M.A.S.S.

Revolution

2004 (Trema / Barclay)
garage-rock

Sembra impossibile far cominciare una rivoluzione partendo dalla tradizione, ma a volte la rivoluzione parte da concetti assodati, assimilati al meglio e reiterati. La rivoluzione a volte non sconvolge dal punto di vista del contenuto, ma dell'approccio. E questo è ciò che sta dietro al debutto dei M.A.S.S., band londinese formatasi nel 2002 capeggiata dalla tumultuosa Justine Berry, e che ha attirato l'attenzione dei media nell'ultimo periodo, causa esaltanti performance fornite di spalla a gruppi di grido come Muse, Libertines e Datsuns.

Lasciando scorrere il disco, c'è ben poco di rivoluzionario come vorrebbero farci intendere, le canzoni pigiano dannatamente sull'acceleratore a ritmi forsennati, seguendo il canovaccio cassa-rullante, giro di basso che tambureggia, facendo notare chiaramente di aver studiato con attenzione il viscerale "garage" moderno, e il gioco è fatto.
Qualcuno sicuramente si ridesterà non appena si farà sorprendere dall'iniziale "Testify", colonna sonora di un famoso spot pubblicitario di non molto tempo fa, pezzo tirato e venereo, una rapida fiammata come del resto tutto il disco, e come del resto fanno capire i titoli di tutte le canzoni ("Get Ready", "Don't Wanna Wait Anymore", ecc.).

La tracccia che dà il titolo all'album, "Revolution", risulta essere sicuramente uno dei pezzi più riusciti, un possibile (o forse meglio dire "probabile") sanguinolento inno generazionale, che trova le sue profonde radici in quel punk-rock britannico che riaffiora spontaneamente da ogni ruvida cavalcata in cui si esibiscono, sputandolo fuori con la veemenza di un gruppo che non smorza mai i toni e non si permette minimamente di abbassare il volume degli amplificatori.

I ritmi sostenuti mantengono "molta carne al fuoco", e loro sul fuoco ci soffiano in continuazione non concedendo più di tante distrazioni, soprattutto quando sopravviene l'impetuoso singolo "Hey Gravity", che richiederebbe ai più la maschera dell'ossigeno, e che dimostra che il gruppo sia ormai inesorabilmente pronto per il grande salto di qualità. Il risultato finale è sicuramente convincente, non c'è dubbio.
Il "Guardian" ha definito il loro, un rock'n' roll "infetto", e la definizione mi sembra decisamente calzare. Mantengono per quaranta e passa minuti il voltaggio piuttosto alto; hanno probabilmente anche loro da raccontare quegli improvvisi attacchi febbrili dai quali sono stati colti in passato gli Yeah Yeah Yeahs di Karen O.

Un disco di cui magari si può fare a meno, che non scalerà sicuramente le playlist, e che non mantiene le promesse di rivoluzione, ma che se non altro raggiunge l'obiettivo di farsi ascoltare senza troppi patemi.

12/12/2006

Tracklist

1. Testify
2. Live A Little
3. Get Ready
4. Don't Wanna Wait Anymore
5. Fake Talk
6. Give Me A Break
7. Revolution
8. Deaf To Your Answers
9. Hey Gravity
10. Something Tells Me