Udo Lindenberg und Das Panik Orchester

Alles klar auf der Andrea Doria

1973 (Telefunken)
deutschrock

Il terzo album di Udo Lindenberg, nonché il primo cointestato alla sua band di accompagnamento, la Panik Orchester, è a tutti gli effetti uno dei dischi che inaugurarono la grande stagione del rock cantato in tedesco, in patria viene comunemente chiamato deutschrock (di cui il krautrock non fa parte, primo perché troppo di nicchia, secondo perché stilisticamente distante, terzo perché spesso cantato in inglese, quando non del tutto strumentale). 
Certo, alla sua uscita lo stesso Lindenberg aveva già pubblicato due album e altre formazioni fondanti come Ton Steine Scherben e Lied des Teufels avevano mossi i primi passi, tuttavia quando si pensa al rock nella sua variante germanofona, non si può non puntare i fari sul ruolo rivestito da “Alles klar auf der Andrea Doria”, il disco che aprì un nuovo mercato per questo tipo di proposta.
Non soltanto si tratta di uno dei primi capolavori del rock in tedesco, ma anche di un’opera estremamente legata alla situazione locale dell’epoca. Pittore, pensatore, attivista socialdemocratico e batterista, un artista tout court dunque, Udo Lindenberg cristallizza infatti nella sua opera, con non poca fantasia e geniali scelte allegoriche, lo stato politico di un paese ancora segnato da profonde discrepanze sociali e culturali, nonché dalla divisione post-bellica in Germania Ovest e Ddr.

Originario di Gronau, nel ricco e siderurgico land della Renania Settentrionale-Vestfalia, Lindenberg fa parte, come batterista e secondariamente come cantante, di innumerevoli formazioni jazz-rock della scena tedesca. Fra il 1970 e il 1972 il suo nome compare nei dischi di Niagara, Free Orbit, Doldinger's Motherhood, Passport, Emergency e Kravetz. 
Quando però cerca di mettere in piedi una carriera in proprio, si allontana da jam e improvvisazioni, per tentare una strada di mezzo fra il rock e il cantautorato. Scorie jazzistiche continueranno ad affiorare qua e là in fase di arrangiamento, ma senza più alterare la struttura dei brani.
Il Lindenberg di inizio carriera è un autore pienamente consapevole della fragilità della situazione politica tedesca, ma guarda e canta spesso e volentieri verso l’altro lato della Germania, sognando che il rock possa abbattere le barriere sociali ed economiche innalzate dopo la spartizione.
Lo accompagnano Steffi Stephan (basso), Thomas Kretschmer (chitarre), Karl Allaut (chitarre) e Gottfried Böttger (tastiere), conosciuti in parte nelle band di cui aveva già fatto parte e in parte in quanto già affermati turnisti. Lindenberg, oltre a cantare e suonare la batteria, siede anche alla console, affiancato da quel Thomas Kukuck incontrato ai tempi dei Kravetz e che sarebbe poi finito a produrre i Novalis.

“Alles klar auf der Andrea Doria” è segnato da un approccio alla materia maturo e contaminato. Lindenberg e la Panik Orchester scelgono la forma canzone come mezzo d’elezione per veicolare i propri messaggi, così come per ragioni simboliche citano i Rolling Stones e i Beatles, ma adoperano suoni e soluzioni pescati dal progressive, arrangiamenti di tastiere sia acustiche, sia elettroniche, rigogliosi affondi di ottoni jazzati e archi cameristici, nonché voci filtrate e bizzarrie psichedeliche.
Su basi tanto versatili, Lindenberg piazza le sue parole migliori, finendo col confezionare una sfilata di brani di culto della canzone tedesca, un paio dei quali poi divenuti classici anche per il grande pubblico. Il cantautore della Ruhr non ha un approccio metaforico alla scrittura, è invece un paroliere dedito alla costruzione di immagini e scenari, capace di immergere chi l’ascolta nei contesti più disparati: una nave festante, il grigio trasognato di Alexanderplatz, il vicoletto di un quartiere residenziale del nord-ovest tedesco. Le sue filastrocche coinvolgenti arrivano dritte al punto, commuovono e smuovono la coscienza.
Allo "Zio Pö" una band di pensionati
suona dixieland da vent'anni,
hanno anche una groupie,
si chiama Rosa o qualcosa del genere
e balla sul tavolo come una cubista.
E poi c’è Paula da St. Pauli
che si spoglia sempre,
e Lola festeggia il compleanno
e beve sul fatto
che sarà veramente tanto vecchia quanto già sembra
Sono queste le parole che, insieme a un rock’n’roll brioso, costruito all’unisono da chitarra, ottoni e pianoforte, ci portano sul transatlantico che intitola il disco e la sua omonima traccia d’apertura, lo stesso che Lindenberg e i suoi pirati rock guidano divertiti sulla copertina.
È una scena festosa, benché carica di connotati nostalgici, ma è soprattutto la fotografia dell’attimo che precede la tragedia. I personaggi descritti ignorano lo schianto in cui la nave costruita a Genova sarebbe incorsa durante la sua navigazione verso New York, quando il suo ventre di metallo sarebbe rimasto squarciato dalla prua della motonave Stockholm, lasciando in mare cinquantuno vite. Il viaggio tronfio e tragico della nave battente bandiera italiana diventa così l’allegoria di un paese che va avanti facendosi forza tra mille difficoltà, dissimulando sicurezza e integrità.
Continuano a fioccare groove, riff di chitarra e anche qualche lampo di sintetizzatore nella successiva “Boogie Woogie-Mädchen”, sorta di manifesto rock in cui Lindenberg presenta se stesso e la band agli ascoltatori, mentre nella terza traccia, intitolata “Nichts haut einen Seemann um”, soffia il vento del mare del nord. 
Le barche sono ancora a largo,
il bar è ancora vuoto,
eccezion fatta per il vecchio capitano.
Lui è sempre lì,
non naviga più,
si siede lì ogni pomeriggio e prova il rum
e dopo il terzo bicchiere inizia a cantare sommessamente
"Niente abbatte un marinaio"
e sogna dei suoi migliori giorni
Le parole di Lindenberg si fanno più dolenti, il suo sguardo cantautoriale racconta pensieroso di un vecchio avventuriero. Dimessa, lenta e salmastra, la Panik Orchester punta sulla cadenza malinconica della chitarra acustica e della fisarmonica per costruire uno scenario marittimo brumoso e malinconico, prima di inondare il finale di sibili sintetici e assoli di chitarra distorta. Siamo alla terza traccia e “Alles klar auf der Andrea Doria” conta già su una delle migliori tracce di apertura e di una delle migliori ballate di tutto il deutschrock.
L’altra fuoriclasse di questa categoria è “Cello”, che si è aggiudicata nel corso del tempo la fama di classico della canzone d’autore tedesca. 
E oggi tu vivi a Erfurt
e il tuo violoncello giace in cantina.
Avanti, ritiralo fuori
e suonalo splendidamente come facevi un tempo.
Suonavi il violoncello
in tutte le sale della nostra zona,
mi sedevo sempre in prima fila
e ti trovavo così esaltante
Aperta da una frase melanconica di violoncello, che ritornerà sempre più carica di malinconia nel corso della canzone, “Cello” racconta la storia dell’ammirazione di un fan per una violoncellista del suo circondario, che segue adorante in qualsiasi concerto lei esegua, fino al giorno in cui questa si trasferisce altrove e appende l’archetto al chiodo. A questo punto della storia, il suono del violoncello diventa quello dei ricordi di gioventù e l’uomo rivolgerà alla suonatrice una supplica disperata. È qui che l’adorazione verso la musicista si trasfigura in quella per la musica e il suo potere evocativo.
La malinconia, sia essa pervasa di speranza o di disillusione, è al centro anche di altri brani. Torreggia nella fiduciosa “Wir wollen doch einfach nur zusammen sein”, dove tra languidi riff di chitarra e rintocchi di pianoforte la protagonista sogna un concerto in Alexanderplatz durante il quale i Rolling Stones possano dividere il palco con una band di Mosca. È più subdola invece quando sguscia tra le folate di armonica di “Er wollte nach London”, storia di un ragazzo i cui continui viaggi e cambi di prospettiva non sono riusciti a risolvere una profonda crisi esistenziale:
È stato a Londra e a Parigi
Ha visitato molte grandi città
Ha dormito sulle dure panchine di tanti parchi
E su morbidi petti d‘acqua
E sentiva che, in qualche modo, quello di cui era alla ricerca,
quello che realmente voleva
in realtà non gli era ancora chiaro
Quando la scena non è dominata da visioni politiche d’unità e solidarietà, grandi slanci introspettivi o storie pescate tra i volti di una folla immaginaria ma non troppo, Lindenberg e la sua band fanno ardere il fuoco inestinguibile del rock’n’roll.
È da questo punto fondamentale la filastrocca folle “Du heißt jetzt Jeremias”, un pastiche psichedelico per voci filtrate e campanacci in cui Lindenberg viene investito del ruolo di rockstar tedesca da un angelo, vivendo il ruolo come una sorta di missione blasfema.
L’altra notte alle tre e tre quarti
ho avuto un‘apparizione.
D’improvviso un angelo è apparso alla mia porta
e ha chiesto la mia opinione.
Era bianco come un lenzuolo e bianca era la sua veste,
alzò la sua mano argentata
e mi disse: buongiorno, sei stato scelto,
il mondo ha bisogno di un nuovo messia.
Poi mi ha rasato la testa
e ha detto: il tuo nome non è più Udo,
ora ti chiami Geremia
In “Dr. Chicago” un sax rovente e un pianoforte boogie-woogie friggono al passo di un concitato rhythm and blues, una dichiarazione d’intenti con cui l’artista mette in scena il ruolo liberatorio della musica verso i giovani.
Ad arricchire ulteriormente il carniere delle influenze un finale bizzarro – a metà fra campanilismo o autoparodia – affidato ai 48 sgangherati secondi di “Die größte Liebe”, uno schlager in piena regola.
 
Laddove il precedente “Daumen im Wind” (1972) ha venduto appena settemila copie, “Alles klar auf der Andrea Doria” segna il primo ingresso in classifica di Lindenberg, arrivando a toccare il numero 23 e rimanendo nella top 50 per sei mesi. Un risultato non dominante, ma comunque sufficiente a raggiungere le 100mila copie vendute, ad aprire nuove strade al mercato locale e a spianare la strada per lo stesso autore, il cui successivo “Ball Pompös” (1974) raggiungerà il numero 3 e supererà le 250mila copie. 
Oggi Lindenberg è una delle leggende della musica tedesca, in particolare grazie all'operazione di rilancio avvenuta a partire dal 2008, con una lunga striscia di best seller: altra vicenda e altro momento storico, che è però potuta avvenire grazie ai semi piantati da questa pietra miliare del 1973.

14/07/2024

Tracklist

  1. Alles klar auf der Andrea Doria
  2. Boogie Woogie-Mädchen
  3. Nichts haut einen Seemann um
  4. Ganz egal
  5. Du heißt jetzt Jeremias
  6. Wir wollen doch einfach nur zusammen sein
  7. Dr. Chicago
  8. Cello
  9. Er wollte nach London
  10. Die größte Liebe
  11. Tief Im Süden *
  12. Rock'N'Roll Band *
* Tracce bonus aggiunte a partire dalla ristampa in Cd del 2002




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