"Ys" è stato il disco più chiacchierato del 2006. Capolavoro per alcuni, bluff mascherato dall'hype per (pochi) altri, è stato con ogni probabilità soltanto un gran bel disco, che ha messo definitivamente in mostra il talento esuberante di Joanna Newsom, l'arpista con il viso da elfo, la principessa-bambina, assurta ormai al ruolo di star, seppur nella sotterranea cerchia dell'indie internazionale.
Incurante delle critiche più velenose e dell'invidia per il cast di stelle che si era riuscita ad accaparrare in occasione del suo precedente lavoro, la Newsom prosegue imperterrita lungo i sentieri del suo Paese delle meraviglie. Nasce così un’inaspettata appendice a "Ys", un Ep al quale, parafrasando il verbo springsteeniano, viene dato l’irriverente titolo di "Joanna Newsom And The Ys Street Band".
A dar man forte a Joanna, presso gli studi Record Plant di Oakland (California), un ensemble comprendente Ryan Francesconi alla tamboura e alla chitarra, Dan Cantrell alla fisarmonica, Neil Morgan alla batteria e voce e Kevin Barker al banjo e chitarra.
Solo tre i brani, all’insegna di un folk straniante e celestiale. Uno è inedito, e vale il prezzo del disco: la fiaba antica di "Colleen", sospesa tra le malie medievaleggianti della fisarmonica, i soffici ricami d’arpa e chitarre, i sapori celtici (qualche eco dal traditional irlandese "The Well Below the Valley-O") e un canto che svolazza con disinvoltura tra sussurri angelici, gridolini e vocalizzi acrobatici. Il delirante testo narra di una donna che ha dimenticato di essere stata una balena e che ora indossa un corpetto d’osso di balena (e quando il cetaceo le appare in sogno, le chiede: "What's cinched 'round your waist, Colleen?/ Is that my very own baleen?/ No! Have you forgotten everything?").
Gli altri due brani di una tracklist che inizia sempre con la lettera C sono la reprise di "Clam, Crab, Cockle, Cowrie", dolce ballata tratta dall’album d’esordio, corroborata da un’impronta più schiettamente live, e una versione allungata e quasi "progressiva" della "Cosmia" di "Ys", infarcita di chincaglierie acustiche e suggestioni esotiche, con una coda free-folk a tinte psichedeliche.
Si rinsalda il vincolo con il folk irlandese, sia nei suoni, sia nel lessico ("Colleen" nell’uso irlandese indica genericamente una "ragazza"), e l’eco di Kate Bush risuona prepotente in un canto ormai profondamente maturato rispetto agli esordi.
Una postilla inattesa e gradita, dunque, che, pur nella sua brevità, riesce a esprimere tutta l’essenza del Newsom-sound.
13/06/2007