Warrior Soul

Last Decade Dead Century

2006 (Escapi)
hard-rock, heavy-metal
6.5

I Warrior Soul nacquero a Detroit sul finire degli anni Ottanta dall'iniziativa di Kory Clarke, un batterista reinventatosi frontman, che arruolò il chitarrista John Ricco, il bassista Pete McLanahan e il batterista Paul Ferguson. Ispirato dagli Stooges e con un orecchio rivolto ai Black Sabbath, il quartetto provò a imboccare la via del successo sulla scia dei Guns'n'Roses con il suo primo disco "Last Decade Dead Century" (1990). A queste influenze si sommava una forte componente politica delle liriche di Clarke, uno sconfitto che parlava alla sua generazione della rovina dei tempi.

L'album ottenne un discreto successo, specie grazie ai magazine inglesi, ma i flop (o mezzi flop) successivi e la contemporanea esplosione dei Nirvana fecero calare rapidamente il sipario sull'attenzione per la band, che, tempo cinque anni, si sciolse. Oggi la Escapi recupera tutto quel materiale, edito all'epoca, guarda un po', da Geffen, cercando di rilanciare un nome che suona nuovo alla generazione successiva di appassionati, che, sua disgrazia, nel settore sembra costretta ad accontentarsi degli Audioslave.

Per ora ci occupiamo proprio del primo, e maggiormente acclamato, disco. "I See the Ruins", primo brano, aperto da una dichiarazione programmatica ("I'm the child of the new generation"; "I feel the pain of a thousand wars"), è un canto epico a melodia aperta su bordate hard-rock e metal, con tanto di assoli e cariche di batteria. Un gran pezzo "di genere". Dal versante opposto la bissa "Lullaby", altrettanto bella recita su rintocchi funebri, passo pesante e chitarre atmosferiche. Il disco, in realtà, procede a sprazzi fra punte e contorni. Anche questi comunque sono in linea di massima valorosi (se inquadrati come tali), come "We Cry Out" per impennate di chitarra e passaggi corali; "Downtown", più triviale e affilata ("I hate the system, and i break the law"); "Charlie's out of Prison", hard per le masse, aggressivo, urlato e arricchito da soli.
D'altro canto la band mostra maggiore qualità quando varia, ad esempio con la veloce e guizzante "Trippin' on Ecstasy", con loop di chitarra hard-psych o con il breve inno melodico "Superpower Dreamland". Ma il vero e proprio highlight della band è nettamente "The Losers", passo militare e afflitto ad accompagnare il canto impostato e impotente di Clarke, elogio degli sconfitti con elettriche a contrappuntare e acustiche ad aprire l'inciso romantico ("cause I think we're beautiful").

Se si tirano le somme, in realtà, non è che brilli molta roba su "Last Decade Dead Century". Ciò nonostante il disco è assai compatto, la fattura è senz'altro buona, e anche i brani più facili o che aggiungono poco, riescono quanto meno a inquadrare, in modo genuino, il sapore di un'epoca e di un tipo di musica, ormai già lontanissimi: e non è cosa da poco. Forse non è un disco da avere in assoluto, ma merita il recupero e da parte di chi sia appassionato di quelle sonorità e da parte di chi vuole fotografare uno dei lati, quello che trovò maggior riscontro nel pubblico dell'epoca, della musica a cavallo fra anni Ottanta e Novanta. Il voto è arrotondato per difetto.

P.S.: l'edizione della Escapi aggiunge tre live version, in verità ingiudicabili data la pessima qualità dell'acustica.

27/06/2006

Tracklist

  1. I See the Ruins
  2. We Cry Out
  3. The Losers
  4. Downtown
  5. Trippin' on Ecstasy
  6. Four More Years
  7. Superpower Dreamland
  8. Charlie's Out of Prison
  9. Blown Away
  10. Lullaby
  11. In Conclusion
  12. Charlie's Out of Prison - Live
  13. The Losers - Live
  14. I See the Ruins - Live

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