Bobby Conn & The Glass Gypsies

Live Classics Vol. 1

2005 (Thrill Jockey)
glam-rock

So cosa avete pensato, aprendo questa pagina. Ma se il titolo vi è parso pretenzioso non avete osservato la tracklist. In questo disco è contenuto davvero il meglio della produzione di Bobby Conn: assolve così la doppia funzione di primo album dal vivo e primo best. Una decina di anni di carriera, quattro Lp e uno strampalato Ep di canzoni d'amore tirate per i capelli. Magari non saranno "classici" tout court, ma i suoi classici sicuramente sì, dal primo (una "Never Get Ahead" ripescata dall'esordio) all'ultimo.

Lo spirito dei concerti del ragazzo di Chicago lo si intuisce già dall'intro, in cui il nostro spiega ai presenti che sta registrando un album dal vivo e quindi avrebbe bisogno dei rumori del pubblico. Per questo chiede a tutti di urlare come se avessero appena ascoltato la migliore canzone che abbiano mai sentito e attacca "Angels", una delle sue melodie più riuscite.
E tanto per continuare con i pezzi forti, le fa seguito "We Come In Peace", punta di diamante dell'ultimo album di studio, "The Homeland". Conn invita a unirsi alla famiglia, e quale tipo di famiglia sia lo si capisce seguendo le tracce della sua carriera, e il suo modo di presentarsi dal vivo. Il suo, infatti, è un clan in stile Celentano o, se vogliamo restare in ambito internazionale, alla Prince. Una specie di comune allegramente fuori tempo massimo, vestita d'argento e zatteroni, neanche fosse il 1972. D'altra parte, in comunione con un certo spirito hippie, la componente glam è forse quella che incide maggiormente sia sull'opera che sul personaggio Bobby Conn. D'altra parte, può un uomo che ha ribattezzato la sua band The Glass Gypsies non aver subito l'influenza di Bowie?

Comunque qualcosa cambia, fra gli album di studio e questo live. Difficile, infatti, mantenere tutte le trame che Conn riesce a ottenere in studio. Qualche cosa ci si doveva inventare, allora, per non far perdere alle canzoni l'efficacia originale. La soluzione è in linea con il personaggio: un maggiore apporto di sfrontatissime chitarre che non temono il kitsch e una totale indisponibilità a rinunciare a un solo intreccio vocale presente su disco, anche a costo di far cantare i più stonati membri della band.
Ma come sempre accade con il nostro, ciò che lo salva (anzi, che lo rende unico e a suo modo eccezionale) è la totale consapevolezza di quello che fa, la sua abilità nell'applicare le capacità riflessive e il know-how del post-rock a musiche così istintive come il glam e il rock'n'roll. Questo rende non solo accettabili, ma addirittura divertenti alcune tamarrate chitarristiche che avrebbero imbarazzato pure gli Europe dei tempi d'oro. Così "Axis '67 Part 2" non è hendrixiana solo nel titolo, ma è sempre un Hendrix follemente declinato secondo il verbo di Bobby Conn. "Rise Up", title track del suo album migliore, ha invece tutta la melodrammaticità decadente dei Roxy Music prima di lanciarsi su un ritmo disco contornato di falsetti e chitarrone.

Il suo lato più camp fa prepotentemente mostra di sé nell'accoppiata "Baby Man"-"Baby Man Refrain". Rock'n'roll senza pudore la prima, glam all'ennesima potenza (o post-glam, se preferite) il refrain, cantato come se fosse un inedito del "Rocky Horror", eliminato all'ultimo secondo dal repertorio di Frank'n'Furter. Peccato che l'altra perla camp, "Home Sweet Home", sia godibile solo in uno dei due filmati Quicktime.
Eh già, perché i concerti di Bobby Conn, proprio come quelli di un suo illustre predecessore, sono assolutamente sound and vision. La componente spettacolare, lo show allestito, le tutine metallizzate sono imprescindibili, indissolubili dalla sua musica. Per questo i due filmati sono così preziosi, per questo ne avremmo voluti avere altri ancora, per questo un cd forse non basta per raccontare tutto Bobby Conn, anche se è un ottimo punto di partenza.

Tracklist

  1. Intro
  2. Angels
  3. We Come In Peace
  4. Axis '67 Part 2
  5. Winners
  6. Cashing Objections
  7. Interlude
  8. Style I Need
  9. Baby Man
  10. Baby Man Refrain
  11. No Revolution
  12. Guitar Solo
  13. White Bread
  14. United Nations
  15. Rise Up
  16. Never Get Ahead

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