Mayfair FM

Unreal Silence

2007 (Autoproduzione)
rock

"Il progetto musicale nasce nell'ottobre 2003 con l'intenzione primaria di registrare brani interamente strumentali". È quel che si legge nel myspace dei Mayfair FM, progetto musicale nato a Roma, appunto, più di quattro anni fa. Nonostante l’ascolto del loro materiale possa far pensare all’esistenza di un gruppo vero e proprio, Mayfair FM è in realtà una one man band. Factotum del progetto è, infatti, Pierpaolo Lucchesi, musicista messinese ormai da anni trasferitosi nella capitale.

Continuando a leggere le notizie sulla storia e l’attività del progetto, si capisce fin da subito che Mayfair FM è sinonimo di progressiva e costante evoluzione. E ci si rende conto di questo fin dal primo ascolto. In questi quattro anni di attività, Lucchesi ha realizzato, nell’ambito di questo progetto, ben cinque dischi e un Ep e, dall’uscita del primo album a oggi, i progressi sono stati notevoli. Se, all’inizio, le opere soffrivano dell’inevitabile artificiosità dei mezzi utilizzati (l’unico strumento suonato era la chitarra, per il resto si trattava di campionamenti e musica realizzata al computer), col passare degli anni (e dei dischi), si assiste a un evidente progresso nelle tecniche di registrazione e di missaggio, nel numero di strumenti veri utilizzati e anche nella qualità degli arrangiamenti e delle composizioni. I brani cominciano a essere più articolati e complessi, gli arrangiamenti più curati e il progetto si apre anche a collaborazioni, sia alla voce che strumentali.

L’opera più ambiziosa esce nel 2006 e si tratta del primo, vero, concept-album realizzato dal progetto: "Nec Videar Dum Sim". Concepito come una trilogia, l’album è dunque il primo a poggiarsi su un nucleo concettuale forte. Il titolo, in questo senso, è chiarificatore: "Non per apparire, ma per essere", il dramma esistenziale dell’individuo che lotta contro l’impossibilità di essere pienamente se stesso, contro i condizionamenti e le insidie degli aspetti più sordidi della società e contro, anche, gli aspetti più torbidi della propria personalità. È un percorso romantico alla ricerca della verità che, passando attraverso illusioni e smarrimenti, è destinato, per sua stessa natura, al fallimento. Ma rappresenta, allo stesso tempo, un coraggioso e disperato atto di ribellione. Musicalmente, l’album offre un’alternanza tra composizioni piuttosto sperimentali e atmosferiche con brani rock più canonici.

All’inizio di quest’anno, è uscito il secondo capitolo della trilogia che, confermando le atmosfere e la coerenza stilistica del suo predecessore, presenta, per la prima volta nella storia del progetto, testi e parti cantate, affidati a Claudio Saracino. Per il resto, si nota l’ormai consueto miglioramento nella realizzazione e registrazione delle composizioni.

L’ultimo atto del concept è uscito da circa un mese, col titolo di "Unreal Silence". Si tratta di un Ep di cinque brani e può essere considerato, almeno a livello tecnico e di resa sonora, il lavoro più riuscito del progetto. Le sperimentazioni dei dischi precedenti arrivano a un grado di maturazione prima mai raggiunto e l’introduzione di campioni di batteria, questa volta suonati davvero, contribuisce di molto a rendere efficaci le idee espresse.

L’inizio è affidato a "The Poet’s End", col suo tappeto di tastiere che s’inabissa in un magma convulso di droni e percussioni. Si prosegue con uno dei pezzi migliori del lotto, "Your Amity", che, su un dolente tempo terzinato, avvolge in una malinconica e morbida atmosfera nostalgica, mentre Lucchesi si cimenta, per la prima volta e con buoni risultati, nel canto.

La title track, mantenendo le sonorità liquide e sognanti che informano tutto il lavoro, offre l’inattesa novità del campionamento del sax di Feiez da "Craccracriccrecr". Un altro pezzo interessante è "Dead Leaves", forse il brano dall’andamento più allegro e scanzonato, ma che presenta nel cantato di Lucchesi l’elemento dissonante, cupo e vagamente minaccioso, dalle cadenze alla Layne Staley. Il ritornello poi, contrariamente alle attese, rovescia l’incedere spensierato della strofa, le chitarre si distorcono, mentre la voce torva declama "I’m watching you".
Il disco non si chiude in modo conclusivo, com’è giusto che sia, visto il tema portante della trilogia dell’opera. L’ultimo brano, "Moon Flower", ci lascia con un senso d’inquietudine: da un inizio tutto sommato canonico, il brano inizia a trasformarsi e a prendere direzioni inattese. Basti dire che il finale non sarebbe dispiaciuto ai Rodan degli episodi più meditativi.

Il disco merita un giudizio più che positivo, soprattutto considerando che si tratta dell’atto finale di un processo di crescita e maturazione che ha portato a risultati convincenti. Proprio in virtù di questo fatto, è logico sperare in (e aspettarsi) episodi ancora più felici per il prossimo futuro. E soprattutto che il progetto Mayfair FM conquisti la visibilità e la diffusione che merita.

07/12/2007

Tracklist

  1. The Poet’s End
  2. Your Amity
  3. Unreal Silence
  4. Dead Leaves
  5. Moon Flower

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