Nem

Güneste Yalniz

2006 (Emi)
pop

Emre Koylu e Hakan Özlücan, fra i primi promotori della cosiddetta new wave turca diffusasi anche all’estero grazie all’etichetta Kent, sono i nomi dietro l’ensemble Nem, curioso esperimento di coniugare pop e cantautorato (d’importazione) in un paese tradizionalmente refrattario alla modernizzazione culturale. “Güneste Yalniz”, prima vera produzione estesa del gruppo dopo tre E e un mini-album datato 2003, attirò l’attenzione della critica fin dalla sua uscita nei primi mesi del 2005 per quel sound orecchiabile e accurato che spinse alcuni a definire la band di Koylu come i Coldplay saraceni.
In effetti, il paragone con il gruppo inglese non sembra improprio, soprattutto rapportando questo “Güneste Yalniz” con “Parachutes” (analogia che ricorre fin dalla copertina del disco). Emuli dei Coldplay o meno (“Melekler Düserken” sembra la cover di “Yellow”), i Nem propongono i medesimi elementi: ritmo easy listening, appeal sempre gradevole, testi mesti e a volte criptici, impostazione generale misurata ma comunque predisposta a (rari) strali sperimentali.

La title track che apre il disco riassume un po’ i sopracitati ingredienti. La voce di Koylu s’inserisce discretamente dopo un’efficace combinazione di pianoforte e batteria a tempo (ad opera di Levent Kutlutürk) in un tessuto sonoro malinconico ed evocativo. L’atmosfera mite e nostalgica che avvolge quasi integralmente l’album si stempera nella successiva “Melekler Düserken” dove le influenze dei Nem si manifestano esplicitamente (non solo Coldplay ma anche Tori Amos e Cardigans) per riprendere vigore con “Nükleer Kis”, ottima ballata dal sapore agrodolce che ricorda i Doves di “Lost Souls”. La band turca si guarda dall’avventurarsi in strutture più audaci o articolate (quasi tutte le tracce non superano i tre minuti) scegliendo sempre soluzioni classiche e fortemente godibili.

Le ballate sommesse con la loro aura malinconica e cinematografica sono gli ambienti dentro i quali i Nem sembrano trovarsi a proprio agio. “Kirilana Dek Büküldüm” tratteggia paesaggi autunnali e frammentari con la sua chitarra acustica misurata e una partitura per pianoforte di innegabile bellezza. L’impressione che i Nem ricerchino sempre la melodia trova ulteriori dimostrazioni in “Bir Zamanlar” e nella breve ma intensa “Kus Evi” dove le chitarre (ancora rigorosamente acustiche) e il basso di Kivanç Bosuter aprono al folk da viaggio proprio di formazioni ben più quotate. “Yarim Kalan Hayaller Yasindayiz”, primo singolo scelto per il mercato internazionale, è la sintesi del Nem-pensiero: musica pop da camera, con la calda voce di Koylu che racconta di amori indecifrati e indecifrabili su uno sfondo agreste. Si tratta senz’altro del picco più alto del disco dove la band riepiloga eloquentemente la propria poetica crepuscolare, mostrando al contempo di non disdegnare itinerari commerciali ma nient’affatto scontati.

“Güneste Yalniz” scorre via impreziosito di altri episodi interessanti (la cascata di chitarre di “Günese Bakarken”, l’approccio corale di “Hakettim Mi”) fino all’epilogo con la splendente inquietudine di “Siyah Martilar” e la pastorale “Sabah Isiltisi”, configurandosi come un debutto di tutto rispetto.
Verrebbe da concludere accusando i Nem di non aggiungere una virgola all’immenso panorama musicale attuale, e di essersi rifugiati nella melodia di facile fruizione alla volta di sfuggire ai moti rivoluzionari (o presunti tali) del pop alternativo moderno. Tuttavia, appare una colpa infondata, dacché “Güneste Yalniz” sembra auspicare una sottrazione metalinguistica al genere più che un contributo evolutivo vero e proprio, riuscendo infine nell’intento di garantire quaranta minuti di piacevole ascolto senza ulteriori, forzate meditazioni intellettuali.

25/04/2006

Tracklist

  1. Güneste Yalniz
  2. Melekler Düserken
  3. Nükleer Kis
  4. Kirilana Dek Büküldüm
  5. Bir Zamanlar
  6. Kus Evi
  7. Yarim Kalan Hayaller Yasindayiz
  8. Sarildim Kendime
  9. Günese Bakarken
  10. Hakettim Mi
  11. Siyah Martilar
  12. Sabah Isiltisi

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