I Guther sono, all’inizio, la personale emanazione artistica di
Julia Guther. Nasce così, nel 2003 (sempre su Morr Music), “I Know You Know”,
collezione di piece pop fortemente influenzate dai produttori teutonici
del giro berlinese (Lali Puna,
Isan, Notwist). A partire da
quell’esperienza, la Guther e il suo fido compagno Berend Intelmann hanno
cercato di mettere in comune sensibilità e istanze poetiche facendole convergere
il più possibile verso un progetto maggiormente corale. Radunando attorno a sé
Patrick Arp (chitarra) e Katie Zahn (flauto), il disegno artistico di Guther può
ora dichiararsi apertamente bandistico.
“Sundet”, secondo album a nome
Guther nell’attuale formazione, è infatti una questione più tradizionale (un po’
come i già citati tardi Lali Puna, ma su un livello superiore). I suoni
elettronici sono relegati a semplici contorni, o a decorazioni minute. Il cuore
poetico dell’opera sta nelle canzoni e nelle piccole elaborazioni di forma e
struttura. La prima delle undici, “Still In This Town”, muove da un segnale
distorto sovrapposto a un arpeggio tra il soffice e l’ipnotico per ritrovarsi
piece veloce e sincopata, appena disturbata da bagliori lontani nel
chorus , intercalata con zone di stasi serena e chiusa da carezze di
vibrafono. “Trick Or Treat” è una piccola poesia a base di dolce psichedelia
elettroacustica, dalla quale germogliano chitarra e basso e percussioni povere
che via via acquistano in robustezza.
Al di là di questi due validi
esempi di umiltà pop, il resto dell’album mostra falle esecutive o realizzative
che - però - riescono pure a farsi perdonare. Il canto della Guther viene a noia
nella pregevole chiusa di “Two Minds Inbetween” (intro con batteria jazzy
, unisoni di chitarre mutevoli suonate come tastiere, cantilena e
accompagnamento free-form ), mentre le sincopi di “No Need To Mention”
rimangono troppo banalotte, e gli accenti Stereolab conditi con svarioni
lounge di “A Brief Encounter” sono più gesta di produzione che altro. Ma
questo non offusca, in ogni caso, l’armonia di brani come la canzona delicata di
“Who Was First”, con elegante ispessimento di chitarre nella chiusa, la
ninnananna ansiogena di “Afraid” dallo scaltro avvicendamento strofa-ritornello,
il foxtrot su nota tenuta di “Even When It's Not” in comunione con un
college-pop etereo.
La più compatta e frugale delle uscite Morr
2006. Per quanto algido, risaputo, troppo impalpabile, è pur sempre un disco che
sfida talune convenzioni melodiche - volontariamente o meno - tramite una degna
unità d’azione e di mezzi. Il produttore, in pianta stabile anch’esso, è Norman
Nitzsche (già con Contriva).
15/10/2006
1. Still In This Town
2. Statements
3. Many Frames Per Moment
4. Throwing Thoughts
5. Trick Or Treat
6. Who Was First
7. Afraid
8. Even When It's Not
9. A Brief Encounter
10. No Need To Mention
11. Two Minds Inbetween