Ma stasera al palasport c'è un concerto rock, ci sono teenagers di gomma, marziani dello zoo, scimmie di plastica in blue jeans, almeno una dozzina di leoni tutti convinti di essere i soli, e c'è un gruppo che suona, ma la musica chi la sente, non gliene frega niente, lo spettacolo è la gente!
Prima dell'Arlecchino elettronico, dell'
easy-pop sintetico, del
punk, e dello ska. Grande innovatore spesso sottovalutato, se non addirittura colpevolmente dimenticato,
Alberto Camerini diede avvio alla sua carriera sotto la Cramps Records con "Cenerentola e il pane quotidiano", all'interno del quale fuse linee
progressive e jazz-rock con folk e musica d'autore, qualche vezzo
country, rock 'n' roll, beat e samba, insieme a vari elementi tipici del
sound della sua terra natia, il Brasile. Musicista affermato, nel 1976, anno di pubblicazione dell'esordio, aveva già raggiunto un buon grado di maturità, collezionando numerose collaborazioni in qualità di
sessionman con artisti di livello, tra i quali spiccano
Ornella Vanoni,
Donatella Rettore,
Patty Pravo,
Eugenio Finardi, Lucio Fabbri (
PFM), Ricky Belloni (
New Trolls),
Claudio Rocchi, Fabio Treves,
Matia Bazar, Equipe 84 e Fausto Leali.
Prodotto insieme a Finardi e a Massimo Villa, il
concept illustra la storia di una Cenerentola moderna (per gli
anni Settanta e in fin dei conti persino per la realtà di oggi) e il contesto che la circonda, includendo i primi esercizi di scrittura di Camerini, che inizia a sperimentare e giocare con le tematiche favolistiche, che torneranno a più riprese nel corso delle sue opere, a cui mescola sapientemente argomenti di società, costume, e politica. In sala di registrazione si alternano inoltre numerosi fuoriclasse a supporto, tra cui il già citato Fabbri al violino, Pepè Gagliardi e
Patrizio Fariselli al piano elettrico,
Paolo Tofani alla chitarra, Walter Calloni alla batteria, Lucio Bardi al mandolino elettrico, Paolo Donnarumma e Hugh Bullen al basso e Claudio Pascoli al sax.
Il disco è introdotto dalla scarna melodia sghemba, incentrata su voce e chitarra, de "La ballata dell'invasione degli extraterrestri": al tempo probabilmente allusione ai gruppi extraparlamentari e a coloro che non si sentivano rappresentati da nessuno, suona ancora molto attuale se riferita al concetto di diversità in generale e agli invisibili che vivono ai margini. I ritmi coinvolgenti della strumentale "Maracatù F.C." cedono il passo alla samba agrodolce dell'inno irriverente di "Pane quotidiano", brano chiave dove il cantautore si butta a capofitto sul cibo, elemento fondamentale per vivere, qui utilizzato per mostrare uno spaccato della società e delle ideologie di costume, perfettamente bilanciato da un pizzico di ironia e un cucchiaino di amarezza.
Tranquillizzante artificiale c'è la radio, la tv,
Gratificante chimico la pillola ti tira su,
Benzina per la macchina per poter dimenticare
Notevolmente in anticipo sui tempi, "Droga (aiutami dottore)" è incentrata sul senso di alienazione e sulla dipendenza da medicine e
mass media per tentare di contrastare stress e depressione nella vita di tutti i giorni e trovare un equilibrio fondamentale; il pensiero vola fin da subito ai
Prozac+, arrivati ben vent'anni più tardi, e ovviamente anche al mondo odierno, dove la televisione è stata sostituita dal bisogno di essere perennemente online e le dipendenze da sostanze per sottrarsi (almeno per un po') alla realtà abbondano.
Altra traccia a dir poco profetica è l'autobiografica "Sicurezza", critica tra country e folk, mossa da giri armonici di chitarra acustica e svolazzi di piano, ispirata ai movimenti popolari e al timore di prendere strade diverse da quelle ritenute consuete.
Ma tu non vuoi cambiare niente
Non vuoi nessuna novità
A te tutto così va bene
Tanto sai già che finirà
Col tuo stipendio assicurato
Che qui niente cambierà
Nel tuo futuro programmato
Paura della libertà
Tra i pezzi forti figurano l'accoppiata "La straordinaria storia dell'invenzione della televisione (A colori)", trionfo orchestrale di arpeggi che intrecciano archi elettrici, mandolino, chitarra e piano, chiuso da giochi di batteria e spezzoni di cartoni animati, e la dolce
ballad "Tv Baby (Gli eroi della televisione)"; entrambi muovono critiche ai modelli e ai falsi "ideali" proposti - oggi li definiremmo direttamente "imposti" - dai media.
La frenetica festa folk di "S. Marta", tarantella infuocata e dominata da scacciapensieri, violino e mandolino, apre all'epica conclusione affidata a "Cenerentola". Lungo i suoi otto minuti, la canzone viaggia attraverso le ritmiche scalmanate della fusion, influenze prog-rock condite da synth e Minimoog, una parodia della
chanson pop
à-la "
Je t'aime... moi non plus" (includendo anche un piccolo e fugace cameo di Eugenio Finardi) e una coda strumentale retta magistralmente da batteria, sax e piano elettrico, seguendo passo per passo il travolgente sabato sera di una giovane sola e sfruttata al lavoro, sempre in attesa del weekend e di un possibile principe azzurro.
Concept album intriso della disillusione dominante nel corso dei
Seventies e ancora oggi così tremendamente attuale per i tanti aspetti trattati nelle sue liriche, più taglienti di quanto si possa pensare a una prima lettura distratta, "Cenerentola e il pane quotidiano" ha gettato silenziosamente tanti semi che vedranno concretezza nei dischi successivi di Alberto Camerini, che di lì a qualche anno si farà conoscere al grande pubblico con le sue maschere, il trucco
glam di rimando a rockstar come
David Bowie, (introducendo e) navigando a vista tra
punk,
new wave, elettronica, ska e molto altro. Camaleontico, inafferrabile e libero da etichette e compromessi di sorta.
24/11/2024