Triana

El patio

1975 (Movieplay)
rock andaluz, progressive rock

Là dove nelle cordigliera betica, iberici, celti e vandali si sono nei millenni meticciati con i califfati in una religiosa convergenza tra le bandiere della mezza luna e quelle barbare, vi sono delle terre già solcate dai nostrani sin dagli albori della prima colonia romana, italica, l'attuale Santiponce, nei pressi di Siviglia; terre poi evangelizzate sotto le alleanze aragonesi, dopo le polverose incursioni moresche. E, al di là di tale regionalismo, chi ha in qualche modo frequentato e esplorato le zone più o meno recondite al di là dei Pirenei si sarà imbattuto prima o dopo nei suoni della música andaluz.
Solo nei bollori del tegame sivigliano, tra gli azulejos delle cucine in ceramica, poteva nascere un suono variopinto come quello degli spagnoli Triana. Eppure la loro musica ha valicato le vette della Sierra Nevada ed è diventata patrimonio della storia rock di una nazione. Dalla isole atlantiche fino ai Paesi Baschi sono ormai annoverati come leggendari vessilli della cultura flamenca, avendo creato un insolito e unico connubio tra chitarra spagnola e musica rock, con sfumature sinfoniche e progressive, che ha avuto notevoli lasciti, anche al di là dei confini della loro patria. Sarà infatti capitato a qualche nottambulo come il sottoscritto di essersi imbattuto, sotto l'Aguere di Tenerife o magari all'Alameda sivigliana, in qualche callejero munito di acustica strimpellando accordi dalla spiccata sensibilità gitana. 

Di lì poi, sarà partita la curiosità di saperne qualcosa di più. La sensazione di volersi dissetare da questa sorgente sonora, così rara e nascosta tanto da essere un unicum poche volte replicato anche nella stessa storia della musica popolare iberica. Il flamenco è infatti una meditazione in musica, nasce come preghiera popolana, naturale sintesi di misticismo islamico e preghiera cristiana, in uno sfogo libero dei propri sentimenti, più o meno poetici o erotici che siano.
Esso ha origine come canto accompagnato da una ritimica casuale e primitiva, fortemente radicato nelle tradizioni dei sobborghi andalusi, primi su tutti la zona del Sacromonte di Granada, a ridosso delle mura scarlatte dell'Alhambra, e il quartiere gitano di Triana, da cui il gruppo prende il nome, il rovescio della medaglia della Siviglia gotica e regale, l'altra sponda del Guadalquavir, e sua vera faccia, quella dei ghetti, dei ceramisti e dei falegnami, delle sarte e degli scudieri.

In tale contesto, il gruppo instilla nell'alambicco un desueto quanto visionario mood progressivo, che stava muovendo i primi passi nella musica popolare spagnola dell'epoca. La Siviglia povera, quindi, che al di là delle nere sponde fluviali, guardava il lucente fulgore della Torre dell'Oro e sentiva prima gli echi delle lontane sure, poi i salmi e i rintocchi delle campane della Giralda in epoca mudéjar, mentre batteva ferro su incudine proprio con la frequenza di come oggi si battono i tasti di un computer.
E nel 1975, proprio dai fermenti del battello ebbro della Feria de Santa Ana, alla fine dell'epopea del Caudillo Franco, Jesús de la Rosa Luque (voce e tastiere), Eduardo Rodríguez Rodway (cori e chitarra) e Juan José Palacios "Tele" (batteria), si riuniscono dopo le passate esperienze in complessi minori (De la Rosa frequentava anche musicisti dell'ambiente londinese, avendo fatto parte dei Tabaca, di stampo CSN&Y) e pubblicano il loro primo disco dagli Estudios Kirios di Madrid, "El patio", proprio come risposta militante al paradigma franchista, anche se il successivo "Hijos del Agobio" alzerà di molto i toni politici. 
"El patio" è un disco di arte e mestiere, puro orgasmo sonoro che importa le istanze psichedeliche British e le inserisce nella tecnica chirarristica andalusa. Eppure il disco inizialmente non ebbe eccessivo seguito, mentre alla fine degli anni Settanta verrà gradualmente scoperto anche con la crescita della notorietà del gruppo e con il conseguimento del disco d'oro per l'album "Sombra y luz" (1980). Questo perché l'ambiente madrileño in cui il primo disco è stato registrato era ancora ostile alle influenze meridionali della cultura gitana, soprattutto sotto il governo franchista. Possiamo anche dire che tuttora questo retaggio culturale è rimasto parzialmente invariato.

I Triana vedono la luce con "Abre la puerta", prima traccia del disco, suite di quasi dieci minuti, una sorta di "Innuendo" ante litteram con un tortuoso flamenco narrativo che accompagna il canto ispirato di Jesús de la Rosa. 
Qui vengono in mente proprio i paesaggi allucinati dai torpori dell'hashish tra le
cuevas del Sacromonte e la fonte della Ermita de San Miguel, dove un mirador
dalle alture di Granada apre la vista a un sole crepuscolare tondo e rosso. 
L'incedere nostalgico della successiva "Luminosa mañana" introduce "Recuerdos de una noche", che rincara la dose della traccia introduttiva con una delizia gitana che rende l'atmosfera decisamente elettrica, proprio come si avverte con il passaggio dalla voce raminga di Jesus alla chitarra hendrixiana di Edoardo Rodriguez, che fa la sua versione di "Voodoo Child" sempre in chiave gipsy.
Ma il cuore del disco è "Sé de un lugar": la semplicità madornale della poetica del testo esprime e concentra la tensione della lirica amorosa, sublimando proprio l'essenza di quello che è il flamenco. Un canto meditato, quasi simbolista, recitato ad alta voce come un mal d'amore, madrigale della natura e allo stesso tempo richiamo dell'amata. La chitarra ci fa capire che siamo di fronte a musicisti di spessore: qui Rodriguez tocca il suo apice irripetibile, con un assolo che fraseggia davvero da manuale, facendo vibrare le corde dell'anima, mentre De la Rosa chiude con i suoi vagiti in acuto, che ricordano la presenza scenica di un Robert Plant o uno Ian Gillan.

La successiva "Dialogo" è un canto d'amore sotto la luna piena, ritornando su una forma più lenta e riflessiva, con una cadenza di grande cifra stilistica.
"En el lago" trasporta il pensiero nella sfera trasognata dell'Es, un sogno in riva a un lago:

Abbiamo visto insieme l’alba e il lago ha riflesso i nostri sogni, in silenzio siamo caduti, accanto al grande monte, quello che ci ha dato l’amore. Non posso negare che mi ha fatto male, che il mio cuore fugge da te. Devi essere come la mattina del giorno in cui ti ho conosciuto
Chiude una coda psichedelica con crescendo che sfocia nel raga rock. La finale "Todo es de color" apre con il canto del gallo, ci risveglia dal sogno, un Mellotron solo accennato accompagna la Spanish key di Rodway.  
Com'è bella la primavera quando arriva, il garofano che hai alla finestra mi fa ricordare il quartiere di Triana
La sensazione che si ha alla fine dell'ascolto è che un disco così di impatto in terra iberica fu all'epoca tanto raro quanto necessario. Fu uno scambio complementare, un'osmosi: da Siviglia a Madrid conobbero il rock progressivo in risposta al regime, mentre a un livello globale il gruppo ribadì l'essenzialità della cultura flamenca, alla base della chitarra nella musica moderna. 

"Hijos del Agobio" e l'ancora più prog "Sombra y Luz" continuano il percorso iniziato con "El patio" in modo quasi eccelso, la loro esperienza coprirà tutto l'arco degli anni Settanta per poi chiudersi tragicamente: il 13 ottobre 1983 alle 6 del pomeriggio, la Citroën che Jesús de la Rosa Luque stava guidando si scontrò frontalmente con un furgone proveniente da Santander. Successe vicino Villariezo, a Burgos, quando tornava da San Sebastián, da un concerto di beneficenza per le vittime delle inondazioni. Il suo compagno e amico, Javier Osmas, rimase ferito. Rodriguez tentò una reunion nel '94, con risultati discreti e apprezzati dai fan storici.
Il 2 novembre 2018, in occasione del 35° anniversario della sua morte, De la Rosa è stato omaggiato con una targa commemorativa nella sua città natale, riunendo una moltitudine di persone provenienti da molte parti del paese, amanti della sua musica e la sua poesia, difensori della sua eredità. Una giornata in suo onore, che ha visto la partecipazione di Rodway, unico membro vivente della mitica band, nonché del figlio di Jesús, Ramiro de la Rosa, e gran parte della sua famiglia, che ha concluso con uno spettacolare concerto degli Zaguán, ad Alameda de Hércules, un'eccezionale enclave della città di Siviglia.
Difficile non osservare le scorribande della loro musica nel tempo: Medina Azahara nel loro ambito specifico, da Jarabe de Palo a El Niño de Elche, passando per Manu Chao, El Bicho (Miguel Campello) fino alla trap moderna della compianta Gata Cattana, altro volto della musica andalusa contemporanea scomparso prematuramente.

Quei tre ragazzi che dal patio fatiscente del loro cuarto, splendidamente raffigurato in copertina, imboccarono il sentiero e, smarrita la via, passarono per le porte strette delle loro casas de campo alla ricerca del loro personale graal. Giovani corsari che nell'aprile del '77 chiusero l'egemonia franchista riversandosi per le strade del paese.

(Revisione di Federico Romagnoli)

05/10/2025

Tracklist

  1. Abre la puerta
  2. Luminosa mañana
  3. Recuerdos de una noche
  4. Sé de un lugar
  5. Diálogo
  6. En el lago
  7. Todo es de color




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