Zaar

Zaar

2006 (Cuneiform Records)
avant-rock, rock in opposition

Con la mente proiettata in un’epoca lontana e dannatamente importante per gli sviluppi di tanto avant-rock a venire, gli Zaar ci regalano uno dei dischi più belli di questo primo scorcio di 2006. Rock In Opposition, musica da camera, zeuhl, improvvisazione: c’è questo è anche molto di più nell’omonimo debutto della band francese. Prodotto magistralmente da Bob Drake dei Thinking Plague, il disco è un susseguirsi di invenzioni sonore che non smette di affascinare anche dopo ripetuti ascolti. Yan Hazera (chitarra), Michael Hazera (batteria) – entrambi già tra le fila dei Sotos - Pairbon (basso, contrabbasso) e Cosia (ghironda) iniziano subito a fare sul serio, imbastendo una suite spettacolare come "Sefir".

A una prima parte che gli Henry Cow avrebbero di certo apprezzato (con la ghironda a delineare frammenti melodici dal retrogusto folkloristico), succede un intermezzo molto più rilassato, prima che la stessa ghironda inizi un biascicare spaziale e schizoide e la musica prenda a sgomitare con furia progressiva, trascendendo il jazz-rock di Canterbury in una fascinosa fiera delle soluzioni sonore. La fantasia svampita di "Zolg" chiarisce ulteriormente le loro intenzioni artistiche, calate in uno scenario più oscuro con la lenta marcia di "Ce n'est Pas Triste" (che ha qualcosa da spartire con le soluzioni ermetiche e drammatiche degli Art Bears) e lanciate a volto scoperto da "Tougoudougoum" nell’ebbrezza del punk intellettualoide.

La samba surreale di "Discasambo" precede l’altro maestoso tour de force del disco: "Omk". Una lunga introduzione di rarefazioni cosmiche, frasi chitarristiche dissonanti e nervose rullate sparse incanala scintille sci-fi dentro un rettilineo progressivo, trovando riparo in un primo pannello di quiete, e scivolando, alfine, tra le pieghe di una danza medievaleggiante. Mantenendo un costante dis-equilibrio tra placide correnti sotterranee e allunghi impetuosi, la band finisce per evidenziare un’altra influenza forte del suo sound: gli Univers Zero e il loro rock cameristico. Il successivo "Scherzo # C" si comporta egregiamente con il suo leggiadro arabescare ora minimalista ora para-sinfonico. Anche i momenti apparentemente più innocui sono sempre costruiti con un gusto architettonico raffinatissimo. Qua è là, inoltre, si intravedono possibili sensi riposti, messaggi volutamente mal celati, come nella miglior tradizione militante della scuola del RIO.

Inutile perderci la testa, comunque. Meglio lasciarsi guidare verso l’uscita dal bozzetto chitarristico di "[.......]", la cui austera delicatezza è proprio quello che ci vuole dopo un’opera così fascinosa che davvero faremo fatica a dimenticare.

08/03/2006

Tracklist

  1. Sefir
  2. Zolg
  3. Ce n'est Pas Triste
  4. Tougoudougoum
  5. Discasambo
  6. Omk
  7. Scherzaaaaaaahhhh
  8. Scherzo # C
  9. [.......]

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