Brilla di una luce tutta particolare questo "Explode", sfuggente perla nera frutto della collaborazione tra la maliarda Agf e l'alchimista minimal-techno Vladislav Delay. Musica complessa per animi sensibili, suoni secchi, a tratti aspri, violenti breakbeat e cantato erotico che si incastra flebile tra intricate maglie elettroniche. E' proprio l'interpretazione di Agf a fungere da collante armonico, a rendere fluido un suono che altrimenti rischierebbe di arenarsi causa una oltremodo pronunciata frammentazione ritmica; tutto funziona però, e alla perfezione.
Ma cos'è questo disco? Più che dal trip-hop, troppo astratta e scarnificata la texture per essere tale, "Explode" pare attingere dall'influente esperienza Laika/Moonshake, nella reiterazione ossessiva delle battute, nella riproposizione di rumori ipnotici come di radioattive schegge post-kraut-minimaliste.
Evoca paesaggi pregni di angoscia metropolitana, la musica di "Explode", menti solitarie che vagano catatoniche nell'oscurità, tra vicoli decadenti, sirene che riecheggiano in lontananza, urla soffocate, una sorta di "Strange Days" dal finale non scritto. E' rappresentazione prima che delizia uditiva, visioni che semioticamente si cibano dei residui dell'evo industriale, rigurgitati nelle vesti di antropologiche testimonianze di una civiltà al collasso. Eppure si legge nel booklet: "This record is dedicated to the nature…we decided to make this record while we spent the summer 2004 in north Finland in a place of solitude and silence…" Il disco si apre con "Do Protest", spirale di sensualità sottovuoto, per poi proseguire con il battito ossessivo di "Explode Baby", una sorta di Can intorpiditi da intense luci al neon.
"All Lies On Us" non può essere raccontata per quanto è toccante, solo un'avvertenza: ascoltatela con distacco emotivo o il cuore potrebbe sanguinare.
Leggera deriva eniana tra i solchi di "A Distant View", ode postmoderna eseguita in una locanda alla fine dei mondi, suono incontaminato di un menestrello cyberpunk intrappolato nell'entropia dei sensi. Ma è invece dura arringa contro l'ambiente dei lustrini, delle miss, dello sfarzoso edonismo travestito da sordido perbenismo in versi come "people look like rich and bored/ living only for the moment/in gold and paper/ living only for the moment/ fashion on stage/…entertainment for the rich".
La parte centrale del lavoro è sintesi a-strutturata dei rumori della città. Il suono sembra regredire a uno stato di prealfabetizzazione musicale, senza forma né caratterizzazione stilistica; è nitido sound painting su una tavolozza d'aria. Non v'è linea melodica portante, solo schizzi che si materializzano dal nulla per poi dissolversi improvvisamente. Esemplificative in tal senso la melmosa "Restrict", giocata su apatiche iterazioni percussive e "Slow Living", traccia numero dieci per la cronaca, claudicante soul music da Marte.
Si torna a un minimo di canovaccio con "Distributor", deliquio psichedelicho suggestionato da rimembranze Bowery Electric, per poi chiudere la partita con i fennesziani romantic drones di "From Morning On".
Frutto della precarietà, dell'incertezza, della paura di ciò cui siamo giocoforza soggetti, "Explode" non fa che acuire il senso di inquietudine e inadeguatezza, scoprire le nostre fragilità al cospetto della caducità degli eventi, rendere vivido che l'effimero viaggia a velocità doppia rispetto ai bisogni dello spirito.
Oscuro, voluttuoso, alieno, quasi capolavoro.
10/05/2012