Giardini di Miro'

Dividing Opinions

2007 (Homesleep Music)
alt-rock, post-rock

Opinioni che dividono e attese che separano. Questo il disco dei Giardini di Mirò, in pochissime parole. Band che, pur essendosi fatta sovente viva nel tempo passato da “Punk... Not Diet”, mancava: qualche segnale di vita a volte non basta. Qualche data in giro non soddisfa appieno, come un caffè preso di fretta con qualcuno con cui hai condiviso cose per poi partire e, di nuovo, non vedersi per molto tempo.
Molto però si è detto su di loro, questo sì. Nessuno è stato con le mani in mano e con le dita ferme: forum, blog e tutte le possibili sorgenti di comunicazione della scena alternativa italiana hanno chiamato a gran voce per sapere cosa sarebbe accaduto, per dire che le quotazioni erano in discesa/salita a seconda della personale disposizione. Non sono stati “anni di pace” per dirla con Riccardo Sinigallia, anche se qui parliamo di voci che si rincorrono e non di inquietudini profonde.

Ora manca poco, anzi non manca niente: il disco è qui che suona, e non so se avete presente le prime reazioni a qualcosa che aspettavi, quando non conta realmente la qualità reale della cosa, quando l’importante è la presenza dell’oggetto, del suono, del colore. C’è e ti infonde sicurezza, anche solo per un attimo. Poco dopo viene il tempo per guardarlo con occhi critici e disincantati.
Voglio guardare questo disco con tali occhi, ora, e tenere molto del resto per me.

“Dividing Opinions”, allora, in due minuti (i primi) fa già capire molto: certe cose, ora, Jukka e soci le vogliono dire senza intermediari, c’è l’urgenza di metterci la faccia e vedere l’effetto che fa. Ed è la cosa più lampante, che poi si traduce anche in un impatto sonoro decisamente meno crescente sulla lunga distanza: si va subito su di giri per frenare quando sarebbe lecito aspettarsi che il motore esploda. E invece non esplode, lasciando nel limbo una chitarra sporca e sola.
Sulla sua coda ne arriva un’altra a introdurre “Cold Perfection”, dove è ancora Jukka a cantare, dove la batteria è dritta e il piglio è quello della canzone pop, naturalmente imbastardita sul finale con un beat electro e attraversata per tutto il suo corso da questo senso di mancanza, sempre dietro l’angolo.
Così come ci sono i Blonde Redhead di “Misery Is A Butterfly” dietro “Embers”: quel senso di linearità circolare, la voce un po’ nasale di Corrado a ricordare quella di Amedeo Pace, le parti orchestrali gentili.
Archi che proprio dolci non sono in “July’s Stripes”, anzi: la tensione sale, le chitarre si fanno cupe. Qui fanno capolino i Godspeed You Black Emperor, da sempre amore dichiarato dei ragazzi di Cavriago.

Questa volta però il gioco dei rimandi non vuol essere destabilizzante “all’italiana” perché, diciamolo, il nostro, a volte, è un po’ un parlare di musica per somiglianze, come a dire che se ci sono influenze dichiarate o esplicite, la proposta perde automaticamente potenza e bellezza. E’ un cercare corrispondenze nostrane ai grossi nomi inglesi/americani, vedere queste realtà crescere per poi vanificare un po’ i loro sforzi così, paragonando in modo distruttivo, volgarizzando il senso stesso dell’ascoltare un disco o dell’andare a un concerto. Ed è quasi ora di cambiare direzione.
Allora, questo disco è intriso di amore per alcune band, dai Sonic Youth (la conclusiva, lunga e dal tambureggiare tribale “Petit Treason”) ai Blonde Redhead, dai Godspeed You! Black Emperor agli Slowdive (il singolo “Broken By” ricorda molto le atmosfere di “Souvlaki”). Sappiatelo. Ci sono momenti di differente intensità, cose riuscite, belle, profonde. Altre un po’ meno.
Alla prima categoria appartiene di certo “Self Help”, brano che vede la collaborazione di Glen Johnson dei Piano Magic e cresce man mano che i secondi passano, grazie anche ai bellissimi arrangiamenti di archi che rispondono alle inflessioni umorali e romantiche della voce di Glen. Una canzone. Una bella canzone.

Forse l’unica nota non dico stonata, bensì fuori dal contesto è “Clairvoyance”, annacquata da arrangiamenti un po’ pesanti, per non dire barocchi. E’, in pratica, l’unico momento “debole” di questo “Dividing Opinions”, album maturo e infine riuscito, dove la band di Cavriago abbandona le incertezze sul da farsi di “Punk… Not Diet!” e compie delle scelte chiare e decise, mettendosi in discussione senza però perdere di vista quanto di buono è stato fatto in passato. E’ migliorato il suono, più arioso e vario, è migliorata la scrittura. Loro sono cresciuti.
E sono pronti a dividere le opinioni del pubblico italiano, come al solito: chi li ama alla follia e chi non li regge, senza mezze misure. Avanti così.

06/01/2007

Tracklist

  1. Dividing Opinions (feat. Jonathan Clancy)
  2. Cold perfection (feat. Apparat)
  3. Embers
  4. July’s stripes
  5. Spectral woman
  6. Broken By
  7. Clairvoyance (feat. Cyne)
  8. Self help (feat. Glen Johnson)
  9. Petit treason

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