Cockney Rejects

Unforgiven

2007 (G & R)
punk

Sono tornati i Cockney Rejects! A quattro anni dalla loro ultima prova ("Out Of The Gutter", 2003) e a ben ventotto dalla loro prima uscita discografica, gli alfieri di quel punk inglese (più precisamente londinese) nato immediatamente a ridosso della fiammata del 1977, proseguono quell’evoluzione stilistica già intravista nel recente passato.
Se infatti in "Out Of The Gutter" c’erano state aperture verso suoni più affini all'hard-rock o al British heavy metal, in "Unforgiven" si spingono decisamente oltre; l’intro della canzone d’apertura, un loop elettronico, ci catapulta immediatamente verso il nuovo orizzonte tracciato dai Cockney Rejects. Non mancano infatti nel disco quei cori e quei ritornelli "sing-along" che li hanno resi celebri ("It’s Alright Bruv" su tutte), tipici della tradizione street-punk della quale il gruppo è a pieno merito uno dei massimi esponenti. Ma questi elementi si mescolano, con buoni risultati, a tappeti di synth, ritmiche potenti, ma pulite e raffinate, riff e trame chitarristiche complesse, che sembrano un tributo alle heavy-band degli anni 80 e soprattutto a un cantato pulito e preciso, anni luce distante dalla rabbia e dallo sfoggio di "anti-tecnica" che i Rejects facevano sul finire degli anni 70.

Anche l’ accuratezza della produzione e la pulizia dei suoni sono chiari sintomi che questa band, pur non rinnegando il passato, ha voglia di guardare avanti, continuare a suonare in giro per il mondo senza per forza sentirsi costretta nel cliché di band storica, che ormai ha detto tutto quello che doveva dire (etichetta che al contrario, ben si addice a molti loro compagni d’avventura di quegli anni).
I pezzi che più spiccano in positivo, oltre al già citato "It’s Alright Bruv", sono "Come See Me", "Fists Of Fury" e "Unforgiven", proprio perché rappresentano al meglio lo spirito "crossover" del disco, con melodie capaci di entrare in testa da subito, ma non per questo stucchevoli.
Una perla che ci regalano è il rifacimento di quella "I’m Forever Blowing Bubbles", vecchia canzonetta popolare inglese, nonché inno ufficiale del West Ham United (la squadra di calcio che i nostri hanno seguito per anni sugli spalti), già incisa nel 1979 e qui ampiamente rivisitata secondo i canoni stilistici del nuovo disco (e vi dirò, secondo me anche nettamente migliore).

Il titolo e il testo della canzone finale ("Don’t Wanna Fight No More"), decisamente in controtendenza con le più famose cantate in passato ("War On The Terraces", "Fightin’ In The Streets"), rappresentano una sorta di nuovo manifesto della band che ben si sposa con la direzione musicale intrapresa dai quattro (dei quali solo Turner e Geggus sono membri della line-up originale) e non a caso si tratta di un mid-tempo con suoni piuttosto morbidi e un basso che si lascia andare a escursioni melodiche che ricordano molto la new wave.
Il pezzo più debole del lotto è senza ombra di dubbio "Wish You Weren’t Here", dalla melodia piuttosto moscia, ma questo non inficia comunque il buon giudizio complessivo sull’album.

Un consiglio spassionato: se capitano dalle vostre parti, andate a vederli dal vivo. Avrete la lampante dimostrazione che non tutte le vecchie punk-band hanno esaurito argomenti, entusiasmo ed energia.

15/04/2008

Tracklist

1. Cockney Reject
2. Come See Me
3. It’ s Alright Bruv
4. Fists Of Fury
5. The Ballad Of Big Time Charlie
6. Unforgiven
7. Useless Generation
8. Wish You Weren’ t Here
9. Bubbles
10. Gonna Make You A Star
11. Stick 2 Your Guns
12. Don’ t Wanna Fight No More