarda i corpi astrali.
Dunque, riguardo all'astrologia
e, diciamo, ai corpi astrali:
il pianeta Giove e altri oggetti
mi incantano, ma soprattutto a Buenos Aires.
Nel frattempo, addio, signor giornalista
e non dimentichi di inviare
centocinquanta copie del giornale con l'intervista,
le regalerò una foto con autografo
A intersecarsi fra le sue grida e linee vocali è la chitarra di Olesiński, spesso poco celebrato nell'economia della band, in quanto a firmare il materiale erano Kora e Jackowski: eppure i suoi continui assoli risultano doppiamente mirabili, da un lato dimostrando un virtuosismo sorprendente e dall'altro capaci, nonostante la cascata di note prodotte, di non risultare invasivi rispetto alla melodia e ai
riff portanti. È ancora oggi raro trovare chitarristi che non offuschino il resto della band e al contempo sfoggino il proprio bagaglio tecnico senza tenere a freno le proprie capacità.
"Żądza pieniądza" inizia con un unisono della sezione ritmica che va in accelerazione, per poi sospingere un lungo assolo di chitarra, che questa volta anticipa la voce. Kora risulta ancora più aggressiva, anche grazie al testo ridotto all'osso e composto da poche frasi a effetto, con tanto di onomatopee e parole chiave ripetute a oltranza. Questa tecnica era comune a molte fra le band della
nowa fala, inclusi i già citati Perfect e Republika, ma anche a nomi commercialmente meno dominanti, pur con il loro notevole seguito, quali Brygada Kryzys e Klaus Mitffoch.
Per quanto non sia chiaro chi l'abbia adottata per primo (molte fra le band in questione ebbero un lungo apprendistato prima di trovare uno sbocco discografico), è certo che il primo gruppo a farne ufficialmente sfoggio furono i Maanam, segnando un notevole distacco con i versi influenzati dalla poesia tradizionale, tipici del rock polacco fino a quel momento.
Nel caso specifico, il testo è una serie di slogan contro il materialismo ("Desiderio di denaro, mi toglie il sonno, ho una cassa a casa, la cassa è vuota"), ma consente grande libertà all'istrionismo di Kora, che può manipolare parole e suoni a suo piacimento, fra acuti strozzati, spasmi e giochi col vibrato.
Nel giugno 1980 si tiene la diciottesima edizione del Festival di Opole, il più importante evento musicale polacco. I Maanam riescono a esibirvisi in due giornate, il 26 e il 29, suonando entrambe le canzoni del 45 giri. L'interesse che generano in particolare fra i più giovani è immediato: il piglio intellettuale dei testi, la figura carismatica di Kora, con capelli cortissimi, trucco teatrale, vestiario aderente e portamento androgino, l'energia e il dinamismo del suono. Quelle esibizioni segnano un prima e un dopo per la storia della musica popolare locale.
Il festival spalanca loro le porte del mercato discografico. Fra il 25 agosto e il 10 settembre di quello stesso anno la band si reca a Lublino per registrare l'album di debutto, presso lo studio della radio nazionale. Questa volta il progetto vanta il sostegno economico della Wifon, neonata etichetta a controllo statale, oltre all'appoggio di due produttori del calibro di Andrzej Poniatowski e Włodzimierz Kowalczyk (il primo ex-batterista dei Klan, una delle band più importanti del rock polacco anni Settanta – già trattata su questi lidi nello speciale "
L'altro prog"; il secondo per la prima volta in cabina di regia, ma destinato a produrre negli anni seguenti molti dei capolavori della
nowa fala, fra i quali un'altra pietra miliare di OndaRock: "
Nowa Aleksandria" dei Siekiera).
Con la possibilità dare forma alle proprie ambizioni, il quartetto presenta sette nuove canzoni e si mostra intenzionato a registrare
ex novo le due del 45 giri. Nel bel mezzo delle sessioni, per motivi mai resi noti, Kupidura lascia la band e viene sostituito da Paweł Markowski: suonano così in quattro canzoni a testa. Il basso è di nuovo appaltato al fratello di Olesiński, che viene però indicato fra gli ospiti (a sessioni concluse, benché prima dell'uscita dell'album, la band assumerà Bogdan Kowalewski come bassista a tempo pieno).
Conclusi i lavori in due settimane e poco più, non rimane che attendere la pubblicazione dell'album, che arriva il 4 aprile 1981, a sette mesi di distanza (chi volesse un quadro più chiaro sui tempi elefantiaci dell'industria discografica polacca durante il regime comunista, è invitato alla lettura della
monografia dedicata ai Republika).
In apertura è posta "Stoję, stoję, czuję się świetnie", inno all'anticonformismo basato nuovamente su pochi slogan ripetuti ("Tutti mi dicono, sdraiati, siediti, ma io non devo, davvero non voglio" […] "Sto in piedi, mi sento benissimo"), su una base funky che mette in perfetto contrasto l'ossessiva chitarra ritmica di Jackowski con i complessi ghirigori di Olesiński, che combinano sequenze di note acute con l'utilizzo dell'effetto
chorus, generando volutamente una sensazione di lieve stonatura.
Alla nuova versione di "Boskie Buenos" (fedele all'originale, benché il suono risulti ora pieno e maturo) fanno seguito "Biegnij razem ze mną" – inaudito ibrido fra
jangle pop e jazz-rock, che mescola i tipici arpeggi chitarristici del primo con un lungo assolo di sax alto, suonato da Zbigniew Namysłowski, uno dei maestri della ricchissima scena jazz polacca – e la strumentale "Miłość jest cudowna", un pacato susseguirsi di suoni riflessi ottenuti dai due chitarristi con abbondante utilizzo di
chorus e
delay.
Conclude il primo lato del vinile la nuova versione di "Żądza pieniądza", talmente violenta da sfociare nell'
hard rock, così come il brano che apre il retro, "Karuzela marzeń", il cui testo è un perfetto ritratto della vita nella Polonia comunista (ma riesce ad aggirare la censura, rimanendo metaforico e non lanciando accuse esplicite):
Carosello dei sogni, carosello degli eventi,
gira in alto, vortica tra le nuvole,
in basso la folla, una folla densa, aspetta e guarda,
e nel cuore ha la speranza di vedere qualcosa di più.
Conto ancora, conto la vita,
avevo così tanto, così tanto mi è morto,
tanto è andato in paradiso e tanto all'inferno.
Avevo così tanto, così tanto mi è rimasto.
È tanto o è poco?
Propulso da un giro di basso messo ben in evidenza nel mixaggio, "Oddech szczura" è anche uno dei momenti in cui appare più evidente l'utilizzo misurato ma sapiente dello studio sulla voce di Kora, il cui timbro metallico è ottenuto tramite il compressore Urei La-4, già usato per il basso, e il processore digitale Lexicon Prime Time, già usato per le chitarre (per qualsiasi altro dettaglio tecnico sulla produzione si rimanda al seguente scritto di Poniatowski per
High Fidelity). La linea vocale è forse la più complessa della scaletta, con le parole pronunciate a grande velocità eppure scandite perfettamente, senza riprendere fiato (impressionante pensare che la registrazione sia venuta bene al primo tentativo).
La frenesia non è casuale, dato che il testo ha come oggetto una colonia di topi: il brulicare tipico dei roditori viene reso sia tramite il fiume di parole, sia tramite il giro di basso incalzante, sia tramite un effetto sonoro elettronico che mima gli squittii. I topi sono un'evidente metafora in rappresentanza dei dissidenti nella Polonia comunista, che si muovono simbolicamente nel sottosuolo creando grattacapi alle autorità (la cui evocazione, sotto forma di ghigliottina, palesa da che parte si posizionassero i Maanam):
Cosa striscia così? È il pelo di un ratto.
Il primo ratto è già sulle mura
e si strofina contro le pareti,
sta lì, tutto arruffato,
fruscia, striscia e scivola.
Il respiro del ratto accarezza le pareti
e solleva la Terra.
Popolo dei ratti, popolo dei ratti,
gambe, centinaia di gambe che battono, tup, tup, tup.
I ratti si ammassano nelle cantine,
un quartiere turbolento,
la città è in fumo, la città sta morendo.
Il primo ratto è già sulla fune,
nella notte buia si sentono squittii,
sibilano minacciosi i musi dei ratti.
Senza pietà, senza tregua,
la ghigliottina taglia le teste
In forte contrapposizione al brano precedente, "Szał niebieskich ciał" è un
blues rock dall'andamento catatonico, forse influenzato dal più grande
bluesman locale, Tadeusz Nalepa, di cui trasporta la lezione nelle atmosfere degli
anni Ottanta. Lungo quasi otto minuti, si muove meditabondo fra suoni rarefatti, senza mai incresparsi.
Anche in questo caso il testo rispecchia l'andamento, descrivendo la vita castigata e la calma forzata a cui era sottoposto il popolo polacco:
Saturno sferza la Terra con il freddo,
il ghiaccio si insinua nel mio cuore,
si posa volentieri nell’occhio
e raffredda i miei sogni.
Il tempo mi consuma silenziosamente dai talloni,
[poi] corre al trotto verso il mio vicino,
spegne i bagliori, soffoca le parole,
nasconde la gioia nella manica,
e i pianeti impazziscono, e ridono.
Guardo nello specchio gli amici,
sembrano più piccoli, più umili,
con mezzi sorrisi, mezzi sogni,
nei gesti e nelle pose senza senso.
La vita scorre senza fretta,
senza sorrisi e senza peccato
senza tristezza, paura, senza gioia,
senza odio, senza amore
Per ultima, la canzone più nota della scaletta, uno degli inni del rock locale: "Szare miraże". Il ritmo torna a farsi serrato e la chitarra solista è praticamente
heavy metal (con Olesiński che spazia fra
bending, plettrate alternate veloci e
palm muting), abbattendo steccati e ideologie: nei coevi dischi post-punk angloamericani è impossibile scovare un suono simile. Come a voler dare una speranza, dopo i toni desolati del monolite
blues, il testo descrive nuovamente il grigiore della vita durante il regime, ma offre questa volta uno spunto di ribellione, indicando quella condizione come un tormento e invitando, con un espediente escapistico, l'ascoltore a bussare alla porta di Kora:
Solo perché non sei nessuno,
puoi parlare con un altro essere umano,
una vita ricca, piena di segreti,
per l'uomo grigio.
Parole risparmiate, volti, sorrisi,
non parlare troppo, uomo grigio.
Anche se non sei nessuno, resta così,
lascia a me i segreti grigi,
migliaia di volti, centinaia di miraggi,
l'uomo crea metamorfosi.
E che rimanga un mistero
cosa mangi di solito a colazione,
e se durante la settimana fai l'amore
sette volte o cinque.
La tua casa tra centinaia di altre case
con una porta grigia, con un balcone grigio.
Se sei tormentato da sogni grigi,
bussa alla mia porta grigia
Il disco si rivela un successo immediato, risultando il quinto più venduto in Polonia durante il 1981 e rimanendo fra i primi trenta anche nel biennio 1982-83: nelle tre stagioni in questione totalizza 232mila copie vendute (fonte: "Non Stop", mensile d'informazione musicale uscito in Polonia fra il 1972 e il 1990). La cifra verrà poi battuta sia dal secondo album della band, "O!" (1982), con 377mila copie, sia dal quarto, "Mental Cut" (1984), con 302mila, rendendo i Maanam uno dei nomi dominanti del mercato polacco dei primi anni Ottanta. Tuttavia, l'impatto culturale avuto dal debutto e l'unicità del suo contenuto rappresentano qualcosa che va oltre eventuali primati commerciali.
Oggi i Maanam non esistono più: Jackowski si è spento nel 2013, per un infarto, e Kora nel 2018, per un tumore alle ovaie, rispettivamente a 66 e 67 anni. La loro morte ha posto fine a ogni tentativo altrui di portare avanti il nome della band. Non all'eco della loro musica tuttavia, come testimoniano le cover che sono state prodotte nel corso dei decenni da più generazioni di musicisti. Le più importanti, nell'ultima quindicina d'anni, sono state quelle proposte, a più riprese, dalla Męskie Granie Orkiestra, collettivo aperto a cui partecipano tutti i più grandi nomi, perlomeno in ambito pop rock, dell'industria musicale polacca odierna: del resto, sono un po' tutti eredi di Kora, Jackowski e compagni.
Curiosità: l'artwork - La foto della copertina venne scattata da Jacek Szmuc, fotografo di Cracovia legato al movimento "Grupa robocza" (Gruppo di lavoro), fortemente influenzato dal teatro d'avanguardia e dall'estetica bohemien. La band è in posa davanti al furgone che utilizzava all'epoca per girare il paese insieme al proprio manager, Krzysztof Kownacki, molto vicino al movimento hippy locale. Sono due personaggi la cui frequentazione da parte dei Maanam mette bene in luce la loro distanza dalla mentalità punk 77, che vide in luce fortemente negativa sia la cultura bohemien, sia quella hippy.
Sulle traduzioni - Volendo restituire il senso dei testi nella maniera più fedele possibile, è stato evitato un approccio poetico/interpretativo, oltre a essere stato epurato il profluvio di parole ripetute. Qualche sfumatura si è comunque persa: per esempio, nel finale di "Szare miraże", in italiano appare una poco elegante ripetizione del termine "porta grigia", che tuttavia in polacco non sussiste, a causa delle differenti declinazioni delle due parole ("szarymi drzwiami" e "szarych drzwi"). In maniera del tutto fortuita, si è però mantenuta la felice allitterazione presente in "Oddech szczura": "szumi, szura i szeleści" ("fruscia, striscia e scivola").
20/04/2025