Due anni di lavoro, perfezionando un colloquio con una natura
che, scivolando nel vortice delle stagioni, costeggia vite private e allarga gli
orizzonti angusti di una provincia assopita. Tornano i Milaus, una delle band
più apprezzate dell'underground nostrano. La formazione valtellinese prova a
dare un seguito e a muoversi nella scia di quel "Rock Da City" che nel 2003
aveva destato buone impressioni. Indie-(pop-)rock (per quello che vuol dire…),
tra complessità e leggerezza, melodia e rumore. Uno sfondo in cui si muovono
anche le nove composizioni di questo "JJJ", aperto alla comprensione delle
meraviglie che riempiono gli orizzonti delle piccole cose, capaci di divertire e
stupire ("Attitude To The Funny Things"; "Traffic"). Un piccolo mondo,
provinciale, per l'appunto, ma in cui i grandi temi non mancano di far
riecheggiare la propria voce, anche se, a dirla tutta, quasi mai la musica
sembra raccoglierne la portata lirica.
Non si può avere tutto dalla
vita, si sa. "She's Back Again", sul tema del ritorno, scivola su filigrane
inquiete, delineando il mistero dietro scenografie minime, impalpabili ("It's
Coming"). In primo piano, anche il tepore di una vita prossima al risveglio
primaverile, in cui la libertà si percepisce come un'avventura esaltante ("It's
A Miracle", uno sfogo nato improvviso e tutto sommato poco incisivo). Lame
lisergiche e grumi noise, una buona dose di cantabilità sconnessa e blande
memorie di Pavement, Sebadoh, dEUS… e chi più ne ha più ne metta. Non
chiedete di più, fate finta di niente. Accontentatevi di ripassare la lezione da
angolature spigolose ("Searching In All Love Songs"), dedicando anima e corpo a
una cavalcata impetuosa che stancamente trapassa in dolente rassegnazione,
oppure assaporando il gusto dolceamaro della memoria, funkeggiando con fare
disinibito ("As I Used To Be").
I Milaus appaiono, oggi più che mai,
indecisi, in transizione, alla ricerca dell'ago, più che della bussola. Il
solito assalto "punkettone" ("So Beautiful") e le ampie volute della title
track recintano un discorso apprezzabile, che farà di certo felice i fan.
Tuttavia, nel mare magnum dell'odierna produzione musicale, "JJJ" appare proprio
come uno di quei dischi che finiscono con l'esaurire tutte le sfumature nel
breve volgere di un ascolto. Insomma: una delusione. Ma siamo fiduciosi per il
futuro, anche perché i ragazzi hanno dimostrato in passato di avere talento.