I Sanullim sono stati la più importante rock band coreana e l'influenza che hanno avuto sulla scena artistica del loro paese è difficile da descrivere.
Nella seconda metà degli anni Settanta furono di fatto gli unici esponenti della controcultura che la musica locale potesse offrire. Nel 1975 il regime militare guidato da Park Chung-hee aveva infatti messo la mordacchia alla scena rock, accusata di promuovere la decadente cultura occidentale, e a quella folk, considerata l'epicentro dell'attivismo pro-democrazia. Entro fine dell'anno, 223 canzoni locali erano state messe all'indice, col divieto assoluto di trasmissione radiotelevisiva e vendita dei rispettivi dischi. A partire da quel dicembre iniziarono inoltre a venire arrestati tutti gli artisti trovati in possesso di marijuana (dati i metodi autoritari e l'elevata corruzione, è peraltro possibile che diverse fra le vittime non fossero effettivamente in possesso della sostanza): fra i primi, i cantanti folk Yoon Hyung-joo e Lee Jang-hee, nonché Shin Jung-hyeon, il creatore del rock coreano, cantante, chitarrista e produttore di successo.
In poco più di un anno vennero arrestate 137 persone legate all'industria dello spettacolo: la maggior parte delle detenzioni furono brevi, trattandosi di atti simbolici e intimidatori, ma i più sfortunati subirono trattamenti molto severi (il già citato Shin fu trattenuto per quattro mesi e torturato).
L'effetto a cui in realtà si mirava era porre fine alle carriere degli artisti scomodi, benché non sempre fosse necessario l'arresto. Per esempio, Han Dae-soo (cantante folk dallo stile canoro aggressivo e dall'aspetto trasandato, ritenuto un'influenza negativa sui giovani) fu ostracizzato a tal punto che preferì l'esilio negli Stati Uniti, mentre Cho Yong-pil venne prima multato pesantemente e poi costretto a scuse pubbliche umilianti per il possesso di stupefacenti, di fatto mettendo in stallo la propria attività (qualche anno dopo sarebbe diventato il più amato cantante della nazione, ma questa è un'altra storia).
I Sanullim emersero in questo contesto, con l'industria musicale rasa al suolo e ridotta soltanto a due generi: il trot (forma di musica popolare ascoltata principalmente nelle zone rurali e dalle classi sociali meno agiate, equivalente locale dell'enka giapponese) e il folk anestetizzato degli artisti disposti a rinunciare a ogni forma di denuncia sociale.
La storia inizia nel 1973, quando i tre fratelli Kim Chang-wan (voce, chitarre e tastiere), Kim Chang-hoon (basso e cori) e Kim Chang-ik (batteria) – rispettivamente 19, 17 e 15 anni – iniziano a suonare in casa, seguendo la moda degli artisti folk amatoriali del momento (a dispetto delle purghe sopra raccontate, Park aveva inizialmente incoraggiato il movimento, visto come modo per attrarre i giovani verso la cultura coreana, dato che il trot stava calando nelle loro preferenze a favore della musica angloamericana, ma anche francese e italiana – Gianni Morandi non è finito in "Parasite" per caso).
Il nome iniziale della band è Mui (무이), ossia "senza differenze", e i primi anni passati fra casa e ambienti studenteschi si rivelano particolarmente prolifici, facendo accumulare loro un repertorio di 150 canzoni scritte di proprio pugno (principalmente da Chang-wan, ma alcune anche da Chang-hoon). L'attività musicale è vista come un hobby e i tre rimangono ligi ai propri studi, peraltro con rendimenti eccellenti.
Tuttavia, nel settembre del 1977 avviene qualcosa di imprevisto: il canale televisivo Mbc organizza la prima edizione del Festival Universitario della Canzone (대학가요제) [nota 1]. I Mui provano a partecipare, ma vengono squalificati perché Chang-wan si è già laureato. Tuttavia, in gara ci sono anche gli amici Sand Pebbles (샌드 페블즈), con un brano scritto per loro da Chang-hoon, "Na eotteoghae" ("나 어떡해", "Come faccio?").
Il pezzo vince la manifestazione e diventa uno dei successi dell'anno.
Venutosi a sapere che il brano proviene dal repertorio dei Mui, i tre ottengono un contratto discografico con la Srb Records (etichetta nata nel 1975 e destinata a pubblicare molti fra i capolavori della musica coreana). Proprio in quel momento decidono di cambiare nome in Sanullim (산울림), ossia "eco della montagna", ritenuto più efficace.
Entro la fine del '77 il loro album di debutto, "Saenolae mo-eum" ("새노래 모음", "Raccolta di nuove canzoni"), è nei negozi. Il successo di pubblico è immediato: benché nelle melodie, in certe cantilene e nell'approccio poetico ai testi continui a echeggiare il loro passato di band folk, il disco dispiega a sorpresa un suono garage rock saturo di distorsioni.
Il regime non li ferma: si limita a controllarne i testi, ma ritiene evidentemente che, dopo la tabula rasa, la presenza di una band dal suono così irruento possa risultare utile alla propria immagine, almeno presso i più giovani.
Visti i risultati, la casa discografica spinge affinché il trio registri al più presto nuovo materiale, e così nel maggio del 1978 esce "Je2jib" ("제2집", "Secondo album", traslitterabile anche come "Jeijib" se si preferisce indicare la pronuncia del numero).
La copertina mostra una composizione floreale dipinta dallo stesso Chang-wan, che non si rivela affatto casuale: i fiori sono infatti centrali nei testi di otto fra le dieci canzoni in scaletta, rendendolo a tutti gli effetti un concept album.
Come già il debutto, anche "Je2jib" viene registrato su appena due piste, date le limitazioni tecniche dell'industria locale. Il risultato è un suono sottile e piatto a cui il trio cerca di fare da contraltare saturando gli strumenti di effetti, come evidente sin dall'iniziale "Nae ma-eum-e judan-eul kkalgo" ("내 마음에 주단을 깔고", "Stendendo un tappeto di seta nel mio cuore"): il brano ha una lunga introduzione strumentale basata su un ritmo ipnotico che può ricordare il krautrock o il post-punk (splendido esempio di convergenza creativa, dato che nella Corea del Sud dell'epoca non c'era accesso a nessuna pubblicazione appartenente a simili correnti), mentre al di sopra la chitarra si contorce satura di fuzz.
L'approccio allo studio di registrazione è piuttosto diretto: a 3'17'' si può addirittura udire il momento in cui il fuzz viene staccato, una sorta di strappo dopo il quale la chitarra si fa improvvisamente pulita, e finalmente a 3'27'' Chang-wan intona quella che si rivela una canzone d'amore. In un contesto di piena repressione, aprire un brano sentimentale con un muro di distorsioni di oltre tre minuti può essere un atto sovversivo.
Chang-wan ricorda di aver portato l'album, appena uscito, negli studi del canale radiofonico Cbs, per far suonare il pezzo nel programma del produttore Kim Jin-sung, che non si aspettava tuttavia un'introduzione così lunga e fu costretto a troncarlo prima dell'ingresso della voce, per lasciare spazio agli annunci pubblicitari.
La voce di Chang-wan si distingue per il suo tono pulito e all'occorrenza acuto, mentre viene rafforzata da quella di Chang-hoon nel ritornello. Scomparso il fuzz, l'arrangiamento si arricchisce del suono di un organo elettrico (forse un Farfisa, a giudicare dal timbro) e la canzone si rivela particolarmente orecchiabile: molte radio inizieranno a trasmetterla dalla seconda metà, ma a folgorare gli acquirenti del disco sarà proprio quell'introduzione caotica, diventata punto di riferimento per tanti gruppi rock locali nei decenni a seguire.
La successiva "Nolae bulleoyo" ("노래 불러요") accelera l'andamento e questa volta Farfisa e chitarra effettata (con fuzz e phaser) vengono sommati, generando un frastuono psichedelico incessante. La parte vocale è una vera e propria filastrocca, come si evince anche dal testo:
Cantiamo tutti insieme con gioia,
tendiamo l'orecchio al suono di questa canzone,
non svegliamo le stelle che dormono serenamente,
cantiamo sotto la luce della luna piena.
Cantiamo con entusiasmo,
ancora un po'.
Cantiamo tutti insieme con gioia,
dimentichiamo ogni tristezza,
quando i fiori sbocciano su questa splendida terra
nel cuore sorge una melodia
Sui delicati petali del fiore, sbocciato nella fredda nebbia della montagna,
brilla la rugiada del mattino.
Nella foresta, gli uccellini di montagna, come se raccontassero storie antiche,
cinguettano rumorosamente.
Oh, giorni felici
come quel fiore sbocciato nella nebbia,
i bei ricordi passati tra me e te
si dischiudono come un arcobaleno
Fermiamo il ticchettio dell'orologio e tiriamo giù le tende,
mettiamo la notte in un vaso per fiori e la primavera in una gabbia per uccelli,
la stanza piena di ogni cosa possibile
e noi due insieme così, noi due.
Quando la tua mano calda e gentile è sulla mia spalla,
sopra la polvere chiara accumulata come vecchie storie,
se il suono della chitarra si diffonde delicatamente,
sento il tuo respiro sottile sulle mie orecchie
Come faccio se te ne vai all'improvviso?
Come faccio, vivrò avendoti perso?
Come faccio se mi lasci e te ne vai?
Non può essere, no davvero, non andartene.
C'era un segreto che hai tenuto nascosto a qualcuno?
Tu che eri così affettuosa,
tu che eri così gentile,
come puoi fare una cosa del genere?
Non riesco a credere a quelle parole, [che dicono] che te ne vai,
non voglio ascoltare la parola addio
Sembra proprio così,
te ne sei andata, vero?
Senza nemmeno dirmi che tornerai,
mi hai lasciato e te ne sei andata.
Anche nella notte dei grilli e delle oche selvatiche in volo,
davvero tu dormi indifferente.
Fuori dalla finestra c'è solo la luce della luna,
il cuore vaga per la strada di notte,
soffia il freddo vento invernale
che dolcemente mi afferra il colletto
La nostra [persona] amata che parte, vada in pace,
il cuore che la lascia andare sembra scoppiare.
Eoya diiya, sulla strada lontana che percorre la nostra bella [persona] amata,
possano i crisantemi bianchi fiorire abbondanti.
Eoya diiya, se vai adesso, quando tornerai?
Quel volto che sorrideva dolcemente se n’è andato per sempre.
Eoya diiya, è forse un sogno o è la realtà?
Un tuono improvviso a ciel sereno, che significa tutto ciò?
L'album bissa il successo del precedente e consolida la posizione dei Sanullim, che rischia tuttavia di essere minata dal successivo "Je3jib" ("제3집", "Jesamjib"), uscito nel novembre di quello stesso anno, davvero troppo sperimentale per il pubblico dell'epoca: basti pensare che il secondo lato è occupato per intero da "Geudaeneun imi na" ("그대는 이미 나"), suite heavy psych di 18 minuti. I tre si riprenderanno a ogni modo senza problemi, indovinando diversi grandi successi nel corso degli anni Ottanta.
La loro attività discografica termina nel 1997, quando i tempi sono ormai cambiati radicalmente e il K-pop nell'accezione moderna del termine è al centro della scena, in seguito alla rivoluzione di Seo Taiji, già raccontata fra le pietre miliari di OndaRock.
Ogni possibilità di un loro ritorno si chiude il 29 gennaio 2008, quando Chang-ik muore in un incidente: i due fratelli non se la sentono di riesumare la sigla senza di lui.
Rimangono le canzoni, che hanno aiutato una generazione a superare un periodo che pareva altrimenti senza speranze e che in seguito, a testimonianza di ciò, sono apparse in tanti film su quell'epoca, da "Peppermint Candy" di Lee Chang-dong (1999) a "A Taxi Driver" di Jang Hoon (2017).
Oggi Chang-hoon vive negli Stati Uniti, dove era emigrato già nel 1984 e da dove rientrava solo per promuovere i dischi della band.
Chang-wan è invece una delle più grandi icone della cultura coreana, con un'azione a trecentosessanta gradi: oltre a essere autore di libri, produttore di altri musicisti e attore dei più richiesti (almeno fra quelli sopra una certa età), continua a portare in giro l'opera dei Sanullim con la Kim Chang-wan Band, in cui si fa accompagnare da musicisti che potrebbero essere suoi nipoti.
[nota 1] Lo scopo del programma, da tenersi con cadenza annuale, era sostanzialmente di incanalare gli sforzi creativi dei cantanti folk dell'ambiente universitario, in modo da evitare l'emergere di nuove frange militanti. L'operazione si rivelerà un enorme successo di pubblico, tuttavia non servirà a fermare il malcontento studentesco, che deflagrerà nelle proteste del 1980, soffocate nel tristemente noto massacro di Gwangju (quando però a capo del regime militare non c'era più Park, ma Chun Doo-hwan).
[nota 2] L'esempio più celebre: nel 1972 Park chiese a Shin Jung-hyeon una canzone che celebrasse la sua figura e il musicista rispose registrando "Aleumdaun gangsan" ("아름다운 강산", "Splendidi paesaggi"), che descriveva la bellezza naturale del paese senza fare alcun accenno al dittatore. In retrospettiva, si può individuare in quell'episodio il momento in cui l'artista divenne inviso al regime.
Per approfondire:
- Intervista a Kim Chang-wan (Red Bull Music Academy)
- Sanullim (Namuwiki)
- "South Korean Popular Folk Music: The Genre That Defined 1970s Youth Culture" (Rosaleen Rhee)
01/06/2025