Spitalfield

Stop Doing Bad Things

2005 (Victory)
power rock

Gli Spitalfield sono un quartetto power rock nato a Chicago nel 1998, composto da Mark Rose (voce), T.J. Minich (basso), Dan Lowder (chitarra) e J.D. Romero (drums). L’esordio discografico è rintracciabile nel 2001 con l’album “Faster Crashes Harder”, al quale seguì l’anno successivo l’Ep di cinque pezzi “The Cloak And Dagger Club”. A seguito del passaggio alla Victory Records venne pubblicato nel 2003 “Remember Right Now” che iniziò a destare un certo interesse nei confronti di critica e pubblico nel panorama indie rock statunitense.

 

Se qualcuno potrà essersi incuriosito ascoltando i lavori precedenti, “Stop Doing Bad Things” rappresenta un passo quanto meno imbarazzante per chi voglia cercare di difendere le scelte artistiche del gruppo. La sensazione che si ha è di un eccesso di pulizia, quasi ci trovassimo al cospetto di una boy band desiderosa di vestire abiti post grunge. C’è chi li accosta stilisticamente ai Foo Fighters, ma la somiglianza pare più verso le pubblicazioni meno riuscite di Puddle Of Mudd e Creed, o di tutte quelle band che hanno vissuto il proprio momento d’oro plagiando apertamente l’estro di Cobain e Vedder. Le chitarre in “Stop Doing Bad Things” hanno suoni troppo levigati e la ricerca del ritornello epico non dà quasi mai i risultati sperati, risulta inoltre penalizzante l’assenza di almeno una ballad in grado di spezzare i ritmi sempre esasperatamente tirati.

 

Oltre a tale confusione generale, si scorge una preoccupante carenza di idee, riflessa in canzoni che tendono ad assomigliarsi non soltanto nella struttura ma anche nei suoni. Per farsi un’idea, basti prestare attenzione all’iniziale “So I Heard You Joined A Convent”, ben rappresentativa del sound dell’intero lavoro. L’unico guizzo degno di nota è rintracciabile in “What Were You Thinking”, che inizia acustica ma poi va a perdersi nel marasma complessivo. La voce di Mark Rose non convince pienamente e persino l’abbigliamento sfoggiato nei photo book ufficiali rimanda più a dei Boyzone imbronciati piuttosto che agli eroi emulati.

 

I brani sono quasi tutti composti da Rose e Minich, i quali evidentemente hanno trascorso molto tempo libero fra MTV e lo stereo del fratello maggiore che scandiva canzoni sul disagio adolescenziale. Sin dai titoli si traggono spunti contro il potere del dio dollaro, contro le città cresciute senza criterio, contro lo stato dell’Illinois, sottolineando il bisogno di ritornare alle cose semplici. Il tutto schitarrato con invadente prevedibilità e senza alcun guizzo di rilievo. Il risultato è plastic alt-rock for pop lovers.

12/06/2013

Tracklist

  1. So I Heard You Joined A Convent
  2. Texa$ With A Dollar Sign
  3. Gold Dust Vs. State Of Illinois
  4. What Were You Thinking?
  5. Tampa Bum Blues
  6. Restraining Order Blues
  7. The Future Is Now
  8. Van Buren
  9. From The Desk Of B. Larsen
  10. Building A Better City By Design
  11. Simple Minds, Simple Lives

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