"Jazz In The Space Age" rimane un punto fermo nella storia del jazz grandorchestrale, dopo quello di Duke Ellington e di Charles Mingus. Uscito per la Decca nel 1960, vedeva la partecipazione anche dei giovani e già talentuosi pianisti Bill Evans e Paul Bley, oltre che solisti di gran vaglia della big band di Russell.
L'album è rappresentato da una suite in tre parti (però, stranamente, non legate tra loro), "Chromatic Universe", caratterizzata da un post-bop sincopato con sottili cambi di tempo e dall'armonia anche abbastanza scarna. La lunga "Dimensions", altro punto centrale dell'album, è l'episodio dove meglio si concentrano le teorie modali di Russell, anche se gli splendidi arrangiamenti in puro stile Gil Evans un po' tradiscono quelle peculiari caratteristiche discendenti dalla musica orientale.
Le altrettanto lunghe "The Lydiot" e "Waltz From Outer Space" presentano ottimi interventi solistici, in particolare quelli al pianoforte di Bill Evans, ma anche la sezione ritmica fa la sua egregia parte. Qui, in quanto a stile orchestrale, potremmo dire che ci troviamo in un ambito alla Charles Mingus.
Non mancano eccentrici esperimenti, specie nei geniali arrangiamenti del bandleader (si possono riscontrare sopratutto in "Chromatic Universe"). Chiudono questa bella ristampa (ottimamente rimasterizzata e con belle note introduttive di Morton James) quattro bonus-track registrate dal vivo nel 1960 (al Berkshire Music Barn, a Lennox, nel Massachusetts), in cui abbiamo un'anticipazione del successivo album di Russell, "Stratusphunk" (Riverside 1961), con appunto l'omonima title track, "Things New" e una "Dance Class", scritta da Carla Bley.
Lo stile è lo stesso tipico di Russell, solo qui un po' meno sperimentale del solito.
Una ghiotta occasione per accaparrarsi questa ristampa, uscita all'inizio del 2011. Questo Sun Ra del cool-jazz non deve mancare in nessuna discoteca che si rispetti. Consiglio anche di procurarsi i dischi (ristampati dalla nostra Soul Note) che Russell registrò in Norvegia alla fine degli anni sessanta con Terje Rypdal e Jan Garbarek. Trattasi di puro electronic abstract-jazz.
(06/04/2011)