Paik

Monster Of The Absolute

2006 (Stange Attractors)
space-rock

Non lo nascondo: adoro i Paik. Ho passato notti insonni, girovagando in macchina, sulle note di “Satin Black”, che quasi prendevo il volo. Attendevo, perciò, con trepidazione questa loro nuova fatica. “Monster Of The Absolute” è il disco della piena maturità, l’opera con cui la band del Michigan confeziona e consegna ai posteri il suo sound classico, più levigato rispetto agli esordi, ma, forse, più compatto nel mettere le carte in tavola.

L’abisso space del precedente capolavoro è, in parte, lontano. Qui, piuttosto, resistono tensioni sempre sovraumane, assolute, per l’appunto, in cui il mix tra melodia e rumore, tra profondità droniche e superfici shoegaze tocca il punto più alto in termini di sintesi strutturale. E’ la tradizione del rock innamorato del cosmo che rivive in queste sette composizioni, una tradizione assimilata e “personalizzata”, illuminata a giorno nella sospensione in crescendo dell’”Intro”, un prologo-apologo in formato tascabile, a preparare il terreno per i mulinelli di chitarra e il biascicare tribaloide di “Phantoms”, meraviglia come Dio comanda di elettricità in rovinoso, epico abbandono…

In dissonante, tintinnante, cinematica ascesa, segue, poi, “Snake Face”, cunicolo senza fondo di titanico ardore; Mogwai ed Explosions In The Sky, innamorati uno dell’altro: faccia a faccia, bocca a bocca. Quella di “October” è, dal canto suo, la perfetta colonna sonora per fuori bordo momentanei, in balia del mutismo sconfinato dello spazio che, nell’ evidenziare senza scrupoli i limiti del corpo, dilata, sornione e benevolo, i confini dell’anima.
Una malinconia contagiosa, suadente ma mai lacrimevole attraversa queste praterie di suono mutevole-ondeggiante, lasciandoci in un incanto feroce, reiterato dall’arcana luminosità di un’ipnosi acida come quella della title track, narcotico fluttuare in assenza di gravità. Solennità, furia e volontà “descrittiva” sono quelle di Bardo Pond e Hash Jar Tempo, ma il lento svolgersi della notturna scenografia di “Contessa”, con quel suo aereo dormiveglia, richiama alla memoria anche certo impressionismo dark-ambient.

E’ un’opera, dunque, che scarnifica la maestosità dei precedenti lavori per confezionare, nella sua brevità (34 minuti scarsi) il bignami per eccellenza della creatura di Rob Smith (chitarra), Ryan Pritts (batteria) e Ali Clegg (basso), oltre che il luogo più opportuno, per i neofiti, per cominciare a esplorare il loro universo sonoro.

04/07/2006

Tracklist

  1. Intro
  2. Phantoms
  3. Snake Face
  4. October
  5. Monster Of The Absolute
  6. Contessa
  7. Outro

Paik sul web

Tutte le recensioni su OndaRock