Le Nista Nije Nista, però, dimostrano di saper creare degli orditi complessi nei quali il rumore, o meglio il “suono”, dei non-strumenti imperversa su delle partiture già apocalittiche e decadenti di loro. Se si dovesse racchiudere in un unico aggettivo la loro proposta, probabilmente il più indicato sarebbe “espressionista”.
Espressionista come il cabaret di Brecht, come la dodecafonia di Schonberg e come il rock d’avanguardia dei Faust. Tutti elementi, questi, che uniti all’oltranzismo sonoro del free-jazz e a suggestioni extramusicali come le videoinstallazioni e gli happening, configurano le Nista Nije Nista come uno dei gruppi più estremi e originali in circolazione.
Le composizioni di “4 Wolves Attack” si risolvono nel contrasto poetico tra gli angelici contrappunti delle voci e il tripudio di dissonanze e cacofonie degli strumenti. La danse macabre per pianoforte, clarinetto e clangori di “Hudba” e la confusione apocalittica di “Ridiculous” sono gli esempi più eclatanti di questa formula, che dà origine a una danza solipsistica quando incontra il ritmo disco di “Der Schub”.
Due, ad avviso di chi scrive, sono i pezzi meno riusciti di un disco altrimenti privo di sbavature: “Kollektives Gedachtnis”, dal rumorismo gratuito, e il canto soporifero di “Lazy”. A ben vedere, quello che manca a “4 Wolves Attack” è un’omogeneità di fondo capace di tenere insieme i diversi momenti di cui è composto: le istanze ludiche (“Das Blaue Pferd”), quelle (psico)drammatiche (“Mother Cries”) e quelle metafisiche (“Princess Leia”). Difetto tuttavia perdonabile a un disco capace di spiazzare e turbare come raramente accade.
(05/10/2007)